AGI - “Vuoi salvare le balene? Non ordinare l'aragosta”. Detto così, l’incipit di un articolo del Washington Post, non è affatto chiaro, ma se si considera il fatto che ormai troppe balene già in via d’estinzione stanno morendo impigliate nelle reti dei pescatori di aragoste nel Nord Atlantico e che questi si difendono dicendo che non ci sono affatto prove che la colpa sia la loro, diventa più comprensibile l'"invito".
Peraltro è la stessa esortazione fatta dagli ambientalisti e che sta scatenando un arroventato dibattito nelle città del New England, nelle sale del Congresso e nei tribunali di tutto il paese, e che ha come oggetto la tutela delle 340 balene rimaste a nuotare in questo specchio di mare.
Tuttavia i pescatori di aragoste e i loro difensori a Washington sono letteralmente esterrefatti e indignati alla sola idea che si possa pensare che pescare i famosi crostacei possa nuocere alle “balene franche”, così ribattezzate perché considerate quelle giuste da cacciare. Le migliaia di pescatori autorizzati a pescare le aragoste del Maine affermano, infatti, di fare tutto ciò che è richiesto dalla legge per ridurre il rischio di catturare questa specie di balene e che comunque “le persone dovrebbero sentirsi meglio mangiando l'aragosta del Maine".
Eppure, sottolinea il quotidiano, c'è un enorme pressione sugli americani affinché rinuncino al gustoso crostaceo. Un’ondata che ha colpito anche il presidente Biden, criticato aspramente per aver fatto servire l’aragosta al burro durante la cena di Stato giovedì con il presidente francese Emmanuel Macron. Perché in un caso e nell’altro, secondo l’opinione corrente, le decisioni di chi siede a tavola possono aiutare “a determinare o meno il destino di un'industria della pesca iconica e di una balena in pericolo di scomparire”, precisa il quotidiano.
Ma la balena franca del Nord Atlantico è ora un'icona del New England.