Alla fine della serata, arriva la notizia che fissa il chiodo per appendere il quadro del voto di Midterm: i democratici manterranno il controllo del Senato, il partito di Biden ha 50 seggi contro i 49 dei repubblicani, il voto dell'Arizona e del Nevada ha spento le speranze del Gop.
La macchina della politica corre, l'agenda ha una serie di appuntamenti già fissati e sono il classico mix della storia americana: il Congresso, chi corre e chi si ritira, i vertici internazionali, la famiglia. Joe Biden e Donald Trump continuano ad avere un destino parallelo, la loro storia sembra quella del simul stabunt, simul cadent, entrambi si tengono e/o colano a picco insieme. Naturalmente nessuno dei due ammetterà mai che questo è l'anello della catena che li lega, ma basta seguire le tracce sul terreno e tutto si fa chiaro. Seguiamo il calendario.
Biden e l'incontro con Xi Jinping
Joe Biden incontrerà Xi Jinping a Bali lunedì 14, il format è quello dell'incontro bilaterale durante il vertice del G20. Si tratta del primo faccia a faccia con il leader cinese da quando Biden è diventato presidente. Il confronto tra Xi e la Casa Bianca è una lunga storia: Obama concentrò la politica estera sul Pacifico, trascurò l'Europa, fu spiazzato da due rivoluzioni che aveva incoraggiato in Africa del Nord (Libia) e Medio Oriente (Siria) e preso in contropiede dalla Russia (intervento in Siria, espansione di Mosca nel Mediterraneo e - così disse Putin in un articolo pubblicato l'11 settembre del 2013 sul New York Times - "fine dell'eccezionalismo americano"). Xi Jinping nello stesso periodo prepara il piano della Nuova Via della Seta, penetra in Africa e in Sudamerica, piazza partecipazioni societarie nelle infrastrutture strategiche e nelle reti in Europa, continua a investire nella Difesa. Il Dragone abbraccia la Russia del gas e del petrolio, gli Stati Uniti non solo non li separano, ma spingono sempre più il Cremlino verso la Grande Muraglia.
L'uomo con il cappellino rosso e la Cina
Chiuso il capitolo di Obama, arriva alla Casa Bianca l'uomo con il cappellino rosso, Donald Trump, 'America First'. La politica riparte dal problema del dominio della manifattura e dell'export cinese, del declino industriale americano. Trump usa un vecchio strumento, l'arma di tutti i presidenti, i dazi. Ingaggia con Xi Jinping una guerra tariffaria, ma l'effetto sui conti della bilancia commerciale con la Cina è comunque insufficiente, mentre il contraccolpo geopolitico è grande, si apre la fase di rallentamento e poi contrazione della globalizzazione. Trump intuisce che la minaccia più grande per gli Stati Uniti è l'espansionismo cinese, ma non riesce a convincere gli alleati (per imperizia diplomatica) in Occidente, mentre Xi Jinping si presenta a Davos e raccoglie gli applausi dell'élite cosmopolita, no border. Trump si presenta un anno dopo alla stessa platea di Davos e dice "America is open for business", ma ai gestori dei fondi, alla Silicon Valley, alla finanza delle trimestrali del 'paradiso in terra' (titolo di un fondamentale libro di Christopher Lasch) interessa solo la delocalizzazione del lavoro a basso costo. Trump parla di 'rientro' della fabbrica, i suoi oppositori la piazzano fuori dai confini americani. Il suo 'protezionismo' era solo in anticipo. Sarà la pandemia nel 2020 a portare in primo piano il problema della rottura della catene della produzione e della domanda (lockdown e politica Zero Covid in Cina), la svolta della politica economica 'autarchica' del Celeste Impero, il coordinamento tra le petro-monarchie e la Russia su produzione (e prezzo) dell'energia in un mondo che passa dallo spegnimento della fabbrica alla sua accensione rapida. La gestione del rimbalzo post-Covid in un mondo surriscaldato da un oceano di sussidi, è lo scenario dell'inflazione galoppante.
L'imperatore di Pechino e l'America dopo il Midterm
Xi Jinping per la terza volta ha il comando delle operazioni in Cina, il Congresso del Partito comunista cinese ha confermato tutti i pilastri della sua politica (a cominciare dalla politica Zero Covid), è un leader in piena potenza che deve affrontare molti problemi in casa. Xi cosa si aspetta da Biden? Il presidente americano pur avendo evitato lo tsunami rosso, non controlla la Camera. Biden non può rassicurare il leader cinese sulla stabilità della sua agenda, nonostante la consumata esperienza in Parlamento (Biden è uno dei veterani del Congresso), ma sa di aver messo a segno un colpo importante e non ne fa mistero, dunque dalla Cambogia, dove è si trova per il vertice dell'Asean, il presidente afferma di essere "più forte" politicamente dopo l'esito del voto di Midterm, mentre il partito repubblicano "deve decidere chi è".
Dividere i repubblicani. Tra DeSantis e Trump
La strategia di Biden ha una logica: il presidente pensa di usare Trump e il Movimento Maga per dividere i repubblicani, metterli l'uno contro l'altro (e in questo momento non serve un grande sforzo) e alla fine della corsa nel 2024 sbucare all'ultima curva, sul rettilineo, e bruciare tutti i concorrenti con uno sprint beffa per la Casa Bianca. L'arma migliore per mandare a vuoto Ron DeSantis si chiama Trump.
I dem che mantengono il controllo del Senato per Trump sono un'altra tegola, proprio nel momento in cui pensava di annunciare la corsa per la Casa Bianca, la vittoria gli sfugge di mano, beffarda. The Donald ha mantenuto ferma la data del 15 novembre per quello che ha definito il "grandissimo annuncio", manda lettere ai fan chiedendo denaro, mette in palio un posto al suo fianco a Mar-a-Lago, compulsa i sondaggi, attende un segno. Quale? Non si sa, il risultato del Midterm è una bocciatura per i suoi candidati, basta guardare al disastro della Pennsylvania, Oz battuto da un non irresistibile Fetterman è il segno dei tempi. La debacle di Oz ha cambiato tutto, a farne le spese è stata Melania Trump, ha appoggiato con entusiasmo Oz, Donald l'ha seguita e... crac. Oz non era un mago del voto.
Un matrimonio per The Donald
E la famiglia? C'è sempre, sullo sfondo delle storie americane compare e scompare, nel caso di Trump, ecco l'episodio chiave: si è sposata a Mar-a-Lago la figlia Tiffany. L'edizione americana del 'Sun' pubblica le foto, rapido esame delle immagini da parte dei cremlinologi, tutti concordano: Trump è indebolito, ma se dovesse candidarsi sarà una mattanza tra i repubblicani e una probabile vittoria di colui che appare il più improbabile in campo: Joe Biden.