AGI - "Luca è diventato l'uomo che è stato e che abbiamo conosciuto grazie agli insegnamenti ricevuti da bambino, lui frequentava l’oratorio, era un ragazzo normale... Non un santo o un eroe, ma aveva il valore dell’umanità che ha portato avanti anche quando ha realizzato il sogno della carriera diplomatica". E' commossa, Zakia Seddiki, vedova dell'ambasciatore Luca Attanasio, ucciso in Congo nel 2021.
"Mio marito è testimone di vita e di umanità, per questo non è morto", ha aggiunto intervenendo davanti alla platea del Festival della missione di Milano. Zakia è presidente e fondatrice dell'associazione umanitaria "Mama Sofia", che si pone come obiettivo quello di migliorare la vita a donne e bambini in difficoltà nel Congo con diversi progetti nel settore sanitario, dell'educazione e per l'accesso all'acqua.
E' diventata Fondazione italiana in memoria dell'ambasciatore, lanciata proprio il giorno dell'anniversario come messaggio di rinascita per difendere il valore della pace e dare voce a chi non ha voce nel mondo portando i valori di Luca, come uomo e diplomatico.
"Luca - ha aggiunto Zakia - diceva che faceva l’ambasciatore come una missione il cui obiettivo era non lasciare nessuno indietro. Rappresentare l’Italia era una responsabilità e lui non si è mai scordato del senso e del valore dell'umanità che unisce tutti, qualunque cosa si faccia, qualunque cosa si creda e ovunque si viva. Non ha fatto cose straordinario, ha creduto alla sua scelta, alla sua missione, al suo lavoro come responsabilità e dovere".
Se fosse in vita, ha proseguito, "non parleremmo di Luca e del Congo. Adesso sappiamo di lui, di quello che succede in Congo, del dramma che riguarda tanti, come dimostra anche la morte dell'autista che era un musulmano". E ha concluso: "Martire nella mia religione musulmana significa testimone di vita, per questo Luca non è morto. Sono testimoni di vita e ci insegnano ogni giorno i valori dell'umanità e del vivere insieme".