AGI - “Non è mai stato facile essere giornalisti in Russia” dice Tikhon Dzyadko, caporedattore dell'emittente russa indipendente Dozhd, oggi costretta a trasmettere dalla Lettonia. Agi lo ha incontrato in occasione del suo arrivo in Italia, dove sta partecipando al Festival di Internazionale a Ferrara.
Com’era e com’è la condizione della stampa in Russia?
Sin dall'inizio della sua presidenza Vladimir Putin ha iniziato una guerra con i media russi. Quando è iniziata la guerra le cose sono peggiorate ed essere un giornalista indipendente in Russia è diventato illegale. Chi usa la parola "guerra" per parlare appunto della guerra rischia una condanna a 50 anni di carcere. Più di cinquemila siti sono stati bloccati e centinaia di giornalisti indipendenti sono scappati dal Paese. Tutto questo mentre la popolazione russa è desiderosa di informazioni indipendenti, sempre più persone cercano di raggiungere blog e siti web che non siano sotto il controllo governativo e le nostre piattaforme stanno crescendo sempre di più. Le persone sono pronte a donare per avere informazione libera.
Molti giornalisti sono fuggiti dal Paese. Come si stanno riorganizzando dall'estero?
Si stanno ricollocando in località differenti, ma non senza problemi. Le difficoltà più grandi riguardano i visti, che non vengono rilasciati con facilità ai cittadini russi. È complesso anche trovare fondi per monetizzare i contenuti, sono state infatti aperte varie campagne di crowdfunding.
L’annuncio da parte di Putin dell’annessione di 4 regioni dell’Ucraina come sta cambiando le regole del gioco?
È un nuovo capitolo di questa guerra, ma non cambia le carte in tavola. Putin sta cercando di creare un nuovo status quo come ha fatto con la Crimea nel 2014, ma non succederà perché lui stesso ha distrutto tutto lo status quo esistente il 24 febbraio. L'Ucraina, l'Europa e gli Stati Uniti non riconosceranno questi territori come territorio russo. Nessuno lo farà. L'Ucraina non si fermerà finché non li avrà indietro. Inoltre, è molto difficile per la propaganda vendere l'idea dell'annessione al popolo russo, che non è molto interessato. Quindi non cambierà nulla e la situazione per Putin non potrà che peggiorare.
Il referendum nei territori ucraini occupati è sembrato quasi un tentativo di esercitare una forma di soft power, ma con la forza. Non è contraddittorio usare il potere coercitivo per estorcere il consenso?
Credo che il referendum sia inutile, non ha nessun significato per gli ucraini o il resto del mondo. Loro cercheranno di riprendersi i loro territori e i russi cercheranno di minacciarli con le armi nucleari per poter mantenere il controllo sui territori appena conquistati. Ma non sappiamo come andranno le cose, vedremo.
Come si muovono consenso e opposizione in Russia?
Penso sia importante capire che noi non sappiamo e non capiamo quale sia realmente il livello di supporto alla guerra nella nostra società. Credo che i dati forniti dallo Stato, che vedono l'85% della popolazione russa favorevole alla guerra, non siano corretti. Avere dei dati sociologici è impossibile. Credo che la maggioranza della popolazione russa abbia una posizione passiva, perché non vuole combattere o morire. Le persone stavano lasciando il Paese già prima dell’entrata in vigore della leva militare imposta da Putin.
Quali credi saranno le prossime mosse di Putin? Cosa significa l'attuale escalation?
Putin è ossessionato dall'Ucraina e non si fermerà. È ovvio che sta perdendo la guerra, l'Ucraina ha dimostrato di avere una grande capacità di difesa, mentre l'esercito di Putin è debole, privo di motivazione e disinformato. Per questo sta chiamando sempre più uomini a combattere. Cercherà di stabilirsi nei territori già conquistati e credo stia ancora sognando di prendere Kiev, ma vedremo come andrà. Perché le persone nell'esercito russo non sono motivate, a differenza degli ucraini che invece lo sono e hanno il supporto dalle armi che arrivano dall’occidente.
Ritieni che finora sia mancato qualcosa nei tentativi di riportare la pace?
No, credo che gli errori siano stati fatti prima dello scoppio della guerra. Per esempio, dopo la guerra tra la Russia e la Georgia, oppure dopo l'annessione della Crimea, quando dopo le elezioni l'Unione Europea e gli USA sono stati molto deboli nei confronti della Russia. In quel momento Putin ha capito che poteva invadere l'Ucraina. Ora penso che le sanzioni debbano essere più dure, forse solo in questo modo potremo arrivare alla pace.