AGI - Una nuova dimostrazione di forza, la più schiacciante, forse, da quando è al vertice del Partito Comunista Cinese e della Cina. Il presidente cinese, Xi Jinping, ha elevato ulteriormente il suo status, facendosi dichiarare, con una modifica alla Costituzione del Pcc, "nucleo" dell'intero partito e "sfrattando" dalla chiusura del Congresso il suo diretto predecessore al vertice del potere in Cina, l'ex presidente Hu Jintao, scortato fuori dall'aula da due assistenti.
Questo, in sintesi, il senso di una giornata che ha visto trionfare, ancora una volta, la linea di Xi sul partito, e ne prepara la ormai scontata riconferma al vertice, da confermare nella mattina di domenica. Una mossa, l'allontanamento dell'anziano ex presidente dall'aula della Grande Sala del Popolo, tempio della politica cinese su piazza Tiananmen, rimasta senza spiegazioni e non ripresa dalle telecamere dei media statali cinesi. E che ha sorpreso, si direbbe dalle immagini circolate sui media internazionali, anche il diretto interessato.
Il veterano Hu fuori dai giochi
L'uscita di scena di Hu Jintao sembra confermare che non ci sono avversari nell'elevazione di Xi verso il terzo, inedito, mandato alla guida del partito, nonostante i suoi 69 anni, oltre, quindi, la consuetudine del ritiro dalle cariche pubbliche al Congresso successivo al compimento dei 68 anni.
Nel dettaglio, la risoluzione per la modifica della Costituzione del Pcc approvata oggi sottolinea l'importanza per tutti i membri del Pcc di stabilire Xi Jinping in posizione di "nucleo" del Comitato Centrale e dell'intero partito e di stabilire il "ruolo guida" del suo contributo ideologico, il "pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era", già iscritto nella Costituzione del partito al Congresso del 2017.
Il principio dei 'due stabiliti'
È il principio dei "due stabiliti", già comparso sui media statali a partire dall'inizio dell'anno e contenuto in una formula utilizzata al termine del sesto plenum del Pcc di ottobre 2021. C'è anche un passaggio, nella risoluzione di modifica alla Carta del partito, contro i "separatisti che cercano l'indipendenza di Taiwan", in un nuovo segnale di ostilità verso l'isola su cui Pechino rivendica la sovranità, ma l'evento politico quinquennale conclusosi oggi spiana soprattutto la strada a Xi, che si candida, con un terzo mandato consecutivo alla guida del Pcc, a diventare il leader più potente della Cina dai tempi di Mao Zedong.
La riconferma di Xi passa anche attraverso la decisa "scossa" ai vertici del partito, che sarà confermata domani. Nel nuovo Comitato Permanente del Politburo, la cerchia ristretta di alti dirigenti cinesi, non ci sarà spazio per il primo ministro uscente, Li Keqiang, che a 67 anni rientrerebbe nei limiti d'età per affrontare un nuovo mandato quinquennale al vertice del partito: il suo nome non compare tra i membri del nuovo Comitato Centrale espresso dal Congresso, in un segnale chiarissimo dell'inizio del suo ritiro dalle cariche pubbliche.
Il repulisti
Stesso destino anche per un altro alto dirigente del Pcc, Wang Yang, dato nei giorni scorsi come possibile nuovo primo ministro, e anch'egli 67enne. Li Keqiang, numero due della gerarchia politica di Pechino, e Wang Yang, numero quattro, non potranno quindi partecipare alle nomine per la nuova leadership.
Fuori dalle liste dei nuovi membri del Comitato Centrale, l'organo decisionale a base più ampia del Pcc, quando il Congresso non è in sessione, sono anche l'attuale numero tre del partito, il 72enne Li Zhanshu, presidente dell'Assemblea Nazionale del Popolo, organo legislativo del parlamento cinese, e il numero sette, il vice premier Han Zheng, 68 anni.
Quattro dei sette veterani dell'attuale Comitato Permanente, di cui Xi stesso fa parte, verranno quindi sostituiti e le attese sono tutte per l'arrivo al vertice del Pcc di alleati di Xi, in un segnale di ulteriore rafforzamento del leader, la cui presa sul partito e sul Paese appare ormai incontrastata.