Il caso dei dipendenti di TikTok che spiavano i giornalisti
AGI - Dopo un’indagine interna, Bytedance, la società madre di TikTok, ha licenziato quattro dipendenti che hanno ottenuto in modo inappropriato i dati degli utenti statunitensi di TikTok, compresi quelli di due giornalisti.
Le ricerche della compagnia cinese hanno scoperto che i quattro lavoratori (due in Cina e due negli Stati Uniti) erano impegnati nell’individuazione di un leak di documenti aziendali con i giornalisti di BuzzFeed News e del Financial Times.
Per riuscire nell’intento, come risulta dalle indagini, avevano messo sotto controllo gli indirizzi IP dei giornalisti e quelli delle persone con cui si erano collegati tramite TikTok: l’obiettivo era rilevare se i giornalisti fossero stati o meno in contatto con i dipendenti di ByteDance.
L’operazione, che non ha identificato la fonte del leak, è stata oggetto di un’indagine interna, i cui dettagli sono stati riportati dal New York Times e dal Washington Post. Il caso potrebbe infiammare ulteriormente i dubbi a Washington sulla possibilità che la compagnia sia costretta dal governo di Pechino a consegnare i dati personali degli utenti statunitensi, mettendo a rischio la sicurezza nazionale.
Secondo gli analisti, le informazioni veicolate dal social network potrebbero consentire a Pechino vantaggi in termini di spionaggio e di influenza sugli utenti statunitensi attraverso campagne di disinformazione. TikTok, dal canto suo, ha sempre dichiarato di aver adottato misure per isolare i dati degli utenti statunitensi e che li avrebbe posti sotto il controllo dello US Data Security, un gruppo all'interno della società guidato da funzionari con sede negli Stati Uniti e isolato a livello organizzativo da altri team.
Certo, TikTok in passato ha riconosciuto che i dipendenti con sede in Cina possono accedere ai dati degli utenti e ha anche rifiutato di impegnarsi a interrompere l'invio di informazioni degli utenti statunitensi alla Cina.
A oggi sono 19 gli stati Usa che hanno dichiarato che avrebbero impedito ai dipendenti pubblici di utilizzare TikTok sui dispositivi governativi, tra cui Alabama, Maryland, Oklahoma, South Carolina, South Dakota, Utah e Texas. Un altro stato, il Nebraska, aveva già bannato TikTok dai dispositivi in uso ai dipendenti statati nel 2020.
A inizio mese lo stato dell'Indiana aveva annunciato due azioni legali contro TikTok accusando la piattaforma di proprietà cinese di travisare il suo approccio ai contenuti adeguati all'età e alla sicurezza dei dati. Sempre a metà dicembre inoltre un gruppo di 15 procuratori generali aveva scritto ad Apple e Google chiedendo di escludere TikTok dall’elenco di app appropriate per gli adolescenti. Tutto questo mentre il social è cresciuto in popolarità, soprattutto tra gli adolescenti.
Nel 2019 la piattaforma social dei video brevi aveva evitato per un soffio di essere bannata dagli Stati Uniti. La contesa era iniziata sotto l’amministrazione Trump che aveva minacciato il divieto assoluto del servizio, invocando la sicurezza nazionale.
A quel punto TikTok e il governo degli Stati Uniti hanno avviato i negoziati per un accordo. Ai lati opposti del tavolo il Comitato per gli investimenti esteri negli Stati Uniti e il social. Più di due anni dopo lo stallo delle trattative e le mancate risposte a livello di governo centrale hanno spinto i singoli stati ad intervenire.
È probabile che i divieti locali non portino al ban assoluto di TikTok. Certo, fanno pressione per un'azione più dura a livello federale, che a sua volta potrebbe però essere ancora più dirompente per gli utenti.