AGI - In Iran è imminente un'altra condanna a morte, anche in questo caso di un giovanissimo manifestante, un 23enne.
La Corte Suprema della Repubblica islamica ha infatti confermato la condanna a morte di Mahan Sadrat Marni: lo ha reso noto il padre.
Mahan è stato condannato a morte con l'accusa di "muovere guerra contro Dio", aver partecipato cioè a un atto di protesta sullo sfondo delle manifestazioni seguite alla morte di Mahsa Amini, brandendo un coltello; ed è ora nel braccio della morte, in attesa di essere giustiziato.
Le nonne: "Fermate l'esecuzione"
Le due nonne di Mahan Sadrat hanno chiesto alle autorità di Teheran di risparmiare la vita del nipote e lo hanno fatto con un video fatto circolare sui social network.
Secondo fonti della dissidenza, Mahan Sadrat ha telefonato agli amici ogni giorno dal carcere, ma ieri non ho fatto alcuna chiamata il che fa pensare che sia stato messo in isolamento all'interno della prigione di Rajai Shahr dove potrebbe essere giustiziato
La manifestazione è stata organizzata dal Partito radicale. Molti i cori a sostegno della lotta delle donne iraniane contro il regime.
Mattarella: "Dignità, libertà e giustizia sono un traguardo non raggiunto in molti Paesi", il mesaggio del Capo dello Stato in occasione della Giornata Mondiale.
La magistratura iraniana difende la condanna a morte di Shekari
Intanto Masoud Satayshi, il portavoce della magistratura iraniana, ha difeso la condanna a morte di Mohsen Shekari. Parlando apparendo in un programma televisivo del governo iraniano, Satyaishi ha detto che "mettere in discussione l'azione del sistema giudiziario è un'ingiustizia nei confronti della legge".
Mohsen Shekari è stato impiccato giovedì prima dell'alba. Un tribunale rivoluzionario lo aveva dichiarato colpevole del reato di "guerra contro Dio" per aver bloccato una strada "con l'intento di creare terrore e uccidere" e aver ferito "intenzionalmente", con un'arma da taglio, un membro della forza paramilitare dei Basij, mentre era in servizio.
Secondo la magistratura, l'imputato avrebbe confessato. La sentenza era stata poi confermata dalla Corte Suprema. L'esecuzione è stata molto criticata, sia dall'opposizione interna che dalla comunità internazionale.
Tajani: "Siamo sgomenti"
L'esecuzione di Mohsen Shekari rappresenta per l'Italia "un punto di non ritorno" che lascia "sgomenti", scrive, in un articolo pubblicato dalla Stampa, il ministro degli Esteri Antonio Tajani. "L'approccio dell'Italia all'Iran è improntato alla massima fermezza - si legge nell'intervento del capo della Farnesina - ma chiediamo alle Autorità iraniane di iniziare a dimostrare segnali di moderazione, di comprensione".
"L'Italia continua a sperare in una prospettiva di pace, stabilità e benessere per il popolo iraniano e per l'intera regione. Ma non dimenticherà Mahsa Amini, Mohsen Shekari e continuerà a cercare verità e tutela per Fahimeh Karimi.
Per tutti coloro che si trovano ingiustamente privati delle loro libertà fondamentali, per tutte le donne che subiscono ogni giorno violenze. Per difendere i diritti umani in Iran e in ogni parte del mondo. E' a questi principi che si ispira la politica estera del governo italiano, del suo popolo", conclude l'articolo.