AGI - Il controllo delle armi nucleari strategiche di Usa e Russia è regolato dall'accordo New Start, il trattato di disarmo nucleare, prorogato nel febbraio del 2021, due giorni prima della scadenza, per cinque anni proprio da Vladimir Putin e Joe Biden.
Siglato l'8 aprile 2010 a Praga dall'amministrazione Barack Obama insieme all'allora presidente russo Dimitry Medvedev, il trattato New START impegna i due Paesi a limitare i propri arsenali a un massimo di 1.550 testate nucleari, 700 missili (fra missili balistici intercontinentali con base a terra (ICBM) o installati su sommergibili (SLBM) e bombardieri pesanti), per ciascuna delle due potenze atomiche. È un arsenale in grado di distruggere facilmente la Terra più volte.
Il trattato consente il monitoraggio satellitare e a ciascuna delle parti di effettuare ogni anno 18 ispezioni con brevissimo preavviso, con lo scambio di reciproci dati in proposito. Prorogato nel 2021, il trattato dovrebbe durare fino al febbraio del 2026.
Da notare che il trattato non limita il numero di testate nucleari che possono essere immagazzinate ma quelle che possono essere dispiegate. I due Paesi possono dispiegare (rendere pronte al lancio immediato) al massimo 1550 testate nucleari (quindi circa il 30% in meno rispetto ai limiti fissati da nel trattato START I). E il numero delle testate schierate, in ogni caso, può superare le 1550 unità (anche se non di molto per limiti pratici) in quanto nei limiti imposti nel trattato vengono conteggiati solo i bombardieri ma questi ultimi possono trasportare più di una testata.
Secondo l'Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma, ciascuno dei due Paesi ha circa 6.000 testate nucleari. Non solo: il trattato non considera le armi nucleari russe non strategiche, ossia con gittata inferiore ai 5.500 km né lo sviluppo di nuovi sistemi di vettori nucleari o le crescenti capacità nucleari cinesi, su cui non ci sono cifre precise.
Quando l'accordo è stato prorogato, gli Usa volevano la partecipazione ai colloqui anche del governo di Pechino, con l'obiettivo di estendere il trattato a comprendere anche le sue forze nucleari; ma la Cina ha ribadito di non essere disponibile a negoziati trilaterali se prima le altre due potenze non avessero ridotto i propri arsenali.