AGI - Per festeggiare i 50 anni della ripresa delle relazioni fra Italia e Cina, il 2020 doveva essere un anno di scambi culturali intensi fra i due Paesi. La pandemia del Covid 19 ha però costretto il mondo a fermarsi, e gli Stati a chiudersi.
Ora, quasi tre anni dopo le prime notizie su uno strano virus molto contagioso che si stava diffondendo in Cina, a viaggiare non riprendono solo le persone, ma anche le opere d’arte: superando le difficoltà legate alle tensioni internazionali e alle lunghe quarantene ancora richieste a chi arriva dall’estero, sono state allestite e programmate, a Shanghai e in altre città cinesi, alcune grandi mostre che ospitano capolavori provenienti dai musei italiani.
I reperti etruschi dai musei di Bologna e Napoli, opere del ‘900 dalla Galleria d’arte moderna di Roma, le fotografie d’autore dei siti italiani dell’Unesco, 200 oggetti del design italiano in un allestimento firmato dal designer Aldo Cibic, gli autoritratti di tutte le epoche dalla Galleria degli Uffizi di Firenze, le opere di Giorgio Morandi dai musei di Bologna e Roma e, a fine anno, un ambizioso progetto sulla Bellezza con monumenti antichi trasportati in Cina dal museo archeologico di Napoli (40 mila chili di marmo e statue come l’Atlante Farnese, alto quasi 2 metri): sono le iniziative di questa seconda metà dell’anno della cultura e del turismo Italia-Cina 2022.
Francesco D’Arelli, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Shanghai è il promotore di tutte queste mostre, in collaborazione con il Consolato d’Italia a Shanghai e la console generale Tiziana D’Angelo, l’ambasciatore italiano in Cina Luca Ferrari e le istituzioni culturali cinesi. Ha raccontato all’Agi come sono nati i progetti e la loro importanza per riaffermare quanto in comune hanno i due Paesi.
“Ci tengo a sottolineare che è stato un lavoro di squadra – ha premesso, parlando da Shanghai dove il sinologo si trova dal giugno del 2021- Il consolato generale della città, che da sola ha 30 milioni di abitanti, copre tre province cinesi dove vivono 400 milioni di abitanti. Il programma di promozione culturale, guidato dall’ambasciatore Ferrari, coinvolge anche due direzioni del ministero degli Esteri, il ministero della Cultura e una quindicina di musei italiani. Noi siamo solo la punta della lancia, e tutta l’azione nasce da un lavoro sul campo di collaborazione con le istituzioni e i musei cinesi: non si tratta di creare eventi per riempire un calendario, ma di creare progetti che rispecchino una logica e una filosofia”.
C’è molto interesse da parte cinese, spiega D’Arelli, per la cultura italiana e per le sue competenze nel campo della conservazione e restauro delle opere d’arte: “La nostra idea – ha precisato - è quella di rilevare che anche la contemporaneità, in Italia, si ispira continuamente alla sua storia antichissima”. E’, questo, un punto importante che accomuna il nostro Paese alla Cina: due civiltà millenarie che coltivano la propria storia e sono in questo diverse dalle nazioni nate in epoche successive.
“La mostra sugli Etruschi – ha raccontato a mo’ di esempio lo studioso – è al museo di Wu di Suzhou, una città non lontana da Shanghai che era il centro dello stato di Wu, una civiltà per molti versi assimilabile a quella etrusca, appunto. In comune avevano non solo il destino di venire assorbiti da civiltà contemporanee dominanti, rispettivamente quella romana e quella della dinastia Qin, anche l’approccio alla vita materiale e al culto dei defunti”.
La città di Suzhou (10 milioni di abitanti) è stata scelta per le sue similitudini con Bologna (meno di 400 mila), dal cui museo civico archeologico arriva la maggior parte degli oltre 300 reperti esposti alla mostra Etruschi Signori dell’Italia.
Anche la mostra inaugurata nei giorni scorsi nella stazione People’s Square della metropolitana di Shanghai, la più grande del mondo con una trentina di linee e fra 11 e 15 milioni di persone che la utilizzano ogni giorno, è solo apparentemente “minore”, spiega ancora D’Alteri.
“Ha una grande valenza politica e culturale: l’Italia e la Cina sono i due Paesi al mondo con il maggior numero di siti Unesco, rispettivamente 58 e 56. Abbiamo selezionato 29 foto d’autore di altrettanti siti italiani e le abbiamo esposte con titolatura in inglese e cinese e un QR code che rimanda al nostro sito. È la prima volta che si promuove la cultura in una stazione della metropolitana e ha un grande impatto sul pubblico cinese, a cui mancano molto i viaggi pre-pandemia nel nostro Paese”.
Ma la promozione culturale non si limita alle esposizioni, spiega ancora il direttore dell’Istituto di Shanghai: “l’Italia è riconosciuta come un Paese dalle prestigiose tecniche e scuole di conservazione dei beni culturali. I nostri esperti viaggiano al seguito delle opere esposte, e dimostrano sul campo la loro bravura, nonostante le difficoltà della quarantena che allunga i tempi del loro impegno”. Gli interlocutori cinesi, sia a livello di istituzioni culturali che di controparti diplomatiche, “sono grati delle nostre grandi azioni culturali e l’Italia è il solo Paese che ha un programma culturale in questi mesi: portiamo il meglio del nostro Paese in Cina, e loro ci percepiscono come una potenza culturale: è un lavoro complesso che richiede un’armonia a tutti i livelli”.