AGI - La Corea del Nord ha lanciato altri sei missili, oltre ai 17 già conteggiati da Seul, verso il Mare Orientale, o Mare del Giappone o verso il Mar Giallo. Lo rende noto l'esercito sud-coreano, citato dall'agenzia Yonhap. Si tratta di sei missili terra-aria, secondo i rilevamenti dei militari sud-coreani. Seul ha risposto lanciando tre missili aria-superficie in acque a nord della penisola. Il missile lanciato dalla città costiera nordcoreana di Wonsan ha attraversato il de facto confine marittimo tra le due Coree, e la provocazione di Pyongyang appare una risposta alle esercitazioni aeree congiunte su larga scala tra Corea del Sud e Stati Uniti, della durata di cinque giorni, cominciate lunedì scorso. Il missile è caduto 26 chilometri a sud della Northern Limit Line, in un'area situata 57 chilometri a est della città sulla fascia costiera nord-orientale di Sokcho, e a 167 chilometri a nord-ovest dell'isola di Ulleung, che ha fatto scattare l'allarme evacuazione, finendo in acque internazionali.
Un atto "intollerabile" per la Corea del Sud, ha dichiarato il Comando Congiunto sudcoreano, che richiederà una risposta "risoluta" da parte di Seul. La Corea del Nord ha lanciato, in totale, 17 missili, tra balistici e di altro tipo, in meno di sette ore, sia a est che a ovest della penisola coreana. I missili sudcoreani lanciati in risposta alla provocazione del regime di Kim Jong-un, fa sapere Seul, sono atterrati in un'area a nord della Northern Limit Line, a una distanza simile a quella del missile nord-coreano caduto a sud del de facto confine marittimo. Oltre alla provocazione missilistica, la Corea del Nord ha sparato anche oltre cento colpi di artiglieria in una zona cuscinetto al largo delle coste orientali del Paese, fissata negli accordi del 2018 per ridurre le tensioni militari tra le due Coree.
Il missile lanciato in acque a sud della penisola coreana è stato definito dal presidente sudcoreano, Yoon Suk-yeol, una "effettiva invasione territoriale", nonostante sia finito al di fuori delle acque territoriali. Ieri, la Corea del Nord aveva avvertito Seul e Washington che pagheranno "il prezzo più orribile nella storia" qualora decidessero di attaccare il Paese: il regime di Kim considera le esercitazioni congiunte tra Corea del Sud e Stati Uniti una prova per l'invasione della Corea del Nord, e minaccia il ricorso all'uso di armi nucleari. "Non possiamo più perdonare la loro scelleratezza militare e le loro provocazioni", si legge nel comunicato diffuso dall'agenzia di stampa del regime, la Kcna, a firma del segretario del Comitato Centrale del Partito dei Lavoratori nord-coreano, Pak Jong-chon. Secondo fonti di intelligence sudcoreane e statunitensi, la Corea del Nord ha approntato tutti i preparativi per un nuovo test nucleare, che potrebbe effettuare presto e sarebbe il settimo della sua storia e il primo dal 2017.
I lanci di oggi marcano una decisa escalation delle tensioni nella penisola coreana da parte del regime di Kim Jong-un, che ha lanciato oltre 40 missili dall'inizio del 2022, anno che ha registrato il numero più alto di provocazioni missilistiche, tra cui un missile balistico a raggio intermedio che ha sorvolato il Giappone, il mese scorso, per la prima volta in cinque anni. Dal 1984, la Corea del Nord ha effettuato circa 200 test missilistici, ma finora non aveva mai lanciato un missile verso sud, in una diretta minaccia a Seul. I lanci di oggi sono stati condannati da Corea del Sud e Stati Uniti, in un colloquio telefonico tra il ministro degli Esteri Park Jin, e il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, che hanno definito la mossa di Pyongyang una "grave provocazione militare senza precedenti". Il Comando Usa per l'Indo-Pacifico ha definito "scellerato" il comportamento di Pyongyang, condannando l'impatto"destabilizzante" del programma missilistico nordcoreano e ribadendo il "ferreo" impegno per la difesa della Corea del Sud, mentre da Pechino il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, ha ribadito la richiesta di trovare una "soluzione politica" alla questione nord-coreana e di evitare un'escalation.