AGI- L'ultimo soldato francese dell'operazione Barkhane ha lasciato il Mali. Il disimpegno francese è iniziato sei mesi fa quando il presidente Emmanuel Macron lo ha annunciato.
Un impegno durato 9 anni e che è terminato nel peggior modo possibile per Parigi. Al di là delle parole formali, la fine dell'operazione Barkhane in Mali rappresenta uno "smacco" per la Francia. Non è stata voluta, anche se organizzata nei minimi dettagli per non creare contraccolpi negativi, ma imposta dal regime golpista maliano.
I rapporti tra Bamako e Parigi hanno cominciato a incrinarsi dopo i due colpi di stato che hanno portato i militari al governo del paese, subito stigmatizzati da Macron.
Poi la crisi diplomatica è salita di tono con la cacciata dell'ambasciatore francese dalla capitale del Mali, per incrinarsi definitivamente con le accuse portate dalla Francia della presenza in Mali dei mercenari russi della Compagnia Wagner.
Accuse sempre respinte a Bamako, ma documentate sia dall'Onu sia dalla stessa Francia quando ha divulgato immagini di mercenari che seppellivano corpi di civili per addossarne la responsabilità ai francesi.
Un pezzo di impero francese, dunque, è caduto nelle mani di Mosca. La presenza russa è significativa così come l'evoluzione della collaborazione stretta tra Bamako e la Russia. È della settimana scorsa l'arrivo in Mali di armamenti russi, compresi aerei ed elicotteri, presentati alla stampa in pompa magna.
Si tratta di quattro aerei da addestramento avanzato e attacco L-39, un aereo da attacco Su-25, un elicottero Mi-24P, un elicottero da trasporto Mi-8 e un aereo da trasporto tattico Airbus C295 costruito in Spagna.
Il Mali, così, ha rafforzato la sua forza aerea rivolgendosi alla Russia, considerato che già negli anni '70 l'Unione Sovietica era stata il principale fornitore di armamenti di Bamako. Ma ciò che conta di più è la telefonata tra il presidente della transizione in Mali, Assimi Goita con il presidente russo Vladimir Putin.
Un colloquio fondamentale sia per Bamako sia per Mosca. I due paesi, proprio grazie la disimpegno francese, intendono rafforzare la cooperazione bilaterale in ambito commerciale, economico e in altri settori come quello militare.
Secondo quanto riferito dal presidente maliano, è stato trovato un accordo per rifornire il Mali di cibo, fertilizzanti e carburante russo. Intanto si è iniziato con le forniture militari. La Francia se ne va e la Russia entra a pieno titolo in Mali. Ma tutti i problemi rimangono.
Il precedente regime, cacciato dai golpisti, era accusato di inefficienza di fronte alla minaccia jihadista che da decenni infesta il paese. La giunta militare, tuttavia, sembra anch'essa incapace di mettere un argine all'avanzata del terrorismo che ormai ha il controllo di parte del territorio del paese che usa anche come base per espandere la sua azione nei paesi vicini, in particolare quelli del Golfo di Guinea.
Da settimane, infatti, il Mali sta affrontando una recrudescenza degli attacchi jihadisti. A tale proposito il rappresentante del comando della Forza Barkhane a Gao, Yves Gastine, lasciando il paese si è detto preoccupato per il futuro del paese: "La partenza di Barkhane lascerà un vuoto".
Un vuoto che, nelle intenzioni di Bamako, verrà riempito dalla Russia e dai sui mercenari della Compagnia Wagner. Lo stato maggiore delle forze armate francesi, dal canto suo, ha voluto sottolineare attraverso una nota, che la Francia rimane impegnata nel Sahel, nel Golfo di Guinea e nella regione del Lago Ciad con tutti i partener impegnati nella stabilità e nella lotta al terrorismo.
La missione di 300 uomini che ha lasciato la base di Gao, ha attraversato il confine per riposizionarsi in Niger, rafforzando la presenza di Parigi nel paese. Ma si è dovuta subito scontrare con un gruppo di organizzazioni della società civile raggruppate sotto la sigla M62 che hanno fatto un appello a manifestare domani nella capitale Niamey, proprio contro il ridispiegamento in Niger della forza Barkhane, per ribadire la loro contrarietà alla presenza di basi militari francesi nel paese.