AGI - Fino al 4 novembre in Texas si può votare in anticipo per le elezioni di metà mandato in calendario martedì prossimo. Lo si può fare per posta o di persona. Dopo 13 anni negli Stati Uniti, sono diventata Italo-Texana e così sono andata al seggio allestito nel community college HCC di Houston, lo stesso dove avevo votato nel 2020 per le presidenziali che mandarono a casa Donald Trump dopo un solo mandato, spalancando le porte della Casa Bianca al democratico Joe Biden.
Due anni fa eravamo in piena pandemia, si votava senza scendere dall'automobile per limitare i contatti, in fila in un drive-through stile anni Sessanta, solo che al posto degli hamburger ti consegnavano un tablet. Quest'anno le 'voting machine' sono all'interno dell'edificio, su postazioni fisse, una attaccata all'altra, con dei divisori di tela bassi, nessuna distanza di sicurezza, zero mascherine, come se il Covid fosse solo un lontano ricordo.
Sono arrivata al seggio qualche minuto prima delle 19, mancava poco alla chiusura. Il parcheggio era quasi vuoto, c'erano più cartelli elettorali che automobili. Ho percorso un lungo corridoio seguendo le indicazioni 'early voting'. Sono passata davanti a un grande manifesto con le prime tre parole della costituzione americana, "We The People", e poi sono arrivata al seggio.
Mi hanno chiesto di spegnere il telefonino, hanno controllato i documenti, mi hanno consegnato due fogli bianchi, li ho inseriti nella macchina e ho iniziato a fare le mie scelte. Dovevo esprimere 100 preferenze, tra giudici, amministratori statali e comunali, fondi da stanziare o meno per migliorare le infrastrutture cittadine (con conseguente aumento delle tasse, esplicitato), parlamentari del Texas da mandare al Congresso degli Stati Uniti, governatore dello Stato.
Dopo aver fatto il mio dovere di cittadina americana, mi hanno consegnato lo sticker con la scritta 'I voted'. Cento preferenze in 20 minuti.
L'affluenza alle elezioni di metà mandato tradizionalmente è molto più bassa rispetto alle presidenziali, fatta eccezione per il 2018 quando risultò del 53%. Anomalia o nuovo trend? Lo sapremo tra una settimana. A galvanizzare gli elettori in Texas quest'anno c'è la sfida tra il governatore in carica, il repubblicano Greg Abbott e lo sfidante democratico Beto O'Rourke, salito alla ribalta delle cronache nazionali per aver tentato la corsa al Senato nel 2018 quando conquistò le contee più grandi, ma alla fine perse contro l'ultra-conservatore Ted Cruz.
Successe la stessa cosa a Biden due anni dopo in Texas nella corsa contro Trump. Nel 2018 Abbott non aveva rivali, quest'anno la partita sembra aperta. Il governatore in carica viene dato in vantaggio, ma non insuperabile. Beto al momento è primo nella raccolta fondi: un dato significativo visto che Abbott ha sempre primeggiato nella storia del Texas per l'entità di donazioni ricevute (348 milioni di dollari dalla campagna elettorale del 1995), migliore su questo piano perfino di George W. Bush che è poi diventato presidente.
Alcuni analisti ritengono che la messa in discussione del diritto all'aborto (con la sentenza dello scorso giugno della Corte Suprema) porterà a una mobilitazione degli elettori democratici (il tema è stato uno dei pilastri della campagna elettorale di Biden), ma al momento non risulta un impatto significativo sulla registrazione per il voto nello Stato della stella solitaria.
Ricordiamo i fondamentali. Al Midterm si vota per il rinnovo dell'intera Camera dei Rappresentanti e di un terzo del Senato (35 seggi su 100) oltre che per i governatori di 36 Stati. A Washington i repubblicani puntano a riconquistare il controllo della Camera dove servono 218 seggi su 435.
Se si votasse oggi, stando al Cbs News Battleground Tracker, il Grand Old Party si attesterebbe a quota 226 seggi contro i 208 dei democratici. Al Senato ai repubblicani basterebbe un solo voto in più per tornare in maggioranza. Trasformerebbe Biden in 'lame-duck', un'anatra zoppa, il Congresso ne bloccherebbe l'iniziativa.