AGI - Tory nel caos e la premier Liz Truss in bilico, mentre si profila lo spettro delle elezioni.
Secondo un sondaggio realizzato da Opinium su un campione di 10 mila persone, nell’arco di tempo che va dal 26 al 30 settembre, circa dieci attuali ministri perderebbero il loro seggio se si andasse a elezioni generali. Persino l’ex premier Boris Johnson, non passerebbe la prova delle urne.
I dati sono catastrofici per il partito. Fra i bocciati ci sono attuali ministri come Jacob Rees-Mogg, Thérèse Coffey, Jeremy Hunt e Simon Clarke.
Il sondaggio è stato commissionato da Trades Union Congress (TUC), la confederazione che unisce 58 sindacati del Regno Unito e rappresenta circa 6.2 milioni di iscritti, e prevede una vittoria in stile 1997 per i laburisti con la conquista di ben 411 seggi in parlamento.
I conservatori sarebbero costretti a masticare amaro perdendo ben 219 seggi e riuscendo a far eleggere solo 137 deputati. I liberaldemocratici 39 e il Partito nazionale scozzese 37. Questo succedeva due settimane prima che Liz Truss demolisse gran parte del mini-budget e licenziasse il suo cancelliere, Kwasi Kwarteng. Da allora, numerosi sondaggi sono ancora più nefasti per il governo.
Ecco perché, nel corso del weekend, i detrattori di Truss all’interno del suo stesso partito, non solo hanno inviato lettere di sfiducia al Comitato 1922, ma hanno iniziato a pianificare, senza neanche nascondersi troppo, la successione.
In queste ore, ben quattro deputati conservatori hanno dichiarato apertamente che Truss non ha più la loro fiducia ma, il Comitato 1922, si riunirà solo mercoledì. Nel frattempo si va alla conta.
Lunedì sera, rivela il Times, la premier incontrerà i rappresentanti dell'ala moderata del partito conservatore nel tentativo di compattarli attorno a sé, ma ormai i maggiorenti Tory parlano apertamente di sostituirla. In base alle regole interne del partito, la premier non potrebbe essere rimossa per i prossimi 11 mesi, ma, scrive il giornale, i Tory stanno cercando una strada per sbarazzarsene comunque: potrebbe essere il presidente del Comitato del 1922, ovvero il gruppo parlamentare conservatore ai Comuni, sir Graham Brady, ad affrontare la premier e convincerla a dimettersi.
Il punto è se ci sarà un candidato capace di avere l’appoggio della maggioranza dei parlamentari. Al momento, il più papabile è Rishi Sunak ma la questione è estremamente delicata.
Se da un lato Truss ha affossato la credibilità del partito come nessun altro primo ministro conservatore, dall’altro, un ulteriore cambio di guida a Downing Street, potrebbe irritare ulteriormente l’elettorato che, sui social, chiede a gran voce di andare a votare. L’amletico dubbio, fra i deputati, è se staccare la spina definitivamente o no.
La lista di chi critica l’operato del primo ministro è decisamente trasversale.
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha bocciato l’approccio di Truss alle politiche fiscali, temendo un’instabilità sui mercati tale da impattare anche gli USA.
L’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, capo della Chiesa anglicana, ha detto di essere profondamente scettico nei confronti di politiche che impattano la vita dei più poveri. Persino nell’ambito privato, il presidente della catena di supermercati Tesco, John Allan, ha dichiarato: “Non abbiamo visto un reale piano di sviluppo da parte dei Tory. Stiamo invece assistendo a un piano di crescita plausibile da parte dei laburisti. Molte delle loro idee si possono mettere in pratica e sono appetibili”.
Insomma, quello di Truss sembra un governo dalle ore contate. Adesso sta ai deputati conservatori verificare se esiste un margine per rimanere ancora al potere oppure se dare la possibilità agli elettori di scegliere.