AGI - Qualcosa tra Washington e Kiev è cambiato, non è detto che sia in peggio, ma dall'estate rovente al troppo mite autunno succede che emerge puntualmente una differenza tra Stati Uniti e Ucraina.
La linea di Zelensky che dice no a qualsiasi negoziato di pace con Mosca è una forte limitazione alle opzioni politiche di cui invece l'amministrazione Biden ha bisogno per sostenere la guerra con la Russia, in casa (con il Congresso che potrebbe passare ai repubblicani) e con gli alleati. Più la guerra s'allunga, più la recessione avanza, più le difficoltà di mantenere il consenso cresceranno.
I segnali sono molteplici e - visto lo scenario interno, focalizzato sull'inflazione e i sondaggi sulle elezioni di Midterm sfavorevoli ai democratici - il messaggio di una Casa Bianca più vicina al negoziato, più attenta alla scuola del realismo kissingeriano, non è casuale.
L'amministrazione Biden è ferma nell'opposizione alla guerra d'aggressione di Vladimir Putin, ma altrettanto convinta che si debba trovare un modo per non allargare il conflitto e provare a tessere il cessate il fuoco e poi intavolare la pace.
Il Midterm pare abbia stimolato le indiscrezioni. L'ultimo segno viene dal Wall Street Journal, secondo il quotidiano di Wall Street, Jake Sullivan, il consigliere di Biden per la sicurezza nazionale, negli ultimi mesi ha avuto una serie di conversazioni riservate con i principali consiglieri di Putin nel tentativo di ridurre i rischi.
Sullivan sarebbe stato in contatto con Yuri Ushakov, consigliere di Putin per la politica estera, e con Nikolai Patrushev, il suo omologo russo. Quella di Sullivan è una strategia corretta: la Russia è una potenza nucleare, è fondamentale mantenere aperti i canali di comunicazione, evitare l'escalation e ridurre ogni 'disturbo' che possa provocare un 'incidente' letale.
Non c'è nessuna conferma ufficiale alle notizie pubblicate dal Wall Street Journal. Ma gli indizi sul lento cambio di scenario crescono. Sul New York Times il 1 agosto scorso Thomas L. Friedman raccontava di una crescente diffidenza all'interno della Casa Bianca nei confronti di Zelensky: "La guerra in Ucraina non è finita. E in privato, i funzionari statunitensi sono molto più preoccupati della leadership ucraina di quanto non dicano. C'è una profonda sfiducia tra la Casa Bianca e il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky - molto più di quanto sia stato riferito. E a Kiev sono in corso strani affari. Il 17 luglio, Zelensky ha licenziato il procuratore generale del Paese e il capo dell'agenzia di intelligence interna - la scossa più significativa nel suo governo dopo l'invasione russa di febbraio. Sarebbe l'equivalente del licenziamento di Merrick Garland e Bill Burns da parte di Biden nello stesso giorno".
Mentre la campagna del voto di Midterm s'infiamma e giunge al termine, continuano a filtrare notizie che sono un cambio di tono sul dossier di Kiev. Una settimana fa Nbc News ha pubblicato la notizia di una burrascosa telefonata tra Biden e Zelensky, un colloquio del giugno scorso in cui il presidente americano reagisce duramente dopo aver ascoltato le lamentele del presidente ucraino sulle forniture di armi. E due.
Il terzo elemento che fa brillare il radar è un articolo del Washington Post dell'altro ieri: l'amministrazione Biden avrebbe chiesto a Zelensky di non dichiarare più pubblicamente il suo 'niet' totale a futuri negoziati di pace con la Russia.
È una posizione che per gli Stati Uniti è insostenibile per ragioni evidenti: dopo il voto cambieranno gli equilibri politici interni, far votare al Congresso le leggi per finanziare la spesa militare per l'Ucraina sarà più difficile, alla Camera il nuovo speaker potrebbe essere Kevin McCarthy, il repubblicano che ha già dichiarato tutti i suoi dubbi sulla strategia della Casa Bianca in Ucraina.
Difficoltà interne, alle quali bisogna aggiungere le inevitabili complicazioni con gli alleati, per il capo del Pentagono, Lloyd J. Austin, convincere tutti a continuare a sostenere la resistenza di Kiev senza una prospettiva di negoziato sarà un'impresa.