AGI - L'Africa ospita tre montagne ricoperte di ghiacciai ma entro alcuni decenni, dicono gli scienziati, “saranno scomparsi”. Il Monte Kenya sarà il primo ad andare, con i ricercatori che ne prevedono la scomparsa entro il 2030, tra otto anni.
“La montagna – avvisano – sarebbe tra le prime al mondo a perdere completamente i suoi ghiacciai a causa del cambiamento climatico indotto dall'uomo”, riferisce il Washington Post in un ampio servizio corredato da diverse fotografie che mostrano le cime del Monte Kenya, un tempo ricoperte di ghiaccio bianco accecante “ora solo di un color marrone arido”, vera testimonianza delle perdite già subite in questa parte dell'Africa e un presagio di ciò che verrà in un prossimo vicino futuro.
Il Post racconta poi che la montagna di 17.000 piedi a cavallo dell'equatore a circa 85 miglia a nord di Nairobi “è la seconda più alta dell'Africa” e per generazioni, il Monte Kenya “è stato fonte di turismo, di studi scientifici, di meraviglie e di tradizioni. I suoi pendii verdeggianti sono diventati anche un rifugio per i kenioti colpiti da anni di siccità legata al cambiamento climatico”.
Africa is home to three glacier-capped mountains. Within decades, scientists say, the glaciers will be gone. Mount Kenya’s will be the first to go. #climate @washingtonpost https://t.co/AVDitjkdKc
— EHN (@EnvirHealthNews) November 11, 2022
Ma anche qui “la pioggia è ora molto più sporadica rispetto a prima”, tant’è che quando non c'è abbastanza erba per pascolare il bestiame nelle loro città natale, i pastori raggiungono la base della montagna per “inseguire la pioggia" essendo la montagna per loro di fatto l’unica risorsa. Anche se ora nelle fattorie un tempo fertili che si trovano intorno alla sua base, i raccolti sono di fatto esauriti negli ultimi anni poiché la pioggia è diventata sempre di più una risorsa scarsa.
“Gli agricoltori hanno provato a pompare l'acqua dai torrenti e dai fiumi del Monte Kenya, ma questi sono già esauriti a causa dell'uso eccessivo e della riduzione delle precipitazioni”, riferisce il Times secondo cui anche gli animali muoiono ormai di sete.
E così, poiché le temperature sono aumentate e la pioggia è diventata meno frequente in Kenya e sul Monte, “alcune specie vegetali sono migrate su per la montagna” mentre interi ecosistemi, come la foresta di bambù, rischiano di essere spazzati via”.
Inoltre, secondo il Post, molte delle vie di arrampicata su ghiaccio un tempo famose, tra cui il leggendario Diamond Couloir, aperto per la prima volta dal fondatore della Patagonia nel 1975, “sono ora diventaste praticamente impossibili da praticare “a causa della poca quantità di ghiaccio rimasto”.
Laconicamente, Mick James, uno scalatore scozzese, ha scosso la testa mentre stava per iniziare la sua salita. "Abbiamo solo noi stessi da incolpare", ha detto, "non è così?” La risposta, per Douglas Hardy, scienziato dei ghiacciai presso l'Università del Massachusetts ad Amherst, è che “i ghiacciai muoiono di fame senza nevicate e soffrono per lo stesso motivo per cui soffrono le persone: la mancanza di precipitazioni”.