AGI - La Cina sta per varare un piano quinquennale di incentivi fiscali (sussidi e crediti d’imposta) del valore di 143 miliardi (uno dei più grandi) per sostenere le imprese che producono semiconduttori e la ricerca di settore.
Secondo Reuters, che ha riportato la notizia, il pacchetto ha l’obiettivo di contrastare le mosse degli Stati Uniti, volte a rallentare i progressi tecnologici di Pechino, e a garantire l’autosufficienza del paese in una filiera considerata strategica. Il piano dovrebbe entrare nella fase operativa entro il primo trimestre del 2023 e di fatto sovvenzionerebbe (grazie ad un sussidio del 20%) gli acquisti di apparecchiature per la fabbricazione di semiconduttori da parte delle imprese.
Il piano di sostegno fiscale è la risposta di Pechino ai regolamenti restrittivi che il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha approvato a ottobre: disposizioni che limitano fortemente le esportazioni verso la Cina di apparecchiature utilizzate per produrre semiconduttori.
La stretta ha fatto sì che le principali aziende di apparecchiature per la produzione di chip con sede all'estero abbiano cessato di rifornire i produttori di chip cinesi, soprattutto quelli che si occupano di Intelligenza Artificiale. In questo quadro, inoltre, la scorsa settimana Washington ha anche chiesto il sostegno di Giappone e Paesi Bassi. Non solo. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ad agosto ha firmato un disegno di legge con 52,7 miliardi di dollari in sovvenzioni per la produzione e la ricerca di semiconduttori negli Stati Uniti, nonché crediti d'imposta per impianti di chip stimati in 24 miliardi di dollari.
Il raggiungimento dell'autosufficienza tecnologica da parte della Cina è stato uno dei temi in primo piano nel rapporto presentato a ottobre dal presidente Xi Jinping durante il Congresso del Partito Comunista. Il termine "tecnologia" è stato citato 40 volte, rispetto alle 17 volte del rapporto del congresso del 2017.
L'appello di Xi alla Cina per "vincere la battaglia" nelle tecnologie di base ha indicato un po’ un cambio di passo nell'approccio di Pechino al settore. Una virata che si tradurrà in più spese e interventi statali, soprattutto per contrastare le pressioni statunitensi. A inizio settimana Pechino ha sollevato il tema presso l'Organizzazione mondiale del commercio.
La Cina è rimasta a lungo indietro rispetto al resto del mondo nel settore delle apparecchiature per la produzione di chip, che rimane dominato da società con sede negli Stati Uniti, in Giappone e nei Paesi Bassi. Negli ultimi 20 anni sono emerse numerose aziende nazionali, ma la maggior parte rimane indietro rispetto ai rivali in termini di capacità di produrre chip avanzati.