AGI - I legami di Pechino con la Russia, l'aumento del potere militare della Cina e le tensioni nello Stretto di Taiwan sono le principali fonti di preoccupazione per gli statunitensi riguardo ai rapporti con la Cina, secondo l'ultimo sondaggio condotto dal Pew Research Center. Il centro studi statunitense ha pubblicato nelle scorse ore i risultati di un rilevamento sulla percezione della Cina da parte degli americani, proprio mentre a Pechino è in corso il ventesimo Congresso del Partito Comunista Cinese da cui è atteso un nuovo mandato per Xi Jinping, alla guida del partito, fattore che non sembra impensierire particolarmente il campione di persone contattate dall'istituto di Washington: l'eventualità, molto concreta, di altri cinque anni per Xi alla guida del partito - e dello Stato, a partire dalla prossima primavera - preoccupa seriamente solo il 30% dei 5.098 cittadini interpellati per il sondaggio, realizzato tra il 10 e il 16 ottobre scorsi.
Per il 57% di chi ha risposto ai quesiti del Pew Research center la partnership tra Cina e Russia costituisce un "serio problema" per gli Stati Uniti (un dato alto, anche se in lieve calo rispetto a marzo scorso, poco dopo l'invasione dell'Ucraina da parte dei soldati di Mosca, quando a dare la stessa risposta fu il 62% di loro) mentre il 50% degli interpellati ha la stessa opinione dell'ascesa militare di Pechino (dato in aumento di sette punti percentuali rispetto al precedente sondaggio).
Il 43% di chi ha partecipato al rilevamento, inoltre, segnala come "serio problema" per gli Stati Uniti le tensioni tra Cina e Taiwan: il dato corrisponde a un aumento dell'8% rispetto allo scorso mese di marzo, quindi antecedente alla visita a Taipei della speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi, a cui Pechino ha risposto con sette giorni di imponenti esercitazioni militari nello Stretto e interrompendo diversi canali di comunicazione con gli Usa.
A turbare gli americani, dopo le preoccupazioni di carattere geo-politico e militare, ci sono le linee sui diritti umani messe in atto da Pechino (per il 42% degli interpellati) e la competizione economica con gli Stati Uniti (per il 41%, dato in aumento del 6% rispetto al precedente rilevamento).
Le preoccupazioni sulla Cina riguardano maggiormente gli anziani dei giovani: i timori per la potenza militare in ascesa di Pechino è più alta (del 32%) tra gli over 65 rispetto a chi ha tra 18 e 29 anni, mentre il divario si riduce per quanto riguarda i diritti umani (+12% tra gli ultra-sessantacinquenni rispetto agli under 30).
Più in generale, chi vota per il Partito Repubblicano è più preoccupato rispetto a chi vota per il Partito Democratico riguardo alle questioni bilaterali con Pechino: unica eccezione è il tema dei diritti umani, che vede appaiati i due schieramenti. Le persone che hanno conseguito una laurea, inoltre, vedono meno probabile che questi problemi possano diventare realmente seri per gli Stati Uniti rispetto a chi è in possesso di titoli di studio inferiori, e questo si riflette soprattutto sul protrarsi del mandato di Xi al vertice della Cina: solo il 25% dei laureati lo vede come un problema, contro il 33% di chi non ha una laurea.
A mettere parzialmente d'accordo democratici e repubblicani, nonostante diverse visioni all'interno dei due partiti, sembra essere proprio la questione di Taiwan: il 54% degli interpellati ritiene che gli Stati Uniti debbano continuare con la politica delle visite a Taiwan, intensificatesi proprio negli ultimi mesi, mentre solo il 38% è favorevole a maggiori legami con la Cina, e in questo caso non ci sono differenze tra chi vota per uno schieramento o per l'altro, con il 56% di chi vota repubblicano e democratico che si dice a favore dei rapporti con Taipei.