AGI - Un negoziato per il 'cessate il fuoco' in Ucraina è lontanissimo, l’accordo per il passaggio del grano tiene - anche se a volte scricchiola e non mancheranno problemi in futuro - ma i rapporti tra Russia e Turchia, Erdogan e Putin, sono sempre solidissimi.
È la sintesi del quattro ore di faccia a faccia tra i due president, che si è tenuto a Sochi, sulle rive del Mar Nero. L'incontro si è svolto a porte chiuse, ma prima i due leader avevano parlato dando il tono del bilaterale.
Putin ha ricordato ai consumatori europei che devono “essere grati” alla Turchia per le forniture di gas che passano attraverso il suo territorio e ha riconosciuto al leader turco un ruolo fondamentale nella trattativa per il corridoio del grano. Due 'assist' che Erdogan ha preferito non cogliere, parlando di Siria ed energia. Al di là di questo, Erdogan si conferma l’unico leader Nato a sedere al tavolo con Putin dall’inizio della guerra. Quello di oggi è il secondo faccia a faccia tra i due in meno di tre settimane, dopo il vertice di Teheran.
Il grano
Nonostante la prima nave sia entrata nel Mediterraneo ieri, altre tre siano in viaggio verso Istanbul e una quarta vuota sia in attesa da un‘ispezione prima di andare in Ucraina, il presidente turco ha capito che mantenere in piedi l’accordo per far passare 25 milioni di tonnellate di grano attraverso il mar Nero non sarà facile. Erdogan ha ribadito più volte di non aver abbandonato l’idea di un negoziato per il cessate il fuoco in Ucraina e lo ha ribadito appena pochi giorni fa. Per questo è essenziale che le parti si riavvicinino e il corridoio del grano è la prova del 9. Se salta l’accordo salta qualsiasi possibilità di negoziato, se tiene chissà.
La situazione è in bilico ed Erdogan ha evitato un tema così delicato prima dell’incontro. Nel documento finale si sottolinea il ruolo “costruttivo” dei due Paesi nel raggiungimento dell’intesa e del passaggio “sicuro” dei carichi. Viene anche sottolineato come sia necessario garantire il passaggio di cereali, fertilizzanti e materie prime prodotte dalla Russia, attraverso il Mar Nero. Lo scorso 19 luglio nella capitale iraniana Putin, che con Erdogan sulla Siria dialoga da anni, ha negato per la prima volta a Erdogan il fondamentale 'via libera' per un’operazione contro i curdi dello Ypg in Siria, il cui spazio aereo è controllato da Mosca. Un 'no' ribadito oggi, ma che era scontato.
Siria
“Credo che grazie alle decisioni prese rispetto agli sviluppi in Siria la situazione migliorerà. La lotta al terrorismo riveste grande importanza per noi”, ha detto Erdogan. In pratica con il 'no' di Putin è sfumata l’incursione in grande stile ed Erdogan dovrà accontentarsi di operazioni su piccola scala con il sostegno di Mosca. Ancora una volta viene sottolineato chr “l’integrità territoriale della Siria è prioritaria”. Allo stesso modo si ribadisce l’importanza dell’unità e della sovranità della Libia. I due Paesi ribadiscono l’urgenza di un processo politico che porti a delle elezioni libere, sotto la guida delle Nazioni Unite.
Nel documento si sottolinea che i due Paesi mantengono un dialogo a “livello politico, economico e commerciale” e che i due Paesi sono pronti “ad aprire una nuova pagina” nei rapporti “che porterà sviluppi positivi" in tutta la regione del Mar Nero, anche a livello di “agricoltura e turismo”.
Energia
Il presidente turco aveva annunciato che avrebbe parlato di energia, altro tema in agenda. Nella dichiarazione finale congiunta si specifica che è stata elaborata una nuova formula di pagamento, scaglionato, delle forniture russe ,che soddisfano il 45% del fabbisogno della Turchia. Secondo il vicepremier russo, Alexander Novak, il nuovo sistema prevede un pagamento parziale in rubli.
Erdogan ha poi parlato della centrale nucleare di Akkuyu, un progetto “di enorme importanza”, giunto in un momento cruciale “in cui non sono più ammesso rinvii” perché la centrale “soddisferà il 10% del fabbisogno di energia del Paese”.
Val la pena ricordare che la scorsa settimana l'Agenzia di Stato per il Nucleare russa, Rosatom ha ricevuto un totale di 5 miliardi di dollari per portare a termine la centrale nucleare di Akkuyu, nel sud della Turchia. Altri 15 miliardi saranno trasferiti nelle prossime settimane. Akkuyu diventerebbe così la prima centrale nucleare turca, uno dei più grandi impianti al mondo, costruito in gran parte con i soldi di banche russe come Sberbank e Sovcombank.