AGI - La Corea del Nord spara missili sul Mar del Giappone; la Russia fa stop and go sull'accordo sul grano, mentre sul terreno la guerra sta scivolando nella trincea immobile del Generale Inverno; l'inflazione non cala e la Federal Reserve continua con la 'medicinà del rialzo dei tassi d'interesse, i sondaggi sono un gong sempre più sinistro. Per chi suona la campana? Per Joe Biden, presidente degli Stati Uniti.
Siamo a soli 6 giorni dal voto di Midterm, un passaggio che definirà il futuro di Biden e delle altre parti in commedia. Lo attende al varco il suo avversario, Donald Trump, il 'prigioniero libero', circondato dai giudici americani, inseguito dall'Fbi, ma con un magnetismo così grande esercitato sulla base della 'Red Nation' da consertirgli di prepararsi a annunciare la ricandidatura per il 2024. Dipenderà dall'esito del voto, da cosa uscirà dalle urne, dalla prestazione dei candidati Maga, i suoi cavalieri (dell'Apocalisse, dicono i 'nevertrumpisti'), ma la mappa è quella, con mille deviazioni (im)possibili, come sempre nelle avventure di The Donald.
Il paradosso è che Biden per salvarsi da una situazione no limits deve puntare tutto su... Trump. Il biondo di Manhattan è la sua scialuppa, se la tempesta s'ingrossa (e il barometro di Wall Street la segnala in arrivo da tempo), allora serve l'emersione di una nave fantasma con al timone uno spettro che spaventa tutti i marinai, il vascello nero di Trump. La storia sta seguendo il copione di sempre, l'eroe (Biden) e l'anti-eroe (Trump), il problema è che il primo non infiamma il suo esercito (i dem), il secondo lo infiamma troppo, fino a offrire al presidente in difficoltà un'arma retorica, la formula del 'Movimento Maga' che è diventato un pericolo per l'America. L'assalto di un cospirazionista al marito di Nancy Pelosi, l'irruzione nella casa della speaker democratica (e quella macabra domanda: "Dov'è Nancy?"), sono il fatto di cronaca nuovo che serve a Biden per l'accelerata nel finale di questa campagna di Midterm: "La democrazia americana è sotto attacco perché l'ex presidente sconfitto ha rifiutato di accettare i risultati delle elezioni del 2020", dice Biden.
Le lancette dell'orologio del presidente sono sempre là, puntate sulla sommossa del 6 gennaio, l'occupazione del Campidoglio, la 'rivoluzione incivile'. Biden suona il suo tamburo di guerra, prova a richiamare all'unità gli elettori democratici, dunque Trump "ha rifiutato di accettare la volontà del popolo. Ha rifiutato di accettare il fatto che ha perso". Basterà evocare il vampiro repubblicano per non perdere la Camera e forse anche il Senato? Difficile, ma non impossibile, ogni elezione ha una sua storia e Biden spera di innescare un sussulto nell'onda blu (molto stanca) per mantenere la presa sul Congresso.
Deve evitare di diventare un'anatra zoppa, per mantenere le leve della legislazione e giocare poi la partita del 2024 alla quale si sta preparando da tempo. La retorica del presidente dem è quella del ribaltamento: è lui che fa l'opposizione a una forza esondante, è lui che non usa mezzi toni per dipingere l'avversario: "Ogni riconteggio dei voti ha confermato il risultato. Le grandi menzogne si sono confermate quello che erano, solo delle grandi menzogne". Non è tempo di conciliazione, nemmeno per Biden che pure disse di voler unire la nazione: "Non è un referendum su di me, ma una scelta tra due visioni di Paese". In parte è così, ma è altrettanto certo che ci sarà eccome anche un giudizio sul lavoro del presidente.
Il clima è quello di due anni fa, senza la pandemia e i lockdown, ma sempre con i tribunali in pista che inseguono Trump e l'America a mano armata. "Bisogna opporsi alla violenza politica e all'intimidazione degli elettori", dice Biden. Si riferisce alle ronde della destra americana che presidiano seggi e centri di raccolta delle schede elettorali, è successo in Arizona e ogni piccolo segnale in questo momento diventa un grande argomento, il chiodo al quale Biden può appendere il quadro del suo discorso last-minute sulla democrazia in pericolo.
Quando l'aria che tira è quella di una sconfitta, bisogna tirar fuori tutti i simboli, le bandiere, gli inni, l'orgoglio nazionale, ecco dunque Barack Obama fare campagna elettorale, spingere nel rush finale per arginare, contrastare, rallentare e miracolosamente, chissà, perfino salvare la nave dal naufragio. L'ex presidente è pur sempre il democratico più popolare d'America, una star (e forse questo è anche un problema per chiunque s'affacci alla Casa Bianca dopo di lui), è in tribuna ma sempre in campo, sabato sarà insieme a Biden a Philadelphia, la città simbolo della dichiarazione d'indipendenza, 4 luglio 1776. Non porta sempre bene, anzi, brucia ancora l'immagine di Hillary Clinton che il 7 novembre del 2016 chiuse a Philadelphia la campagna che doveva segnare la vittoria contro Donald Trump. è andata come sappiamo.
Niente scaramanzia, servono i seggi, tutti benedetti e subito, in questa elezione al fotofinish anche un solo pedone può diventare quello che fa scacco matto, proprio in Pennsylvania il democratico John Fetterman è uno dei pochi che può defenestrare dal Senato un repubblicano in carica, Mehmet Oz, e far diventare blu una casella rossa. Serve tutto, si cercano voti casa per casa, strada per strada. La campagna democratica improvvisamente s'è rifatta cupa come nel 2016, quando Biden evocava la luce contro le tenebre. Ora siamo direttamente alla "democrazia in pericolo".
Dall'altra parte del fiume Potomac, i repubblicani suonano i tamburi della vittoria, sanno che non è certa, ma vedono i sondaggi e cominciano a crederci. Il capogruppo alla Camera, Kevin McCarthy, commenta a Fox News l'appello del presidente: "Biden sta dividendo la nazione invece di unirla, lo fa perché non può parlare delle politiche che colpiscono i cittadini - le sofferenze per il costo della vita e l'inflazione che loro hanno causato". Profezia di McCarthy: nell'Election Day per Biden arriverà una "grande sveglia".
Vedremo, restano le divisioni anche nel Gop, le pulsioni di Trump (che non molla presa sul partito, battezza i suoi candidati e punta a sbarazzarsi dell'opposizione interna, a cominciare da Mitch McConnell), le aspirazioni del governatore Ron DeSantis, il repubblicano che ha reso la Florida sempre più ricca e inespugnabile per i dem, un conservatore tosto (poche settimane fa ha spedito due aerei pieni di immigrati clandestini a Marthàs Vineyard, il simbolo della villeggiatura dell'America ricca e in Progress) contro cui Biden avrebbe poche speranze di vittoria.
Ma c'è Trump in pista con il suo dragster, ha il volume della radio a palla, scoda, perde benzina, ha la marmitta che sputa fiamme, dunque tra fermate ai box e sorpassi azzardati, motori truccati, testacoda e tamponamenti, nella pazza corsa per America 2024 tutto è ancora in ballo. Godiamoci il Midterm, il Paradiso può attendere (e anche l'Inferno), il tour durerà altri due anni. Allacciate le cinture, si parte.