AGI - Dopo il primo episodio di ‘The Twitter Files’ annunciato e apparso in rete venerdì da Elon Musk, sarebbe dovuto seguire il secondo, sabato. Lo stesso proprietario del social lo aveva promesso venerdì notte ai suoi quasi 120 milioni di follower: “Sintonizzatevi domani per il secondo episodio di The Twitter Files”.
Invece non è uscito niente, e neanche oggi, e sulla data delle prossime rivelazioni è calato il silenzio. “Usciranno ma non so quando”, ha ammesso Musk in una diretta su Twitter. La notizia ha deluso milioni di follower, che si erano entusiasmati dopo il primo episodio incentrato sulla censura dei contenuti operata dal social a tre settimane dalle elezioni 2020.
Looks like we will need another day or so
— Elon Musk (@elonmusk) December 4, 2022
Il caso riguarda lo scoop del New York Post sulle email di Hunter Biden, il figlio dell’allora candidato Joe Biden: il 14 ottobre, tre settimane prima del voto, il giornale conservatore aveva rivelato la storia delle email trovate nel computer che Hunter si era dimenticato in un negozio di riparazioni.
Dai files pubblicati venerdì dal giornalista amico di Musk, Matt Taibbi, ex viscerale reporter progressista diventato accanito ultraconservatore, era emerso come il team di controllo della piattaforma avesse subito oscurato e ostacolato la circolazione dello scoop, con il chiaro scopo di non lasciare che una notizia di cui non si conosceva la fondatezza potesse impattare sulle imminenti elezioni presidenziali.
Il precedente da evitare era quello delle email hackerate della candidata alle presidenziali 2020 Hillary Clinton, notizia che era risultata decisiva per far vincere a Donald Trump la corsa alla Casa Bianca. Taibbi ha pubblicato file da cui si evince che lo staff di Biden era abituato a chiedere al social di censurare alcuni account per i loro contenuti ritenuti offensivi o dannosi alla campagna democratica.
Il punto, però, è che lo scoop è stato condito da una serie di passaggi confusi e di valutazioni sbagliate sia da Musk sia da Taibbi. Il primo ha accusato la campagna democratica di aver violato il Primo Emendamento della Costituzione americana, quella che proteggere la libertà d’espressione negli Stati Uniti. “Se non è una violazione questa - aveva risposto al commento di un follower - qual è?”. Per poi aggiungere: “Twitter che, come società privata, sopprime la libertà d’espressione non è una violazione al primo Emendamento, ma farlo su ordine del governo lo è”.
Musk però si era dimenticato di un particolare: nell’ottobre del 2020 Biden non era ancora al governo, perché era solo un candidato e il partito democratico è considerato un soggetto privato. Inoltre Taibbi aveva spiegato nel suo lungo “thread” di rivelazioni che le pressioni a Twitter erano arrivate sia dalla campagna di Biden sia dalla Casa Bianca, che allora era guidata da Donald Trump.
In pratica Taibbi, senza volerlo, ha svelato le pressioni della Casa Bianca, quelle sì in violazione del Primo emendamento. Come se non bastasse, nella frettolosa pubblicazione dei file, il giornalista è incorso in una grave violazione della privacy: ha pubblicato, per errore, l’indirizzo di posta elettronica personale dell’ex co-fondatore di Twitter, Jack Dorsey. L’immagine, uno screenshot della email in cui Dorsey si lamentava della censura dello scoop su Hunter Biden, ha mostrato l’indirizzo privato, un nome fantasioso, difficilmente intuibile da chiunque non sia in contatto diretto con Dorsey, un indirizzo che include la parola “pizza”. Taibbi ha poi cancellato il tweet ma ormai il danno era fatto.
Alla fine della giornata annunciata come quella delle “grandi rivelazioni”, la coppia Musk-Taibbi ha finito per apparire anche un po’ pasticciona. Così, alla fine, il giorno dopo i giornali conservatori hanno messo in risalto la prima parte dello scoop, quella su Biden, mentre le testate progressiste hanno evidenziato il pasticcio del Primo emendamento.
È possibile che alla luce di quanto successo nel weekend, l’ufficio legale di Musk abbia messo in guardia il miliardario dal valutare con più attenzione i prossimi scoop, per non incorrere in altri infortuni, che potrebbero portare a cause e richieste di risarcimento.
Ma intanto da ore milioni di follower continuano a invadere l’account di Musk con richieste sempre più pressanti su quando uscirà il secondo episodio. Tra i messaggi virali c’è quello con un meme in cui una donna indica freneticamente il quadrante del suo orologio al polso, come a dire: Elon, siamo in ritardo sui tempi.