Non è solo uno spauracchio italiano: con l'aumento dei costi energetici, molte aziende che gestiscono piscine comunali in Francia sono costrette a chiuderle prematuramente per risparmiare denaro. Una trentina di piscine pubbliche, a Limoges, Granville o Versailles, Montauban, Rivesaltes e Nîmes hanno chiuso bruscamente i battenti lunedì perché la società operativa Vert Marine non può più far fronte all'aumento dei prezzi dell'energia, ha scritto questa società in un comunicato, e protempore ha dovuto chiudere un terzo dei suoi stabilimenti e collocare "il personale in disoccupazione parziale".
Il motivo è presto detto: la bolletta energetica di questa struttura pubblica “è passata da 15 a 100 milioni di euro", ovvero "l'intero fatturato annuo dell'azienda". Ma l'azienda, che si è confrontata con la comunità dei suoi utenti a partire dallo scorso giugno, non è stata in grado di trovare una soluzione per il momento, però si è anche detta sicura di non voler moltiplicare i prezzi degli abbonamenti alle piscine per tre volte tanto il loro normale costo.
Vert Marine si appella quindi "alle autorità locali e governative affinché prendano le decisioni necessarie e senza precedenti per tornare a costi energetici sopportabili e per consentire l'assunzione di obblighi di servizio pubblico” ovvero, “in primo luogo imparare a nuotare nell'ambiente scolastico", spiega in una nota l’azienda che ha 2.000 dipendenti.
Secondo l'associazione France Urbaine, che riunisce metropoli e grandi città, una specie di Anci italiano, circa il 10% dei suoi membri sta pensando di chiudere le piscine durante quest'inverno.
Nel frattempo, già da quest'estate diverse comunità francesi hanno deciso di ridurre le fasce orarie della propria piscina, o addirittura di abbassare la temperatura dell'acqua per cercare di ridurre una bolletta esplosiva. Il trend potrebbe continuare vista la crisi energetica, anche se per la maggior parte di loro quello con la chiusura tout court si rivela un appuntamento non più eludibile.