AGI - La giornalista russa Marina Ovsyannikova, che a marzo aveva protestato contro la guerra in Ucraina mostrando un cartello durante il telegiornale sul primo canale, è stata arrestata a Mosca per aver "discreditato" l'esercito russo. Lo ha reso noto il suo avvocato, Dmitri Zakhavatov.
"Ci troviamo in questo momento davanti agli inquirenti. È stata aperta un'inchiesta" contro Ovsyannikova per "diffusione di false informazioni" sull'esercito, ha spiegato il legale precisando che la donna "èp stata arrestata".
Come ha riferito il suo avvocato, la giornalista rischia fino a 10 anni di detenzione. Nonostante l'irruzione pacifista di Ovsyannikova sul Primo canale sia stato il suo gesto più eclatante, a far scattare l'indagine penale a suo carico è stata un'altra protesta messa in atto successivamente: il picchetto fatto a Mosca, sul lungofiume Sofiyskaya di fronte al Cremlino in cui teneva un cartello con scritto: "Putin è un assassino, i suoi soldati sono fascisti".
"Il picchetto a Mosca è servito come motivo per avviare il procedimento penale", ha spiegato Zakhvatov.
Alla fine di luglio, un tribunale di Mosca ha inflitto a Ovsyannikova una multa di 50 mila rubli (quasi 800 euro) sempre per "discredito delle Forze armate della Federazione russa".
Nei mesi successivi alla sua protesta televisiva, Ovsyannikova ha trascorso del tempo all'estero, lavorando per tre mesi per la tedesca Die Welt.
All'inizio di luglio, ha annunciato che sarebbe tornata in Russia per risolvere una controversia sulla custodia dei suoi due figli. Dal suo rientro, Ovsyannikova ha sostenuto pubblicamente il politico dell'opposizione Ilya Yashin in tribunale e ha pubblicato post antigovernativi online.
È stata brevemente detenuta dalla polizia vicino a casa sua a metà luglio. "Non ho intenzione di fermarmi, non ho paura nonostante le continue intimidazioni da parte delle autorità", aveva dichiarato di recente la giornalista.