AGI - La crisi dell’energia e le misure di emergenza che l’Ue si prepara a introdurre per far fronte all’aumento dei prezzi sono tra gli argomenti che compaiono oggi sulle prime pagine dei maggiori quotidiani internazionali. La guerra in Ucraina trova invece poco spazio, con l’eccezione del Washington Post che dà in esclusiva la notizia dell’arrivo in Russia di droni militari iraniani destinati all’uso nel conflitto.
Washington Post
La prima fornitura di droni bellici iraniani è giunta in Russia e verrà usata nella guerra in Ucraina. La notizia è in prima pagina sul Washington Post, secondo cui ciò conferma da un lato il consolidamento dei legami tra Mosca e Teheran, ma dall’altro lato anche le difficoltà del Cremlino a sostenere le sue zoppicanti forze armate. I droni, prelevati in Iran da aerei cargo russi il 19 agosto scorso secondo fonti dell’intelligence Usa e di altri Paesi citate dal Post, sono di due tipi, Mohajer-6 e Shahed , entrambi in grado di trasportare munizioni per attacchi a radar, artiglieria e altri obiettivi militari. Tuttavia, nei primi test effettuati in Russia, secondo le stesse fonti, i droni iraniani si sono dimostrati difettosi e hanno subito numerosi fallimenti. A ogni modo, l’amministrazione Biden ritiene che questo lotto sia solo il primo di un trasferimento pianificato in Russia di centinaia di velivoli a pilotaggio remoto iraniani di vario tipo.
In risalto in prima pagina anche il surriscaldamento del clima, con uno studio pubblicato della rivista Nature Climate Change, secondo cui è ormai inevitabile che si sciolga il 3,3% della calotta glaciale della Groenlandia, pari a 110 trilioni di tonnellate di ghiaccio che si trasformeranno in acqua e causeranno un innalzamento del livello del mare di 30 centimetri circa a livello globale da qui al 2100. Un titolo segnala, poi, che le fabbriche di armi negli Usa stanno spostando i loro impianti dagli Stati governati dai democratici a quelli dove sono al potere i repubblicani e dove ritengono perciò che l’opinione pubblica sia a loro maggiormente favorevole.
New York Times
I rifiuti di Roma sono tra gli argomenti della prima pagina del New York Times: “Sforzi per portare fuori da Roma un problema che puzza”, dice il titolo del lungo articolo che dipinge un quadro molto familiare ai romani: “Un serraglio di cinghiali, gabbiani violenti e topi si riunisce per banchettare con i detriti traboccanti della capitale”, dove “all'inizio di quest'estate, un'ondata di incendi sospetti agli impianti di smaltimento dei rifiuti e ai depositi di rottami ha oscurato i cieli, soffocato l'aria e sollevato lo spettro di roghi dolosi e criminalità organizzata”. Poi, “quando sembrava che il il fetore dei problemi di spazzatura di Roma non potesse peggiorare, una disputa sulla costruzione di un nuovo inceneritore per la città è emerso come il pretesto dichiarato di un ammutinamento politico che ha fatto crollare il governo di unità nazionale del presidente del Consiglio Mario Draghi a luglio”. Ma la norma sull’inceneritore è sopravvissuta, e per questo secondo il Nyt la soluzione del problema dei rifiuti di Roma “potrebbe essere all’orizzonte”.
Il giornale dà evidenza anche a una sua inchiesta sulla durezza insopportabile dell’addestramento dei Navy Seals, corpo d’elite di incursori della Marina statunitense, le cui reclute sottoposte a una preparazione severissima spesso ricorrono a droghe per resistere. Lo spunto dell’articolo è la morte di un ventiquattrenne, stroncato dopo appena tre settimane nei Seals dalla miscela durissima di prove fisiche e mentali, come ipotermia e privazione del sonno. Tra gli altri titoli, le alluvioni in Pakistan e il rinvio del lancio del razzo Artemis 1 del programma lunare della Nasa.
