AGI - Perquisizioni, detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, torture e finte esecuzioni. Questi i metodi usati negli almeno diciotto centri di 'smistamento' gestiti dalle autorità filorusse nel Donbass, la cui presenza è venuta a galla grazie ai racconti dei testimoni. A documentare le pratiche di individuazione dei civili ritenuti pericolosi dalle autoproclamate repubbliche del Donbass è un rapporto della Media Initiative for Human Rights, una ong ucraina costituita nel 2016 e che monitora il rispetto dei diritti umani tramite inchieste sul campo.
L'organizzazione ha raccolto testimonianze dei civili indagati e detenuti nei centri. Il controllo e lo smistamento delle persone che vivono nelle aree recentemente passate al controllo russo partono dalla ricerca di "tatuaggi patriottici e tracce di uso di armi sui corpi degli uomini" per capire se abbiano combattuto tra le fila delle forze ucraine, ha spiegato l'attivista per i diritti umani Olga Reshetylova.
"Cercano nei telefoni foto o messaggi compromettenti e in alcuni casi praticano violenti interrogatori per testare la lealtà dell'individuo alle autorità occupate", ha aggiunto Reshetylova.
Questa 'scrematurà iniziale per molti uomini è stata solo l'inizio di un lungo incubo. Igor Talalai, detenuto per tre mesi in diversi centri gestiti dalle autorità filorusse, ha raccontato di aver subito le botte e la fame che i carcerieri gli facevano soffrire "costantemente". "E' stato difficilissimo", ha confidato all'agenzia Afp nell'evento di presentazione a Vienna del rapporto sui centri censiti dagli attivisti.
Durante la detenzione, ha aggiunto l'uomo di 25 anni, gli erano concessi solo pochi cucchiai di farina d'avena bollita al giorno e un brodo. Una delle celle in cui è stato rinchiuso il giovane ucraino misurava tre metri per tre e conteneva altre trenta persone, costrette a stare in piedi e a subire torture con scosse elettriche. Arrestato dai soldati russi nella città di Mariupol, Talalai ha affermato di essere stato sballottato da un centro di smistamento all'altro "per 88 giorni".
In un rapporto pubblicato a metà luglio, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) si è detta "gravemente preoccupata" per il trattamento inflitto da Mosca agli ucraini detenuti in queste strutture, stimato in circa 20 mila persone.