AGI - La speaker della Camera Usa, Nancy Pelosi, andrà in visita a Taiwan, nonostante le minacce della Cina e gli avvertimenti dell'amministrazione di Joe Biden.
Il conto alla rovescia non ha accelerato il comitato di accoglienza ma la mobilitazione militare di Taiwan che, secondo media asiatici, avrebbe messo in preallarme forze di difesa aerea in vista di un possibile attacco della Cina.
La notizia della conferma della visita è stata riportata da alcuni media americani, tra cui la Cnn, e ha alzato la tensione.
Non sono serviti i segnali arrivati a Pelosi negli ultimi giorni da Washington al Pentagono, fino al dipartimento di Stato.
Non è servita neanche la lunga telefonata, durata due ore, tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e quello cinese Xi Jinping.
Casa Bianca, Pelosi ha diritto di andarci
La presidente della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi, ha il "diritto" di recarsi a Taiwan. Lo ha dichiarato in conferenza stampa il portavoce del consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby.
Il portavoce ha affermato che "il presidente Biden nella sua conversazione con il presidente Xi" ha spiegato che "il Congresso è un ramo indipendente del governo e la presidente Pelosi prende le sue decisioni da sola".
"Non c'è motivo per cui Pechino faccia di questa visita, che non deroga alla dottrina americana di vecchia data, una forma di crisi", ha aggiunto Kirby, che ha accusato Pechino di aver fatto ricorso a una "retorica irresponsabile negli ultimi giorni". Dal portavoce non è giunta una conferma ufficiale della visita di Pelosi a Taiwan, che secondo numerosi media potrebbe iniziare gia' domani sera.
Our delegation met with Singapore’s Senior Minister Teo Chee Hean.
— Nancy Pelosi (@SpeakerPelosi) August 1, 2022
In our meeting, our Members saluted Singapore’s commitment to a free & open Indo-Pacific & advancing security & stability in the region. We also learned about Singapore’s efforts to address the climate crisis. pic.twitter.com/bhLoqrEtjw
La minaccia di "escalation" di cui ha parlato il leader cinese non ha avuto effetto su Pelosi, così come quell'inquietante avvertimento a "non scherzare con il fuoco".
Ieri la leader democratica, 82 anni, prima di imbarcarsi con cinque rappresentanti democratici del Congresso sul volo diretto nell'Indo-Pacifico, aveva parlato delle tappe del suo viaggio in Asia senza nominare Taiwan, cosa che aveva lasciato nel dubbio i media americani.
Le uniche tappe certe erano Singapore, Malesia, Corea del Sud e Giappone. I Repubblicani hanno rifiutato l'invito a partecipare, indicando "impegni precedenti".
In realtà nessuno vuole assumersi la responsabilità di scatenare uno scontro con la Cina, ma neanche di cedere davanti alle minacce di Pechino.
Tranne Donald Trump, che aveva accusato apertamente Pelosi di "peggiorare la situazione", gli esponenti conservatori hanno incoraggiato la speaker ad andare a Taiwan in "nome della libertà", ma di fatto con l'obiettivo di mettere l'amministrazione Biden in un vicolo cieco.
In ogni caso la scelta di Pelosi avrà un impatto politico e metterà in difficoltà la Casa Bianca.
La visita, considerata sempre più probabile, segna uno 'strappo' con lo stesso presidente Biden, che nei giorni scorsi aveva definito "non una buona idea" il viaggio, sostenuto dal capo dello Stato maggiore congiunto delle forze militari, generale Mark Milley, che aveva avvertito l'alta esponente dem con parole chiare: "La visita ufficiale potrebbe essere una mossa potenzialmente pericolosa".
Le notizie che arrivano da Set News, un canale televisivo asiatico, hanno generato nuove preoccupazioni negli Stati Uniti: il ministro della Difesa nazionale di Taiwan ha sospeso ogni licenza a ufficiali e soldati.
Pelosi è arrivata stamattina presto a Singapore, non è chiaro quando la visita nell'isola autonoma verrà fatto ma il conto alla rovescia è cominciato.
Non solo per Biden, ma anche per il presidente Xi: da un lato il presidente cinese è pronto a dispiegare le sue forze militari per dare seguito all'avvertimento, dall'altro vuole evitare una situazione di tensione che finirebbe per danneggiare i mercati, in un momento in cui anche quello cinese è in sofferenza.
Da Pechino, però, sono certi: "Ci sarà una reazione forte - ha commentato al New York Times Chen Dingding, docente di relazioni internazionali alla Jinan University - ma non sarà fuori controllo".