AGI - Le relazioni specifiche sulla situazione di Ungheria e Polonia rispetto alla violazione dei diritti fondamentali dell'Ue saranno affrontate a novembre al Consiglio Affari generali dell'Ue. Nella riunione di domani, invece, "ci sarà un dibattito orizzontale sul report" annuale sullo stato di diritto nell'Ue. E' quanto ha dichiarato, alla vigilia del Consiglio Affari generali Ue di domani, un funzionario Ue. "Per quanto riguarda l'Ungheria, abbiamo visto gli annunci di ieri della Commissione" di congelamento di un terzo dei fondi Ue destinati all'Ungheria (pari a 7,5 miliardi di euro) nel caso in cui Budapest continuasse con la sistematica violazione dei valori fondanti dell'Ue.
"Ovviamente, dobbiamo vedere anche la reazione dell'Ungheria", ha aggiunto. "I passaggi sono stati annunciati dalla Commissione, ma abbiamo bisogno di vederli più nel dettaglio", ha precisato. "Il Consiglio ha ora un mese per riflettere su questo e per relazionarsi con la Commissione e con il governo ungherese. Vedremo quali decisioni saranno prese. Sembrano promettenti", ha specificato ancora.
Già ieri, da Budapest, il ministro ungherese per lo Sviluppo regionale e i fondi Ue, Tibor Navracsics, ha scandito che l'Ungheria onorerà, entro il tempo concesso dalla Commissione europea, il 19 novembre, gli impegni presi sul rispetto dei principi dello stato di diritto, tanto che i primi due pacchetti legislativi in materia sono attesi all'inizio e alla fine di questa stessa settimana, il 19 e il 23 settembre. "Finalmente ci avviciniamo a una soluzione nella storia dell'Ungheria e dei fondi Ue", ha scritto su Twitter Zoltan Kovacs, portavoce del governo del premier Viktor Orban. Di più: la proposta della Commissione europea è stata recepita a Budapest come "un passo avanti, in quanto apre la strada alla conclusione dei negoziati sul fondo di ricostruzione e sui fondi di coesione", ha commentato Kovacs.
"Ieri mattina, la Commissione europea ha dato al governo ungherese tempo fino al 19 novembre per evitare il congelamento di un terzo dei fondi Ue. Il governo ungherese è in trattativa con la Commissione europea da mesi. La decisione di ieri ha confermato che le procedure di condizionalità sono state completate", ha proseguito il portavoce.
Secondo Budapest, infatti, "la decisione conclude i negoziati" e questo "significa che non sono necessari ulteriori negoziati per giungere a una conclusione e che non possono essere avanzate ulteriori richieste nell'ambito della procedura di condizionalità. Cio' implica anche che se l'Ungheria soddisfa i requisiti di condizionalità e i propri impegni, le sanzioni del Consiglio non saranno adottate". Kovacs ha ricordato che "la stessa procedura di condizionalità implicava che la Commissione europea avrebbe fatto una raccomandazione al Consiglio in cui si diceva che se il governo ungherese non avesse rispettato le condizioni, sarebbero state imposte sanzioni finanziarie. Ma poichè l'Ungheria rispetterà i suoi impegni, questo scenario non è più fattibile", ha aggiunto.
Dunque, "la Commissione controllerà il rispetto degli impegni assunti dal governo ungherese e potrebbe anche ritirare la sua proposta di sanzioni il 19 novembre", ha continuato il portavoce evidenziando che "l'Ungheria non è mai stata cosi' vicina alla firma dei documenti sui fondi di coesione e di ricostruzione" e, anzi, "è solo questione di poche settimane".
