AGI - Le direttive europee che stabiliscono norme per la qualità dell'aria ambiente non sono, in quanto tali, preordinate a conferire ai singoli diritti la cui violazione possa dare loro diritto a un risarcimento. Tuttavia, i singoli devono poter ottenere dalle autorità nazionali, eventualmente agendo dinanzi ai giudici competenti, che esse adottino le misure richieste ai sensi di tali direttive.
È quanto ha deciso la Corte di Giustizia dell'Unione europea pronunciadosi sul ricorso di un cittadino francese che aveva chiesto allo Stato francese un risarcimento di 21 milioni di euro per il deterioriamento del suo stato di saluto a causa della qualità dell'aria.
"Conformemente ad una giurisprudenza consolidata, qualora uno Stato membro violi l'obbligo ad esso incombente in forza dell'articolo 288, terzo comma, Tfue, di prendere tutti i provvedimenti necessari a conseguire il risultato prescritto da una direttiva, la piena efficacia di questa norma di diritto dell'Unione esige che sia riconosciuto un diritto a risarcimento. Tale responsabilita può essere fatta valere dai soggetti lesi qualora siano soddisfatte tre condizioni: I) che la norma giuridica dell'Unione violata sia preordinata a conferire loro diritti; II) che la violazione di tale norma sia sufficientemente qualificata; III) che esista un nesso causale diretto tra tale violazione e il danno subito da detti soggetti. Nel caso di specie, per quanto riguarda la prima di tali condizioni, la Corte, riunita in Grande Sezione, ritiene che gli obblighi derivanti dalle direttive in questione non siano preordinati a conferire diritti individuali ai singoli che possano attribuire loro un diritto al risarcimento nei confronti di uno Stato membro", si legge in una nota della Corte di Lussemburgo.
"Vero è che le direttive sulla qualità dell'aria prevedono obblighi chiari e precisi in merito al risultato che gli Stati membri devono garantire. Tuttavia, questi obblighi perseguono un obiettivo generale di protezione della salute umana e dell'ambiente nel suo complesso. Esse non contengono alcuna attribuzione esplicita di diritti ai singoli e non consentono di ritenere che, nel caso di specie, a singoli o a categorie di singoli siano stati implicitamente conferiti diritti individuali la cui violazione possa far sorgere la responsabilita di uno Stato membro per danni causati ai singoli", si legge ancora.
La Corte ricorda che i singoli devono tuttavia poter ottenere dalle autorita nazionali, agendo eventualmente dinanzi ai giudici competenti, che esse adottino le misure richieste ai sensi delle direttive europee, come un piano per la qualità dell'aria. D'altra parte, ciò non esclude che la responsabilità dello Stato possa sorgere sulla base del diritto interno, a condizioni meno restrittive. Infine la Corte rileva che i giudici di uno Stato membro possono eventualmente pronunciare ingiunzioni accompagnate da penalita volte a garantire il rispetto, da parte di tale Stato, degli obblighi derivanti dal diritto dell'Unione.