AGI - La Cina ha annunciato di avere completato "con successo" le esercitazioni militari attorno a Taiwan, ma avverte che non intende rinunciare all'uso della forza per la "riunificazione" dell'isola alla Repubblica Popolare Cinese.
Pechino manterrà una pressione "regolare" su Taiwan, ha sottolineato il Comando Orientale dell'Esercito Popolare di Liberazione cinese, attraverso addestramento e preparativi militari, e con "pattuglie di prontezza al combattimento" nello Stretto di Taiwan anche al termine delle più grandi manovre mai messe in atto da Pechino, in ritorsione alla visita a Taiwan della speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi.
Per Pechino c'è "ampio spazio" per la "riunificazione pacifica" di Taiwan alla Cina, ma non saranno tollerate "attività separatiste" e interferenze esterne, si legge tra i passaggi del Libro Bianco dedicato alla questione di Taiwan pubblicato oggi dall'Ufficio per gli Affari di Taiwan del Consiglio di Stato, l'organo del governo cinese che si occupa delle relazioni nello Stretto.
I mezzi "non pacifici" per la "riunificazione" saranno presi in considerazione come "ultima scelta", fa sapere la Cina, e Taiwan dovrà essere riunificata con il modello "un Paese, due sistemi", ovvero lo stesso messo in atto a Hong Kong dopo il ritorno alla Cina alla fine dell'era coloniale britannica, e oggi considerato sostanzialmente lettera morta da molti Paesi occidentali, dopo la repressione di Pechino delle voci pro-democrazia.
La proposta di "riunificazione" è stata bocciata in toto dalla presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen. Quanto scritto sul Libro Bianco pubblicato da Pechino è "un pio desiderio" della Cina, che "ignora la realtà".
Tsai considera Taiwan gia' di fatto indipendente e non riconosce il "principio dell'unica Cina", fondamentale per Pechino per avere rapporti con Taipei, e su cui permangono comunque divergenze interpretative tra i due lati dello Stretto.
Il documento emesso da Pechino, ha proseguito Tsai, si rivolge ai "pochissimi partiti politici taiwanesi e alle persone che temono la Cina e sono disposte a scendere a compromessi con la Cina", ha detto ancora la presidente di Taiwan, in un riferimento indiretto alla visita in Cina del vice presidente del Kuomintang - il Partito Nazionalista cinese, di opposizione alla sua amministrazione - Andrew Hsia.
Il numero due del Kmt è partito oggi per mostrare supporto alle imprese taiwanesi che operano nel Paese, in una visita che ha generato controversie sull'isola.
"Non era il momento giusto", ha commentato il Consiglio per gli Affari della Mainland, l'organo del governo di Taiwan che si occupa delle relazioni con la Cina. Il viaggio, ha detto Tsai, che è anche leader del Partito Democratico-progressista di Taiwan, corre il rischio di inviare "un messaggio sbagliato alla comunita' internazionale".
Nonostante la conclusione delle esercitazioni militari attorno a Taiwan, la tensione rimane alta sia nei mari che sull'isola: ieri, il ministro degli Esteri, Joseph Wu, aveva dichiarato che la Cina ha usato le esercitazioni militari "per preparare un'invasione" di Taiwan.
Da domani, inoltre, sono previsti due giorni di esercitazioni di artiglieria nel Mar Giallo meridionale, non lontano quindi da Taiwan, mentre sono in corso fino a domani altre esercitazioni militari nel mare di Bohai, più a nord.
Pechino ha definito "giustificate e legittime" le manovre militari attorno all'isola e ha puntato, anche oggi, il dito contro gli Usa, che accusa di avere "infranto le promesse" sulla questione di Taiwan, e di utilizzare una "logica da bandito".
Il bilancio della rabbia della Cina per la visita di Pelosi conta oltre cento violazioni da parte degli aerei militari cinesi della linea mediana che divide Taiwan dalla Cina, non ufficiale, ma tradizionalmente rispettata, e che Pechino dichiara di non riconoscere.
Sul piano economico, la Cina ha avviato nuove ritorsioni, con il bando all'import di prodotti agro-alimentari e il divieto di export di sabbia naturale, fondamentale nell'industria dei semi-conduttori, di cui Taiwan è leader a livello mondiale.
Il ministero della Difesa di Taipei ha anche accusato Pechino di attacchi informatici e di avere condotto una campagna di disinformazione, con oltre 280 operazioni identificate già dall'inizio di questo mese, pochi giorni prima dell'inizio delle manovre militari, cominciate il 4 agosto scorso.