AGI - C'è uno strano intreccio nel vertice tra i leader di Russia, Turchia e Iran nella capitale iraniana Teheran. Un intreccio destinato a ripetersi fisicamente nei prossimi mesi nei cieli del Donbass e di tutta l'Ucraina, dove è probabile andrà in scena una guerra tra velivoli senza piloti turchi, i fenomenali TB2 Bayraktar e i droni iraniani.
L'annuncio della presenza del presidente russo Vladimir Putin a Teheran è arrivato la scorsa settimana a 24 ore dall'allarme lanciato dalla Casa Bianca, secondo cui l'Iran sarebbe in procinto di fornire "centinaia di droni" all'esercito russo, compresi droni da guerra e droni kamikaze.
A Washington sono certi che l'addestramento delle truppe russe per l'utilizzo dei droni iraniani sia in procinto di iniziare, ma è anche possibile sia già iniziato. Da Teheran conferme indirette e nessuna smentita. Dall'incontro di alto livello tra il leader russo e il presidente iraniano Ebrahim Raisi ci si attende "un approfondimento della collaborazione tra i due Paesi più colpiti da sanzioni", fanno sapere da Teheran.
E' tuttavia possibile che Putin non parlerà di droni solo con Raisi, ma anche con Erdogan. All'inizio di luglio l'azienda che produce droni turchi TB2 ha annunciato l'invio di tre droni all'esercito ucraino, un regalo che arriva dopo una campagna di raccolta fondi per forniture di questi velivoli all'esercito di Kiev.
La famiglia Bayraktar, titolare della Baykar che produce i droni e diretta da Selcuk, ingegnere capo che ha sposato la figlia più giovane di Erdogan, ha specificato che i soldi raccolti andranno al popolo ucraino e che i velivoli verranno inviati gratis. All'inizio della guerra l'esercito di Kiev aveva in dotazione 20 di questi droni, protagonisti nelle battaglie del Donbass già dal 2014 e più recentemente, con la distruzione di artiglieria pesante russa e l'affondamento della nave da guerra Moskva.
I TB2 sono diventati fondamentali per l'esercito di Kiev e popolarissimi presso gli ucraini che hanno dedicato canzoni ai Bayraktar e addirittura chiamato alcuni neonati come il drone. Una fornitura che ha creato non poche frizioni tra Ankara e Mosca. Al Cremlino non è bastato sentirsi dire che la Baykar è un'azienda privata, alla luce della stretta parentela tra la dirigenza dell'azienda e il presidente Erdogan. Con la crisi economica che attanaglia il Paese una delle chiavi del successo dei droni turchi è stata la mancanza di condizioni che segue la vendita.
In pratica, a differenza di quanto avviene con i droni americani ad esempio, una volta acquisiti Ankara non pone condizioni per l'utilizzo. Così i TB2 sono stati acquistati da Polonia, Ucraina e recentemente Lettonia, nonostante i buoni rapporti tra Ankara e Mosca. Una relazione forte, che ha permesso a Erdogan di essere oggi il primo e unico leader Nato a parlare coj Putin dall'inizio del conflitto, intavolare un negoziato tra Russia e Ucraina, seppur senza successo, e ora puntare a un ruolo di mediatore per sbloccare il grano bloccato nei porti ucraini.
Al Cremlino è però andata di traverso la fornitura di Bayraktar all'Ucraina e una collaborazione tra Kiev e la Baykar che si è spinta fino alla coproduzione di droni in territorio ucraino. Fattori che rendono sempre più probabile una sfida tra droni turchi e iraniani nei cieli ucraini, che potrebbe essere decisiva per determinare l'andamento delle prossime fasi del conflitto