AGI - Un'amicizia "salda e di lungo corso" lega Cina e Corea del Nord, segnata da "importanti consensi" sullo sviluppo delle relazioni e dall'avanzamento della cooperazione e degli scambi, e Pechino è pronta a mantenere la "comunicazione strategica, rafforzare il coordinamento e la cooperazione" con Pyongyang.
È il giudizio del presidente cinese, Xi Jinping, sulle relazioni tra Pechino e Pyongyang, in un messaggio inviato al leader nord-coreano, Kim Jong-un, il 9 settembre scorso, per i 74 anni dalla fondazione della Repubblica Democratica Popolare di Corea, nome ufficiale della Corea del Nord. I legami tra Xi e Kim si sono rinsaldati dopo la crisi missilistica del 2017 con gli Stati Uniti di Donald Trump.
I viaggi in treno di Kim
Dopo il disgelo con Seul di inizio 2018, Kim è stato in visita in Cina per quattro volte nel giro di pochi mesi, a cavallo del primo summit con l'ex presidente Usa a Singapore, nel giugno dello stesso anno. Le tappe a Pechino sono state una scelta obbligata, in vista di un incontro con il nemico storico, per il dittatore nord-coreano, che vede in Pechino il principale interlocutore a livello internazionale.
Gli incontri hanno segnato un cambio di passo e una nuova sintonia tra Pechino e Pyongyang, il cui rapporto era, fino a quel momento, segnato da alti e bassi e da una sostanziale diffidenza reciproca.
A marcare la distanza tra Cina e Corea del Nord erano stati, in maniera visibile, i test missilistici e nucleari del regime di Kim che hanno coinciso con eventi di carattere internazionale ospitati in Cina, tra cui il summit dei Paesi Brics di Xiamen, il primo Belt and Road Forum tenutosi a Pechino, entrambi nel 2017, e con l'incontro a Mar-a-Lago, sempre quell'anno, tra Xi e l'allora presidente Usa, Donald Trump.
Lo scenario cambiò con l'arrivo di Kim a Pechino, a fine marzo 2018. Xi ha risposto al riavvicinamento di Kim con un'unica visita a Pyongyang, nel giugno 2019, in quella che è stata la prima volta di un leader cinese in Corea del Nord degli ultimi 14 anni.
La fine del dialogo con gli Usa
La visita di Xi faceva seguito al collasso dei colloqui tra Corea del Nord e Stati Uniti sul nucleare, dopo il fallimento del summit di Hanoi, in Vietnam, nel febbraio precedente, tra Kim e Trump. Al presidente cinese venne tributata un'accoglienza trionfale, e Xi ribadì il sostegno a una "soluzione politica" della questione della penisola coreana.
La visita venne vista come un implicito endorsement a Kim dopo il fallimento dei negoziati con gli Usa, e allo stesso tempo un segnale che la Cina intendeva mantenere un ruolo di primo piano nei negoziati sulla questione nucleare. Pur appoggiando le sanzioni imposte dalle Nazioni Unite, la Cina ha spesso indicato la necessità di alleviarne il peso come incentivo alla denuclearizzazione.
La scure delle sanzioni
La posizione critica di Pechino verso le sanzioni alla Corea del Nord è stata ribadita anche al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite convocato ieri. La Cina non si è unita alla condanna per il lancio del missile balistico a raggio intermedio che ha sorvolato il Giappone e ha sottolineato, tramite il vice ambasciatore presso l'Onu, Geng Shuang, che il Consiglio di Sicurezza dovrebbe avere un ruolo costruttivo invece di "affidarsi solamente alla forte retorica o alla pressione" e di "alimentare l'escalation".
Il sostegno di Pechino, in un clima sempre più difficile per la Cina nei rapporti con gli Usa, è proseguito anche con l'arrivo dell'amministrazione Usa guidata da Joe Biden. Dopo il burrascoso incontro in Alaska, a marzo dello scorso anno, tra il ministro degli Esteri Wang Yi, l'alto diplomatico Yang Jiechi, e il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, accompagnato dal consigliere per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan, Xi ha inviato a Pyongyang il messaggio che la Cina rimane pronta a lavorare per una "soluzione politica" della questione nord-coreana e per "preservare la pace e la stabilità" della penisola.
Pechino e Pyongyang insieme contro le 'forze ostili'
E Kim ha risposto al messaggio sottolineando la necessità di cooperazione tra Cina e Corea del Nord contro le "forze ostili". I legami commerciali costituiscono una delle parti più importanti, e opache, del rapporto tra Pechino e Pyongyang. La Cina è il più grande partner commerciale della Corea del Nord, ma la pandemia di Covid-19 ha messo a repentaglio gli scambi.
Il regime di Kim Jong-un è stato tra i primi Paesi a chiudere i confini dopo lo scoppio del focolaio di Wuhan a inizio 2020, e solo a gennaio di quest'anno ha annunciato la riapertura del confine tra la località cinese di Dandong e quella nord-coreana di Sinuiju per il trasporto ferroviario di merci. La decisione è stata rivista nuovamente alla fine di aprile, dopo l'emergere di alcuni casi di contagio accertati a Dandong, "in seguito a consultazioni amichevoli", ha detto Pechino.
Dopo cinque mesi di sospensione - e l'arrivo della pandemia, confermato ufficialmente, anche nel regime di Kim - a fine settembre il confine ha riaperto di nuovo con il primo treno merci cinese diretto in Corea del Nord, anche se non è chiaro se il servizio regolare sia ripreso completamente.
La Cina rappresenta una vera e propria ancora di salvezza per la disastrata economia nord-coreana, ma nel periodo di chiusura del confine il commercio tra Cina e Corea del Nord è crollato del 90% rispetto ai livelli pre-pandemia, e l'interscambio è piombato a quota 318 milioni di dollari nel 2021 secondo dati delle Dogane cinesi, mentre l'economia nord-coreana, secondo le stime annuali della banca centrale sud-coreana, è sprofondata: nel 2020, ha segnato una contrazione del 4,5%, al livello più basso dal 1997 - quando il regime allora guidato da Kim Jong-il fu colpito dalle carestie a seguito delle quali si ritiene siano morte milioni di persone - mentre l'anno scorso ha subito una contrazione dello 0,1%, sotto il peso dei lockdown che hanno fermato impianti e intere città in Cina, e delle sanzioni a cui il regime è sottoposto per i suoi programmi missilistico e nucleare.