La Commissione europea, ieri, ha proposto al Consiglio di tagliare all'Ungheria 7,5 miliardi di euro dai fondi di Coesione a causa della "sistematica violazione dei principi dello Stato di diritto". La decisione è stata presa all'unanimità da tutti i commissari e si tratta di una misura, applicata per la prima volta, a tutela del bilancio dell'Unione. "è una chiara dimostrazione della determinazione della Commissione a proteggere il bilancio dell'Ue e a utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione per garantire questo importante obiettivo", ha dichiarato il commissario europeo al Bilancio, Johannes Hahn, in conferenza stampa.
"Difendiamo i valori dello Stato di diritto e proteggiamo il bilancio comune europeo. Le autorità ungheresi sono chiamate a rispondere con misure correttive concrete", ha spiegato il commissario all'Economia, Paolo Gentiloni. La proposta è di sospendere il 65% dei fondi destinati a tre programmi operativi dei fondi di Coesione destinati all'Ungheria, pari a un taglio di quasi 7,5 miliardi di euro sui circa 22 miliardi di euro complessivi dei fondi di Coesione destinati a Budapest. Il commissario al Bilancio ha anche respinto la critica sull'entità del taglio, esiguo secondo alcuni, ricordando che "si tratta della stessa somma richiesta dall'Ungheria nel suo Pnnr", che è ancora bloccato sempre a causa delle carenze sullo stato di diritto. Inoltre, la proposta della Commissione prevede anche il divieto di assumere impegni legali con i fondi di interesse pubblico (al centro delle carenze) per programmi attuati in gestione diretta e indiretta.
Allo stesso tempo, i destinatari finali e i beneficiari dei fondi dell'Unione dovrebbero continuare a ricevere i pagamenti direttamente dallo Stato membro interessato.
Tante sono le criticità che l'esecutivo europeo, nella sua procedura che va avanti dallo scorso aprile, ha individuato nella situazione ungherese. Come "una sistematica incapacità, non volontà o riluttanza, da parte delle autorità ungheresi, di impedire decisioni contrarie alla legge, in materia di appalti pubblici e conflitti di interesse, e quindi di affrontare adeguatamente i rischi di corruzione".
In particolare "vi sono state percentuali insolitamente elevate di appalti aggiudicati in presenza di un solo offerente, attribuzioni di appalti a società specifiche, che stanno gradualmente conquistando ampie fette di mercato, nonchè gravi carenze nella attribuzione di accordi quadro". Inoltre, "vi sono indicazioni di possibili aste irregolari di terreni agricoli demaniali nonché problematiche relative a prevenzione, individuazione e correzione dei conflitti di interesse".
Infine, "vi sono preoccupazioni in merito alla non applicazione delle norme sugli appalti pubblici e sul conflitto di interessi ai 'trust di interesse pubblico' e agli enti da essi gestiti, e alla mancanza di trasparenza per quanto riguarda la gestione dei fondi da parte di tali trust". In questo contesto, l'Ungheria aveva proposto, da luglio, una serie di misure correttive che, pero', secondo Bruxelles, per poter essere considerate adeguate, dovrebbero porre fine alle violazioni dei principi dello Stato di diritto e/o ai rischi che creano per il bilancio dell'Ue e gli interessi finanziari dell'Unione.
La conclusione della Commissione è che le misure correttive proposte, se correttamente dettagliate nelle leggi e norme pertinenti e attuate di conseguenza, potrebbero in linea di principio affrontare le questioni in sospeso. Per questo, in attesa del completamento delle principali fasi di attuazione, secondo la Commissione permane un rischio per il bilancio. E questo spiega la decisione e le misure proposte, che tengono conto anche dell'azione correttiva presentata dall'Ungheria.
Quella della Commissione, infine, è una proposta al Consiglio (quindi gli Stati membri) che ora ha un mese di tempo per decidere se adottarla o meno. Il sistema decisionale è quello della maggioranza qualificata che richiede una voto positivo del 55% degli Stati membri che corrisponda allo stesso tempo ad almeno il 65% della popolazione totale dell'Ue. Il periodo di valutazione delle misure avanzate, pero', puo' essere prorogato di un massimo di altri due mesi in circostanze eccezionali.