AGI - In Cina, la polizia ha arrestato 63 persone accusate di aver riciclato fino a 1,6 miliardi di euro (1,7 miliardi di dollari, 12 miliardi di yuan) tramite criptovalute. Da maggio 2021 la banda avrebbe prima utilizzato i proventi di fonti illecite tra cui schemi piramidali, frodi e giochi d’azzardo, e li avrebbe convertiti in tether.
Si sarebbe servita poi di diverse piattaforme di trading per riconvertire i soldi in yuan cinesi. Ad occuparsi della vicenda è stata la squadra investigativa dell'ufficio di pubblica sicurezza della regione autonoma della Mongolia interna e in particolare di Tongliao. Secondo quanto risulta dalle indagini, il gruppo ha utilizzato il servizio di messaggistica Telegram (che in Cina è bloccato) per reclutare persone in tutto il paese. Avevano il compito di aprire account crittografici per aiutare a riciclare i fondi, in cambio di una commissione in base a quanti soldi avrebbero riciclato.
Quello svelato dalla polizia della Mongolia, non è tuttavia il primo caso in Cina di riciclaggio legato alle criptovalute. A settembre, la polizia di Hengyang, nella provincia di Hunan, ha arrestato una banda di 93 persone coinvolte in una vicenda di riciclaggio di denaro per 40 miliardi di yuan. A marzo, la polizia di Shanghai ha sventato uno schema piramidale online che coinvolgeva criptovalute per un valore superiore a 100 milioni di yuan.
Nonostante i tentativi di Pechino di contrastare in tutti i modi le attività legate alle criptovalute (l’anno scorso la polizia cinese ha arrestato oltre 1.100 persone sospettate di riciclaggio di denaro), tra cui il trading e il mining, le attività legate alle valute digitali sono ancora molto intense nel paese (il quarto mercato al mondo in questo genere di scambi).
Un mercato sotterraneo, opaco, ma molto radicato: secondo i documenti emersi dal crollo dell'exchange di criptovalute FTX, l’8% dei suoi clienti proveniva dalla Cina.