AGI - I due sacerdoti redentoristi di Berdyansk, nella regione di Zaporizhzhia, padre Ivan Levytskyi e padre Bohdan Geleta, detenuti illegalmente dalle forze russe, vengono torturati per estorcere da loro la confessione di accuse del tutto infondate.
C’è grandissima preoccupazione nell’esarcato greco-cattolico di Donetsk per la situazione dell’abate della parrocchia della Natività della Santa Theotokos e del suo vicario. È stato don Maksim Ryabukha, nuovo vescovo ausiliare greco-cattolico di Donetsk, a contattare mercoledì mattina il Sir (Servizio di informazione religiosa) per dare la notizia. I due sacerdoti sono stati arrestati illegalmente. Ad oggi i padri sono ancora agli arresti e non vi è alcuna comunicazione diretta con loro.
“Questa mattina però – dice al Sir don Ryabukha – abbiamo ricevuto la notizia da un testimone che i due sacerdoti sarebbero stati torturati perché non vogliono riconoscere l’accusa falsa di detenzione di ordigni esplosivi che i russi dichiarano di aver ritrovato. La situazione dei sacerdoti è quindi molto difficile. Padre Bohdan Geleta ha una malattia seria che gli impone di assumere regolarmente farmaci speciali. Essere in arresto ed essere torturato rappresenta per lui una seria minaccia per la sua stessa vita”. Il vescovo ausiliare racconta che l’esarcato ha ricevuto la prima notizia del sequestro dei due preti il 16 novembre scorso ma “ciò non significa che siano stati detenuti proprio quel giorno perché la comunicazione con i sacerdoti è sempre stata molto difficile da quando i russi hanno occupato il territorio. Le forze dell’esercito hanno infatti bloccato tutta la rete telefonica ucraina e si possono usare solo le Sim russe che però non hanno abilitazione alle chiamate internazionali. L’unico modo per comunicare è attraverso i social network che però funzionano a stento ed è stato tramite questo canale che il 16 novembre scorso abbiamo ricevuto la notizia che i sacerdoti non c‘erano più. Nei giorni seguenti abbiamo ricevuto anche la notizia che la chiesa era stata messo sotto sequestro con divieto di accesso per cui nessuno è potuto entrare. Da lì in poi ci è arrivata oggi la notizia che i preti vengono torturati perché non ammettono l’accusa falsa per cui sono stati presi”.
“Chiediamo – dice il vescovo ausiliare – alla comunità internazionale di influire sulla Russia e il governo russo per fermare questa situazione e per rilasciare i preti il più presto possibile”. Sulla vicenda è intervenuto oggi anche l’esarcato di greco-cattolico di Donetsk che in una dichiarazione urgente “condanna tali metodi di lotta contro la Chiesa, che costituiscono una flagrante violazione del diritto internazionale, in particolare delle leggi e dei metodi di guerra, e chiede l’immediata liberazione dei sacerdoti Ivan Levitskyi e Bohdan Geleta”. Nella dichiarazione, l’esarcato precisa che i due sacerdoti di Berdyansk “per tutto il tempo dopo l’inizio dell’invasione su vasta scala dell’esercito russo in Ucraina sono stati nel luogo del loro servizio sacerdotale e svolgevano i loro doveri pastorali in secondo i canoni della Chiesa”. “Ancora una volta, facciamo appello alle autorità, alle organizzazioni pubbliche per i diritti umani e ai mass media affinché compiano ogni sforzo per facilitare la liberazione dei nostri padri. Chiediamo inoltre a tutte le persone di buona volontà di pregare per l’intenzione degli ieromonaci Ivan e Bohdan e di diffondere le informazioni il più possibile”.
Secondo l'agenzia Fides, la Congregazione del Santissimo Redentore (Redentoristi) continua a non avere alcun contatto coi sacerdoti e riferisce di non avere alcuna informazione neanche sul luogo in cui i due padri redentoristi sono detenuti. Una dichiarazione diffusa dai Redentoristi in Ucraina, e rilanciata dal sito cssr.news, spiega che "il 23 e 24 novembre il canale televisivo russo Zviezda ha diffuso un estratto dell’interrogatorio di Ivan Levytskyy. Nelle immagini trasmesse, sul volto del sacerdote apparivano 'segni visibili di stanchezza fisica e mentale.
All’inizio della guerra i sacerdoti avevano deciso di rimanere in città “per continuare a servire il popolo”, fornendo anche sostegno spirituale e umanitario a rifugiati e persone in difficoltà a causa della guerra.
L’accusa contro i due sacerdoti, riferita su alcuni media russi, è quella di aver nascosto nei locali della chiesa e nel seminterrato della loro residenza esplosivi e armi, che sarebbero state rinvenute durante una perquisizione di un’unità della Guardia nazionale russa.
Ma i risultati di tali perquisizioni, effettuate in assenza dei sacerdoti già arrestati, sono “falsificati e falsi”, rimarca il comunicato dei Redentoristi ripreso dalla Fides, che presenta tale versione come una sorta di ritorsione messa in atto dopo le perquisizioni effettuate dai servizi di sicurezza ucraini nel Monastero delle Grotte di Kiev (Kyiv-Pechersk Lavra) il 22 novembre.
Fin dall’inizio della guerra – sottolinea il comunicato dei Redentoristi – i due sacerdoti si sono dedicati solo alla cura pastorale dei cattolici nella città di Berdiansk, in accordo coi superiori, e fino al loro arresto nessuno aveva avuto recriminazioni da fare sul loro operato.
Il comunicato si conclude con un appello rivolto a “chiunque abbia i mezzi per intervenire” per facilitare la liberazione di padre Ivan e padre Bohdan “da questa insensata prigionia”, e con un’invocazione a “Maria, Madre di Dio, Madre del Perpetuo Soccorso”, affinché protegga i prigionieri e li aiuti a tornare a casa.