Wall Street Journal
Il rinvio per guasti tecnici del lancio della missione Artemis 1 con cui la Nasa vorrebbe riportare l’uomo sulla luna è in evidenza con una grande fotografia sulla prima pagina del Wall Street Journal, che dà però il titolo centrale alle violenze esplose in Iraq dopo l’annuncio di Moqtada Al Sadr, leader sciita, del suo ritiro dalla politica dopo un lungo e infruttuoso braccio di ferro per la formazione di un governo. Milizie armate si sono affrontate nella capitale Baghdad, e negli scontri sono state uccise almeno 17 persone. È il sanguinoso sbocco di una crisi apertasi dopo le elezioni dell’ottobre dell’anno scorso, in cui il blocco capeggiato da Al Sadr ha ottenuto il maggior numero di voti. Ma il leader, che è un religioso ed è vicino all’Iran, non è riuscito a formare un governo per i contrasti con le altre fazioni sciite. Da più di un mese i suoi sostenitori assediavano il Parlamento e appena hanno saputo che ha gettato la spugna sono cominciate le sparatorie per le strade. La missione Onu in Iraq ha parlato di situazione molto grave, che mette in pericolo la sopravvivenza stessa dello Stato iracheno: insomma, uno dei maggiori produttori di petrolio del mondo, sottolinea il Wsj, sta per precipitare nella guerra civile con conseguenze imprevedibili per il mercato del greggio.
Il quotidiano dedica poi un approfondimento all’inefficacia mostrata dalle sanzioni economiche occidentali contro la Russia, che è riuscita a mantenere di fatto invariate, se non addirittura ad aumentare, le sue enormi entrate dall’esportazione di petrolio e gas, vendendoli ad altri compratori, tra i quali spiccano Cina e Turchia, che beneficiano di prezzi scontati: sicché Mosca, in barba alle sanzioni, è riuscita a convogliare nelle proprie casse 97 miliardi di dollari in luglio, e mantiene una media mensile di guadagni di 20 miliardi di dollari al mese, ben più dei 14,6 miliardi del 2021. Tra gli alti titoli, un’analisi sul calo della Borsa di New York determinato ieri dall’aumento del rendimento dei titoli di Stato americani, colpiti da un’ondata di vendite: un segno che agli investitori non piace la linea dura di Powell sui tassi.
Financial Times
Le contromisure che l’Ue sta preparando per tentare di mettere freno alla corsa dei prezzi dell’energia sono la notizia principale sulla prima pagina del Financial Times. Bruxelles si muove mentre le previsioni si fanno più fosche, rileva il giornale ricordando un’analisi diffusa ieri dal colosso Shell secondo cui la crisi in atto durerà per anni. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha annunciato “interventi di emergenza”, per correggere “i limiti” delle attuali regole del mercato europeo dell’energia. Tra le principali idee, riferisce Ft, c’è lo sganciamento dei prezzi dell’elettricità dai costi del gas. Questo legame è stato fattore trainante dei rincari, considerando che il costo medio europeo dell’elettricità è aumentato di 10 volte rispetto alla media degli ultimi dieci anni, e quello del gas di 14 volte. Insomma, il gas ha trainato e l’elettricità ha seguito. Il giornale sottolinea che anche le aziende di distribuzione stanno pagando le conseguenze di questi aumenti, benché quelle che operano nel settore del gas abbiano ricavato sostanziosi extraprofitti. Ad esempio, la tedesca Uniper, tra le maggiori utilities della Germania, a corto di liquidità, ha dovuto chiedere più che un raddoppio del prestito, da 4 a 9 miliardi, ottenuto dalla banca pubblica KfW. Hanno spazio in prima pagina anche il rinvio del lancio del razzo senza equipaggio del nuovo programma lunare della Nasa e la controffensiva lanciata dagli ucraini per strappare ai russi la regione di Kherson.
The Times
Nuove concessioni di ricerca petrolifera nel Mare del Nord saranno rilasciate da Liz Truss, accreditata come prossima premier, subito dopo il suo insediamento. Lo scrive in prima pagina il Times, citando fonti del partito conservatore che indicano questa come la principale mossa strategica cui la futura leader pensa per risolvere la crisi energetica in Gran Bretagna. Truss punta insomma a un aumento della produzione interna di petrolio, e del tema hanno parlato già l’attuale ministro dell’Industria, Kwarteng, e il ministro della Brexit, Rees-Mogg, in incontri con i vertici della maggiori società petrolifere britanniche, per stimolare maggiori investimenti sui giacimenti già sfruttati, in modo da accrescere la quantità giornaliera di barili estratti. Londra nel contempo aumenterà le importazioni di greggio dalla Norvegia. Il giornale dà spazio anche alle dichiarazioni di Meghan Markle sulla rottura tra suo marito Harry e il padre Carlo, erede al trono, e a una ricerca dell’università di Oxford secondo cui, contrariamente a quanto finora ritenuto, le statine non causano dolori muscolari come effetto collaterale.
