AGI - Nel cuore dei Pirenei drammatico ritrovamento di 170 pecore morte in un dirupo, altre scappate e almeno sette bloccate sul posto dopo essersi buttate nel vuoto per scampare presumibilmente all’attacco di un orso.
A riferirlo è la stampa locale, tra cui il quotidiano Ouest France, rilanciando la denuncia degli allevatori che chiamano in causa lo Stato francese per il suo mancato intervento a tutela del proprio gregge. Hanno fatto scalpore e sono diventate virali le fotografie di decine di pecore rinvenute schiacciate e smembrate dopo essere precipitate di diversi metri nel dirupo di Coumebière a Aulus-Les-Bains (Ariège), nella regione del Couserans. Proprio nel Couserans si trova l’80% degli orsi dell’intera regione.
“A quanti drammi come questo dobbiamo ancora assistere prima che soluzioni vere ci vengano proposte. Lo Stato deve prendere una decisione, riconoscendo che la coabitazione con l’orso non è più possibile” ha deplorato Alain Servat, presidente della Federazione degli allevatori dell’Ariège (Occitania), regione in cui si è verificata la sciagura.
“Non c’è alcun dubbio sul fatto che se 170 pecore si gettano nel vuoto, per forza ci deve essere qualcosa dietro che le spinge” ha sottolineato Servat, che è anche sindaco del comune di Ustou.
Diverse associazioni di categoria mettono lo Stato sotto accusa per la sua inazione nonostante i ripetuti appelli e richieste di aiuto da parte degli allevatori, il cui bestiame è sempre più spesso vittima di attacchi degli orsi. Stesso sdegno da parte della presidente del dipartimento dell'Ariège, dove si trova la maggior parte degli orsi dei Pirenei.
"Sono arrabbiata perché il lavoro quotidiano dei nostri allevatori è minato da uno Stato che è sordo alle richieste di aiuto" ha scritto Christine Téqui sulla sua pagina Facebook.
Il problema secondario ma altrettanto importante è quello del risarcimento degli allevatori in caso di perdita dei propri capi di bestiame. “Da 20 anni a questa parte, molti degli accertamenti hanno mostrato che sono diverse le cause che fanno precipitare del gregge: un cane, un cinghiale, un temporale.
Ma solo se vengono riscontrate prove di depredazione da parte dell’orso si ha diritto ad un risarcimento” ha precisato Alain Reynes, direttore dell’associazione Pays de l'ours-Adet, deplorando la “perversità del sistema”.
Molti allevatori, cacciatori ed eletti locali sono contrari alla presenza dell'orso nei Pirenei, difeso dallo Stato e dalle associazioni di protezione della biodiversità. Mentre il plantigrado era praticamente scomparso da questa catena montuosa, negli anni '90 è stato avviato un programma per reintrodurre gli orsi bruni dalla Slovenia. Oggi se ne contano circa 70, secondo le autorità francesi, in particolare al centro dei Pirenei, in Ariège sul versante francese, in Val d'Aran su quello spagnolo.
Il terribile incidente si è verificato dopo la sospensione da parte del Tribunale amministrativo di Tolosa (Haute-Garonne) di diverse autorizzazioni per spaventare gli orsi nel settore di Couserans.
I giudici hanno espresso seri dubbi sulla legittimità dei decreti prefettizi: i mezzi messi in atto per tutelare le mandrie non sarebbero sufficientemente significativi e il numero di pecore predate sul totale degli animali negli alpeggi, dal 2,35 al 3,37%, non rappresenta un "danno significativo all'allevamento".
Lo sfogo più incisivo è arrivato da Téqui, presidente del Consiglio dipartimentale dell'Ariège, che si dice “arrabbiata per l'ignoranza dello "Stato decisionale" che da Parigi ci impone una visione dello sviluppo dei territori con drammatiche conseguenze".
Secondo la stessa fonte, “la montagna non è ascoltata, peggio, denigrata. Sono arrabbiata con lo Stato che ha creato questa situazione totalmente illusoria e sconsiderata e che chiede agli altri di gestirne e subirne le conseguenze senza dare, né mezzi né soluzioni per affrontarlo” ha concluso Téqui.
Il 19 agosto scorso, 45 pecore erano state uccise durante uno scavo nella roccia, sempre a Couserans nell’Ariège. Gli allevatori hanno incolpato l'orso dopo aver trovato delle feci in loco.