AGI - "Il motto dei martiri di Sant'Anna di Stazzema è 'Mai più una Sant'Anna'. Invece ci troviamo ad affrontare nel cuore dell'Europa una devastante guerra ai civili. E questo accade non solo in Ucraina, purtroppo. Le strategie belliche oramai coinvolgono i civili più dei combattenti. Pensiamo alla Siria, al Libano, al conflitto israelo-palestinese. C'è un uso indiscriminato di bombardamenti di cui fanno le spese uomini, donne, bambini". Paolo Pezzino, già professore di Storia Contemporanea all'Università di Pisa, e attuale presidente dell'Istituto Nazionale Ferruccio Parri - Rete degli Istituti Storici della Resistenza e dell'Età Contemporanea, dialoga con AGI delle celebrazioni del 78esimo anniversario della strage nazifascista del 1944.
"È giusto conservare la memoria e conoscere la storia di quello che è successo. Solo la conoscenza dei fatti storici porta a comprenderli veramente. L'azione di sterminio perpetrata dai tedeschi a S. Anna di Stazzema fu una operazione di tipo eliminazionista per fare terra bruciata nei confronti dei partigiani", spiega Pezzino.
"C'erano stati alcuni scontri tra formazioni partigiane e tedeschi l'8 agosto, non proprio a Sant'Anna ma a Sarnocchia, una località poco distante, e si può pensare che l'azione tedesca venne decisa come risposta, con l'obiettivo di fare terra bruciata nei confronti dei combattenti che peraltro erano già in crisi e si stavano ritirando dalle montagne intorno a Sant'Anna. Quando i tedeschi entrarono a San'Anna non trovarono partigiani, solo alcuni gruppi che si erano fermati nelle vicinanze. Fu uno sterminio programmato di popolazione".
Pezzino osserva che gli orrori della seconda Guerra mondiale hanno purtroppo insegnato poco, dato che oggi in Ucraina abbiamo rivisto le fosse comuni, i "bombardamenti indiscriminati sulle città che colpiscono le scuole, gli ospedali, le abitazioni".
"Putin può avere le sue ragioni, ma quando ha aggredito l'Ucraina è passato dalla parte del torto e l'Europa oggi deve sostenere Kiev con tutti i mezzi militari. È strano che proprio l'Italia non capisca l'importanza di mandare le armi: anche la resistenza italiana ha avuto bisogno delle armi degli alleati, sarebbe stata diversa senza quell'aiuto."
Lo storico non vede oggi il pericolo di rigurgiti fascisti, ma invita comunque a stare in guardia. Solo pochi giorni fa la leader di Fdi, Giorgia Meloni, ha affermato che la destra italiana ha consegnato da decenni il fascismo alla storia. "Premesso che mi piacerebbe sentire un giudizio più netto sul carattere totalitario e criminale del fascismo, che comunque non tornerà più come è stato 100 anni fa, il problema non è continuare ad accusare Meloni di nostalgia, bensì di valutare le sue attuali proposte politiche: la revisione della costituzione per introdurre il presidenzialismo, le strategie nei confronti degli immigrati, i suoi referenti in Europa. Pero' è indubbio - conclude - che alcune parole che sento ancora oggi 'Prima gli italiani', ad esempio, sono state uno slogan dei fascisti".