Le Monde
Clima e inflazione sono le due crisi che il governo francese deve affrontare e che Le Monde mette in apertura con l’annuncio della premier Elisabeth Borne di un “fondo verde” da 1,5 miliardi di euro per la transizione ecologica, e davanti alle assise della Medef, la Confindustria francese, ha esortato le imprese a raddoppiare gli sforzi per ridurre il loro consumo di energia. Borne non ha chiuso del tutto la porta alla tassazione straordinaria degli extra profitti delle aziende energetiche, sollecitata dalla sinistra, e ha promesso misure per ridurre l’impatto degli aumenti delle bollette. Aumenti che tirano al rialzo l’inflazione, ora attestatasi in Francia all’11,7% su base annua. I rincari cominciano a modificare le abitudini di consumo delle famiglie, sottolinea il giornale, che ha intervistato in proposito l’ad di Systeme U, uno dei più importanti operatori della grande distribuzione francese, che registra un calo degli acquisiti e la loro concentrazione sui generi di prima necessità.
Le Figaro
La Francia è sempre più di destra secondo uno studio di Fondapol, che Le Figaro mette oggi in apertura. La Fondazione per l’innovazione politica (un centro studi di orientamento liberale noto appunta come Fondapol) ha scomposto e analizzato i risultati delle recenti elezioni legislative francesi, e ha concluso che il 76,86% dei voti espressi al primo turno sono stati voti di protesta, e che ne ha fatto incetta soprattutto il Rassemblement National di Marine Le Pen, mentre i neogollisti di Les Republicains, vanno perdendo di rilevanza. Commenta il giornale: “Una parte molto larga della popolazione protesta contro un certo numero di derive, ma i nostri rappresentanti, mediatici o politici, continuano ad abbandonare questa protesta al Rassemblement National. Menti troppo occupate con la sofisticata stupidità delle lotte intestine lasciano da parte laicità, sicurezza, buon senso. E aprono così un'autostrada a Marine Le Pen, di cui domani denunceranno la facilità con cui marcia verso il potere”.
El Pais
Misure di emergenza dell’Ue contro la crisi energetica in apertura su El Pais, che paragona le iniziative annunciate da Ursula von der Leyen, ma ancora da definire, alla mobilitazione che l’Europa mise in campo per difendere l’euro dieci anni fa e a quella più recente contro la pandemia. Il giornale dà risalto, ovviamente, alla posizione della Spagna, che ha adottato con successo a partire dallo scorso giugno, assieme al Portogallo, un tetto al prezzo del gas destinato alle centrali elettriche e ha conseguito in tal mondo una riduzione di circa il 20% delle bollette. Si tratta della così detta “eccezione iberica” autorizzata da Bruxelles, e che ora Madrid suggerisce di estendere a livello continentale. “Spagna e Portogallo sono riusciti a convincere i loro partner alcuni mesi fa che la loro situazione era eccezionale a causa della mancanza di interconnessioni energetiche della penisola iberica con il resto del continente e sono stati in grado di disaccoppiare i prezzi dell'elettricità dalle quotazioni di mercato. Il risultato si vede anche in giornate come questo lunedì, quando il prezzo di un kilowattora in Spagna ha toccato i 460 euro, il terzo più alto della sua storia, ma è ancora più alto in paesi come Francia, Italia o Austria, con contributi superiori a 700 euro”. Insomma, secondo El Pais, Madrid potrà giocare un ruolo importante nelle decisioni dell’Ue, e intende farlo: Sanchez ne parlerà con Scholz immediatamente durante la sua visita a Berlino. Tra gli altri titoli, il giornale – sempre attento al tema degli abusi sessuali nella Chiesa - dà spazio alle violenze pedofile nelle scuole gestite dei gesuiti, l’ordine contro il quale è stato presentato in Spagna il maggior numero di denunce: sono 130 i religiosi sotto inchiesta.
