AGI - “L'aumento dell'insicurezza alimentare non riguarda un'ondata improvvisa di disoccupazione come è stato quando l'economia si è fermata nel 2020 durante la prima ondata della pandemia”, il problema è l'inflazione, scrive il New York Times. Prezzi più alti per le abitazioni, il gas e soprattutto il cibo, tant’è che secondo l'ultimo rapporto sui prezzi al consumo, il costo del cibo è aumentato del 10,4% rispetto all'anno precedente, “il più grande aumento in 12 mesi dal 1981”. Ciò che fa titolare al quotidiano con sede a Manhattan che “sempre più americani hanno fame e costa di più dar loro da mangiare”.
Secondo il quotidiano, infatti, “i dati del Census Bureau hanno mostrato che il mese scorso 25 milioni di adulti a volte non avevano mangiato abbastanza nei sette giorni precedenti”, tant’è che questo è stato il numero più alto da poco prima di Natale nel 2020, quando la pandemia ha continuato a produrre un alto tributo economico e il tasso di disoccupazione era quasi il doppio di quello attuale.
Un sondaggio condotto dall’Urban Institute ha poi rilevato che l'insicurezza alimentare, dopo essere diminuita drasticamente nel 2021, “è aumentata all'incirca allo stesso livello raggiunto a marzo e aprile 2020: circa un adulto su cinque ha riferito di aver sperimentato insicurezza alimentare nei 30 precedenti giorni”, cosicché ora tra gli adulti con un lavoro, “il 17,3% ha dichiarato di aver sperimentato l'insicurezza alimentare, rispetto al 16,3% nel 2020”.
E come si stanno organizzando i banchi alimentari per fronteggiare la situazione dei prezzi? Stanno cercando di soddisfare le esigenze facendo fronte alla diminuzione delle donazioni e, in alcuni casi, a una maggiore consapevolezza tra le persone che hanno bisogno di aiuto che ora i banchi alimentari “sono un'opzione” e un’alternativa alla fame.
Nel ricordo collettivo, l’effetto è che file di migliaia di auto fuori dai banchi alimentari e dalle dispense alimentari sono state tra le immagini più viste della prima fase della pandemia, quando l'economia si è contratta dopo le chiusure a livello nazionale. Il governo federale ha aiutato con fondi extra e cibo extra. I singoli donatori hanno donato anche o soprattutto denaro. Ma ora questa solidarietà sembra esser venuta meno. “Nel primo trimestre dell'anno, le entrate dell'ufficio nazionale sono diminuite di quasi un terzo rispetto all'anno precedente, a 107 milioni di dollari da 151 milioni di dollari”, sottolinea il NYTimes.
Analizza Elaine Waxman, esperta di insicurezza alimentare e programmi nutrizionali federali presso l'Urban Institute di Washington: “All'inizio c'è stata una grande risposta di beneficenza. C'è stata anche una risposta del governo molto solida. Ma la fine dell'aumento della disoccupazione, dei controlli sugli incentivi e dei pagamenti mensili del credito d'imposta per i bambini, combinati con l'inflazione, ha significato che i problemi stanno ricominciando a ripresentarsi. Questa volta le donazioni diminuiscono proprio mentre il bisogno di cibo torna a crescere” anche se “ci sono più persone che hanno un lavoro, stanno lavorando, ma semplicemente non stanno facendo abbastanza", ha detto Wendy Osborne, il direttore di Tabitha's Way, il quale vede diminuire il sostegno man mano che aumenta il bisogno.
Secondo il quotidiano di New York, la rete Feeding America “comprende 200 banche alimentari e 60.000 dispense alimentari e programmi alimentari”. E nei quattro mesi per i quali i dati sono disponibili più di recente, da febbraio a maggio, il 73% delle banche alimentari di Feeding America intervistate ha affermato che le donazioni di cibo sono diminuite mentre il 94% che ha affermato che il costo degli acquisti di cibo è aumentato e l'89% che sta pagando di più per trasporto per acquistare o consegnare cibo.
Così durante i primi tre trimestri dell'anno fiscale 2022 Feeding America dice di aver ricevuto 1,14 miliardi di libbre di cibo dai programmi federali sulle materie prime, rispetto ai 2,46 miliardi di sterline dell'anno precedente ma nella prima metà del 2022, le donazioni di generi alimentari sono diminuite di quasi due terzi rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.
Insomma, le donazioni di cibo provenienti da negozi di alimentari e ristoranti sono state meno di un quarto rispetto all'anno precedente” e “le donazioni in contanti sono scese a meno di 700.000 dollari da quasi 1,1 milioni”.