AGI - "Superare in rapidità e manovre chi cerca di farci del male". Queste le parole con cui il primo ministro britannico, Rishi Sunak, ha illustrato lo scopo del Global Combat Air Programme (Gcap), l'alleanza tra Gran Bretagna, Italia e Giappone per sviluppare un jet da combattimento di sesta generazione destinato, entro il 2035, a sostituire l'Eurofighter Typhoon.
Di fatto, si tratta di un'integrazione del programma Tempest della britannica Bae Systems, che vedeva già la collaborazione dell'Italia, con il programma nipponico F-X. E l'unione fa la forza non solo in un contesto geopolitico turbolento, dove le armi sempre più avanzate sfoderate da Cina e Russia fanno temere all'Occidente di perdere la supremazia nei cieli, ma anche nella concorrenza tra alleati. Il Gcap si pone infatti come contraltare a un progetto analogo sviluppato da Francia, Germania e Spagna.
Anche dopo la Brexit, per Londra e Roma rimane quindi un imperativo strategico giocare di sponda quando c'è da riequilibrare la predominanza dell'asse franco-tedesco in Europa. Il coinvolgimento di Tokyo, frutto della crescente proiezione della "Global Britain" di johnsoniana memoria nell'Indo-Pacifico, ha consentito il necessario salto di qualità.
Il progetto è ancora in corso di definizione e tentare di abbozzare un possibile quadro tecnico è un azzardo. Non esiste ancora un design specifico. Il Tempest è un programma di vecchia data e non sono ancora chiare le coordinate del matrimonio con l'F-X. Quel che è certo è che le ambizioni sono elevatissime. L'obiettivo è mettere nei cieli un jet da combattimento in grado di surclassare i rivali sul piano tecnologico.
Il nuovo Tempest dovrà volare a una velocità superiore a quella del suono, lanciare armi ipersoniche, potrà essere pilotato da remoto e sarà dotato di sensori avanzatissimi, grazie alla posizione d'avanguardia dell'italiana Leonardo nel campo delle tecnologie radar, con sistemi multifunzione in grado di elaborare una quantità di dati equivalente "al traffico internet di una grande città". Le linee guida del programma, esposte all'Air Show di Farnborough nel 2018, includevano inoltre un massiccio ricorso all'intelligenza artificiale più avanzata, con l'obiettivo di gestire - anche senza intervento umano - operazioni come il comando di uno sciame di droni.
Un altro fiore all'occhiello del Tempest, aveva spiegato Christian Ainsley, project manager del programma Tempest a Bae Systems, saranno poi le armi energetiche, destinate a essere più precise dei missili e finora apparse solo su navi militari. "Il contesto sta cambiando e le minacce stanno cambiando", aveva spiegato Ainsley, "sarà il primo jet veloce con un'arma energetica a guida laser". Sempre nell'auspicio che qualcuno, più a Est, non arrivi prima.
L'aspetto più rivoluzionario del nuovo jet potrebbe riguardare però il pilotaggio. Potrebbe non esserci più alcun quadrante fisico o schermo nella cabina, bensì un dispositivo indossabile e riconfigurabile per via informatica, con l'impiego di un caso "Striker II". Il copricapo consentirà al pilota di vedere il mondo esterno e visualizzare le informazioni in una sovrapposizione virtuale con il paesaggio esterno percepito attraverso un visore. Un software di tracciamento oculare consentirebbe di gestire più interfacce.
Un'altra frontiera che il programma Tempest appare destinato a superare riguarda la "lettura della mente". I piloti del futuro non saranno gli unici protagonisti ma diventeranno operatori che forniranno input umani in un sistema ampiamente automatizzato, aveva spiegato alla testata specializzata Forces la responsabile della Ricerca e della Tecnologia nel campo del Fattore Umano di Bae, Suzy Broadbent. L'azienda ha diffuso immagini che mostrano cappucci per l'elettroencefalogramma, da indossare sotto il casco, che monitorerebbero i segnali cerebrali.
I dati così acquisiti consentirebbero ai piloti di concentrarsi sui compiti più cruciali e di essere aiutati in casi critici, come la perdita di un segnale o un avviso. In questo caso potrebbe entrare in gioco un vero e proprio "copilota" virtuale che aiuterebbe il pilota e in carne ossa a relazionarsi con l'intelligenza artificiale. Sempre posto che non è noto fino a che punto tali innovazioni troveranno applicazione concreta. Londra è infatti molto generosa nel mostrare i livelli di eccellenza raggiunti dai suoi ricercatori, ovvero quello che il Tempest potrebbe contenere. l dettagli concreti del progetto rimangono, invece, quasi tutti top secret. In passato gli hacker cinesi erano riusciti a impadronirsi di dati delicatissimi sugli F-22 e gli F-35 dell'americana Lockheed Martin. E a Londra non intendono ripetere gli stessi errori.