Frankfurter Allgemeine Zeitung
Le linee di riforma dell’Ue esposte dal cancelliere tedesco Olaf Scholz in un discorso all’università di Praga sono la notizia del giorno per la Frankfurter Allgemeine Zeitung. "Se non ora, quando creeremo un'Europa sovrana in grado di reggere il confronto in un mondo multipolare?", si è chiesto Scholz, che ha posto l’esigenza di una "Europa come soggetto geopolitico capace di agire nella politica mondiale", ha sostenuto l'allargamento dell'Unione, combinato però con le necessarie riforme istituzionali, e ha sollecitato una politica di difesa europea comune, e in particolare di difesa aerea coinvolgendo Polonia, i Paesi baltici, i Paesi Bassi, i cechi, gli slovacchi e i Paesi scandinavi come possibili partner. Il giornale sottolinea che si tratta di idee non del tutto nuove, ma diventate urgenti nell’attuale scenario internazionale in cui “l'imperialismo della Grande Russia di Putin è diventato una grave minaccia alla sicurezza e alla prosperità europea” mentre “economicamente l'Europa si è resa ancora più dipendente dalla Cina che dalla Russia”. Ma, avverte la Faz, “se gli europei vogliono continuare a vivere secondo le proprie idee di democrazia, diritti umani ed economia di mercato, devono intensificare la loro cooperazione in tutti i campi politici importanti e organizzarla in modo più efficace”. In primo piano anche la crisi energetica, con il dibattito interno al governo sulla tassa sull’energia e la proposta delle amministrazioni di Baviera e Baden-Wuerttenberg di un’accelerazione sul gasdotto per l’idrogeno, attualmente previsto nel 2030.
China Daily
Ancora la questione di Taiwan in evidenza sul China Daily, dopo il passaggio di due navi militari americane nello Stretto, che secondo il giornale dopo la visita di Nancy Pelosi a Taipei è stata un’inattesa nuova provocazione mentre “molti pensavano che gli Usa si sarebbero astenuti dall’intorbidire ulteriormente le acque”. Una “mossa senza scrupoli”, scrive il quotidiano, e un nuovo segnale che “gli Stati Uniti continuano a svuotare il principio della Cina unica, e quindi rischiano di innescare un conflitto. Soprattutto perché l'esercito cinese è in allerta e pronto a contrastare qualsiasi mossa degli Stati Uniti per cambiare lo status quo nello Stretto”. La posizione degli Stati Uniti nei confronti di Taiwan, conclude il giornale, “è fortemente influenzata dalla sua politica interna. Ma per vincere qualche punto nella loro partita di superiorità in casa e forse mostrare alcuni muscoli militari all'estero, i politici statunitensi non dovrebbero giocare con il fuoco interferendo nella questione di Taiwan, costringendo la loro stessa gente, così come quelli dall'altra parte dello Stretto, a pagare per le loro azioni sconsiderate”.
Quotidiano del Popolo
Il People’s Daily, edizione in inglese dell’organo del Partito comunista cinese, si scopre ambientalista e attacca in un editoriale pubblicato anche dal Global Times, l’Occidente per le sue contraddizioni sul surriscaldamento globale. “I paesi occidentali che si dichiarano all'avanguardia nella lotta al cambiamento climatico non solo stanno tornando al carbone di fronte a una crisi energetica, ma stanno anche cercando di sottrarsi alla loro promessa di fornire aiuti finanziari ai Paesi africani, mentre i leader europei cercano per evitare che i leader africani pianifichino di venire in Europa per chiedere la consegna del denaro promesso per aiutarli a far fronte al cambiamento climatico”, accusa il giornale, che prende spunto dall’Africa Climate Week delle Nazioni Unite, apertasi ieri a Libreville, in Gabon, per un affondo in difesa delle nazioni africane, (dove Pechino ha solidissimi interessi economici) che “stanno pagando il prezzo più caro delle emissioni dei Paesi ricchi”, il cui “egoismo ostacolerà anche la cooperazione globale sui cambiamenti climatici e forse metterà in ombra l'imminente COP27”. L'Africa rappresenta appena il 3,8% delle emissioni globali di gas serra, ma le 10 nazioni più vulnerabili ai cambiamenti climatici si trovano in Africa, ricorda il giornale, e per questo, conclude, “i Paesi europei e gli Stati Uniti hanno sulle spalle il grande obbligo morale di adempiere al loro impegno finanziario nei confronti dei Paesi in via di sviluppo, in particolare quelli africani, che subiscono il maggior peso del problema climatico”.