AGI - Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan inizia oggi un viaggio di tre giorni nei Balcani che lo porterà in visita ufficiale prima in Bosnia, poi in Serbia e infine in Croazia. La regione è da sempre considerata la porta della Turchia verso l'Unione Europea, proprio per la posizione geografica e per i rapporti storicamente buoni.
Non a caso il leader turco, che dai primi anni della propria ascesa al potere ha sempre dedicato uno sguardo particolarmente attento ai Balcani, facendo spesso leva sull'eredità lasciata sul lato est dell'Adriatico dall'impero ottomano, ha ribadito l'impegno della Turchia per la stabilità e lo sviluppo della regione.
Secondo Erdogan, il sostegno turco rimane importante per un processo di integrazione dei Paeis balcanici all'interno del sistema di Difesa Euroatlantico. Una prospettiva che però potrebbe riguardare Bosnia e Croazia, non la Serbia, storicamente vicina alla Russia, che da Ankara attende piuttosto i droni TB2 Bayraktar, la cui fama ha raggiunto il culmine con la guerra in Ucraina.
Un legame che in Bosnia, ma non solo, passa anche per la comune fede islamica. Un fattore che ha sempre tenuto unite Bosnia e Turchia, ma che riguarda anche la Croazia, dove Erdogan prenderà parte all'inaugurazione di un centro culturale islamico nella città di Sisak.
La prima tappa del viaggio di Erdogan è Sarajevo. "Cercheremo una soluzione alla crisi politica in Bosnia durante la visita. La Turchia deve essere per la Bosnia portatrice di pace, tranquillità, sviluppo ed equità in una regione dove la tensione può salire in ogni momento. Siamo determinati a fare tutto quanto in nostro potere per la stabilità dell'area", ha detto Erdogan in partenza.
Dalla visita del presidente turco la Bosnia si attende "un impatto che porti calma ed equilibrio" in un momento di incertezza politica. Lo ha dichiarato Sefik Dzaferovic, capo della Presidenza bosniaca, che ha sottolineato l'importanza della stabilità e delle relazioni economiche con Ankara.
"La Bosnia vuole incrementare la cooperazione con la Turchia, Erdogan lo sa e la sua visita ha un fine costruttivo per il mantenimento di pace e stabilità non solo in Bosnia ma nell'intera regione. Per la Turchia la Bosnia e i Balcani sono importanti", ha detto Dzaferovic alla vigilia della visita.
Circostanze confermate dalla presidenza turca con un comunicato di oggi: "Abbiamo in programma una serie di incontri in cui saranno passate in rassegna tutte le relazioni bilaterali, poste le basi per incrementare il livello d cooperazione in diversi ambiti, saranno discussi investimenti, progetti e infrastrutture, con particolare attenzione a quelle opere che possono garantire lo sviluppo dei Balcani, facendone aumentare l'importanza in ambito internazionale".
Nel programma del presidente turco e della delegazione ci sono incontri politici di alto livello, ma anche riunioni di carattere strettamente economico.
Business forum sono infatti stati programmati sia a Sarajevo che a Belgrado che a Zagabria. Un'occasione che il DEİK, l'ente statale turco per le relazioni economiche all'estero, non ha intenzione di lasciarsi sfuggire. Da un lato il mercato del Balcani si è mostrato storicamente aperto alla Turchia, per diventare con gli anni sempre più attraente per gli investitori turchi grazie alla forza lavoro qualificata e incentivi finanziari e un regime fiscale agevolato.
Dall'altro la crisi economica che attanaglia la Turchia, che impone al governo Erdogan di non tralasciare alcuna possibilità per dare forza all'export turco nella speranza di abbassare l'inflazione e stabilizzare la lira turca in vista delle elezioni del 2023.
Un tour di tre giorni per ribadire la "particolare importanza" che il presidente turco ha sempre dedicato ai Balcani, la cui stabilità è definita da Erdogan "vitale per la Turchia". Questo viaggio conferma quanto i Balcani siano importanti politicamente, geograficamente ed economicamente per Ankara, che torna a far valere fattori storici e culturali per consolidare i rapporti in un momento in cui la tensione con l'altro inquilino dei Balcanş, la Grecia, è tornata altissima.
Una situazione di tensione cui Erdogan ha dedicato un accenno prima di partire per la Bosnia, ricordando che la Grecia "non è al livello della Turchia, nè economicamente, nè politicamente, nè militarmente".