AGI - “Il numero dei siti che pubblicano disinformazione sulla guerra ucraina è più che raddoppiato dall’inizio dell’invasione russa”. A stabilirlo è un nuovo aggiornamento del Rapporto NewsGuard, centro di monitoraggio della disinformazione sul conflitto Russia-Ucraina. Duecentocinquanta sono i siti identificati e sotto osservazione. Erano 116 a marzo. Tant’è che soltanto negli ultimi quattro mesi gli analisti dell’osservatorio hanno identificato altri 78 siti che diffondono notizie false e tendenziose “e 32 nuove bufale” sulle 54 individuate complessivamente da NewsGuard sull’argomento guerra. Alcuni dei siti identificati di recente provengono da una ricerca ad hoc svolta nel corso del luglio scorso dall’Institute for Strategic Dialogue.
Si tratta di un numero “decisamente superiore ai pochi siti che sono stati sanzionati da piattaforme digitali come Google, Facebook, Twitter e TikTok all’inizio dell’invasione”, osserva una nota che accompagna la presentazione del Rapporto. E queste piattaforme digitali hanno ora annunciato l’adozione di misure temporanee in alcuni Paesi “contro noti organi di propaganda russa, tra cui Russia Today e Sputnik News” dopo che la Commissione europea ha vietato la distribuzione e il sostegno pubblicitario a favore di questi stessi siti di propaganda finanziati e gestiti direttamente dal Cremlino.
Tra le accuse principali ci sono quelle secondo cui molti di questi 250 siti di disinformazione “non rilevano l’identità dei loro proprietari o di chi li controlla”. Osservano gli analisti: “Alcuni si presentano come siti di think tank o di altri tipi di organizzazioni non profit indipendenti”, ma tale natura cosiddetta “non è supportata da prove” e riscontri concreti.
Un sito in particolare, TheRussophile.org, è stato valutato come “generalmente inaffidabile” per aver pubblicato “informazioni false” a sostegno della propaganda russa e per non aver rivelato informazioni specifiche su chi lo controlla.
Tuttavia, secondo NewsGuard, 71 dei siti che promuovono la disinformazione russa “continuano a generare introiti dalla pubblicità programmatica, pubblicata per conto di marchi importanti senza che questi ultimi ne siano consapevoli o abbiano l’intenzione di finanziare la disinformazione russa”. Ma “molti di questi annunci programmatici sono diffusi da software forniti da Google”, denuncia il centro per la verifica e il controlla sulla disinformazione.
Il risultato, pertanto, è che – denuncia NewsGuard – “se da una parte la copertura mediatica della guerra a livello internazionale è diminuita in modo significativo, la Russia continua però la sua incessante campagna distorsiva nel generare notizie deviate e devianti. Insomma, il governo di Putin riesce a “far affidamento su un mix di testate giornalistiche controllate dal Cremlino” mentre i contenuti di Russia Today “continuano a raggiungere i lettori attraverso più di 100 siti” nonostante gli sforzi della Ue nel bloccarli. Perciò il governo di Putin ha sfruttato appieno “il fallimento delle principali piattaforme della Silicon Valley nell’assumersi la responsabilità delle fonti di notizie che ospitano e promuovono”, ha denunciato Gordon Crovitz, co-Ceo di NewsGuard.