AGI - La crisi di governo italiana vista da Mosca ha ormai il volto del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, “reo” di aver menzionato la Russia di Putin come il Paese che “festeggia” un indebolimento dell’Italia.
Da giorni la portavoce della diplomazia russa critica, tra il serio e il faceto, il titolare della Farnesina, per la verità obiettivo degli strali russi da quando l’Italia ha abbandonato la linea più dialogica col Cremlino, chiudendo al dialogo, subito a ridosso dell’avvio della cosiddetta operazione speciale in Ucraina.
"Di Maio ha una strana idea della diplomazia", aveva detto il ministro degli Esteri Serghei Lavrov a febbraio, “questa è stata inventata proprio per risolvere situazioni di conflitto e di tensione, non per fare viaggi a vuoto in giro per Paesi o per assaggiare piatti esotici a ricevimenti di gala. I nostri partner occidentali devono imparare a usare la diplomazia in modo professionale”.
“Dobbiamo ammettere che il capo del ministero degli Esteri italiano continua a cercare cause esterne per i problemi politici interni dell'Italia. Non c'è niente di nuovo in questo”, ha scritto oggi su Telegram Zakharova, “i rappresentanti di altri Paesi occidentali hanno ripetutamente cercato di utilizzare questo metodo quando non c'era nessuno da incolpare per i propri fallimenti, sullo sfondo del crescente malcontento della popolazione. È quello che sta accadendo, oggi, nei mercati dell'energia e degli alimenti”.
Zakharova deciso di commentare così le recenti interviste di Di Maio, in cui ha lasciato intendere ci fosse una mano russa dietro la crisi di governo.
All’AGI, la settimana scorsa, la portavoce di Lavrov aveva rilasciato le prime dichiarazioni da Mosca sulla spaccatura creatasi nel governo: “Intervengo solo perché il ministro Di Maio ha menzionato la Russia”, aveva detto, “auguro per gli italiani un nuovo governo non asservito agli interessi degli americani”.
Sembrano lontani i tempi in cui Lavrov si era presentato - era solo ottobre scorso - al bilaterale con l’omologo italiano, a margine del G20 di Roma, con in mano il libro appena pubblicato dal collega e la promessa di tradurlo in russo.
A riguardarlo oggi, sembra un gesto dettato più dal sarcasmo che da sincera ammirazione. Al centro dell’escalation di tensione diplomatica tra le due capitali - che ha visto anche la reciproca espulsione di diplomatici sullo sfondo delle accuse alla Russia di spionaggio - vi è l’ambasciatore a Roma, Serghei Razov, che Di Maio di recente ha accusato di aver “dato l’endorsment” ad alcune forze politiche italiane.
In ambienti diplomatici si vocifera di un incontro tra Razov - che dovrebbe essere sostituito prossimamente da Aleksei Paramonov, direttore per l'Europa del ministero degli Esteri ed ex console a Milano - e Alessandro Di Battista prima della partenza di quest’ultimo per un lungo reportage in Russia, dove si trova ancora in questi giorni.
"Noi stessi siamo sbalorditi dal potere della diplomazia russa, come si evince dai resoconti dei media italiani. Si scopre che i nostri ambasciatori possono cambiare i governi con un paio di chiamate". La portavoce ha tenuto a sottolineare che oltre che l'ambasciatore russo “da luglio di quest'anno è in vacanza fuori dall'Italia, programmata da tempo e di cui il ministero degli Esteri italiano è stato debitamente informato”.
Le parole di Di Maio sui “brindisi” al Cremlino per la crisi politica italiana si riferivano alla provocazione lanciata sempre su Telegram dall'ex presidente e russo e ora vice capo del Consiglio di Sicurezza russo, Dmitri Medvedev, che dopo l'annuncio delle dimissioni di Draghi aveva pubblicato un’immagine con il volto del premier britannico Boris Johnson, quello di Mario Draghi e una terza sagoma nera con un punto interrogativo, alludendo alla caduta di un altro leader occidentale.
"Ancora prima dell'inizio di questa crisi di governo, subito dopo l'aggressione russa ai danni dell'Ucraina, qualcuno a Mosca non ha fatto altro che intervenire nel nostro dibattito interno con continue e gravi ingerenze nei confronti del governo italiano. Prima con endorsement a una forza politica del nostro Paese e successivamente con ripetute dichiarazioni contro il governo italiano", ha commentato Giuseppe Marici, portavoce del ministro Di Maio. “Appare evidente a tutti quale sia l'obiettivo: provare ad alimentare la propria propaganda in Italia, così da screditare l'azione dell'esecutivo italiano”, ha aggiunto il portavoce.
Non è un mistero che da anni Mosca porta avanti una strategia che mira ad approfondire contraddizioni e fratture interne all’Ue, alla sua classe dirigente e alla sua opinione pubblica. In un momento in cui sono saltate tutte le norme della diplomazia occidentale - i toni del botta e risposta tra Roma e Mosca non sono un’eccezione, basta ricordare il caso dell’ormai ex ambasciatore ucraino a Berlino che ha definito il cancelliere Olaf Scholz “salsiccia di fegato offesa” - in Russia non si fatica neppure a mettere l’Italia sullo stesso piano di Usa e Gran Bretagna nella scala dei “Paesi ostili”, dopo che il premier Mario Draghi è stato tra i promotori delle massicce sanzioni economiche e finanziare contro il Cremlino.
Secondo il politologo Boris Mezhuev, tra gli ideologi del conservatorismo russo, a Mosca “lo stato delle relazioni con l’Italia è il prodotto del periodo di isteria che sta vivendo la Russia e in cui nel discorso pubblico spiccano i falchi le cui dichiarazioni roboanti hanno grande spazio mediatico”.
“Ma passerà prima o poi: queste persone non riflettono per forza la posizione di maggioranza nell’élite al potere e non è detto che riceveranno ruoli di rilievo”, ha commentato in un’intervista all’AGI, “l’Italia rappresenta quell’anima dell’Europa a cui la Russia tiene di più, l’arte, la cultura, la storia politica e questo non cambierà”.