AGI - Dagli Stati Uniti nessuna apertura politica ai palestinesi: il presidente americano Joe Biden, incontrando a Betlemme il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen, ha annunciato 100 milioni di dollari di aiuti per gli ospedali di Gerusalemme Est, insieme a 200 milioni di fondi aggiuntivi per l'Unrwa. Ma sul fronte politico, pur ribadendo il suo sostegno alla soluzione dei due Stati, ha sottolineato che al momento "la situazione non è matura" per la ripresa del processo di pace, in stallo dal 2014.
Il percorso verso la pace in Medio Oriente "inizia con la Palestina e Gerusalemme", ha sottolineato da parte sua Abu Mazen, che chiesto maggiori sforzi per porre fine all'occupazione israeliana e procedere al creazione di uno Stato palestinese. "Noi tendiamo le nostre mani verso la pace e lavoriamo con voi per raggiungerla", ha sottolineato.
"Il popolo palestinese merita uno Stato indipendente, sovrano e contiguo" gli ha fatto eco Biden, riconoscendo "che l'obiettivo dei due Stati sembra così lontano mentre umiliazioni come le restrizioni ai movimenti e ai viaggi o la preoccupazione quotidiana per l'incolumita' dei figli sono reali e immediate. Il popolo palestinese sta soffrendo adesso... Ci deve essere un orizzonte politico".
"Spero - ha aggiunto il presidente americano - che questa visita sia l'inizio di un dialogo nuovo e rinvigorito tra l'Anp e gli Stati Uniti, e tra i palestinesi e i Paesi della regione, incluso Israele". Un messaggio analogo a quello lanciato mercoledì al suo arrivo in Israele quando, pur esprimendosi a favore della soluzione diplomatica, aveva affermato di non vedere "in un futuro prossimo" la realizzazione di uno Stato palestinese indipendente. E stamane ha ribadito nuovamente il concetto ad Abu Mazen, assicurando che Washington "fara' il possibile per preservare la probabilita' a lungo termine della soluzione dei due Stati".
Nulla di fatto neanche sulla riapertura - promessa e mai attuata - del consolato Usa a Gerusalemme Est destinato ai palestinesi, né sul tema dell'uccisione a Jenin della giornalista di al-Jazeera Shireen Abu Akleh. Gli Usa "continueranno a insistere per un resoconto completo e trasparente" sulla sua morte, ha fatto presente Biden, ma resta la versione del dipartimento di Stato di qualche settimana fa: la reporter è stata probabilmente uccisa dai soldati israeliani ma non intenzionalmente. Una formula pilatesca che ha scontentato tutte e due le parti, in primis i palestinesi. Il presidente americano non ha incontrato la famiglia della reporter, nonostante la richiesta, ma in una telefonata con il segretario di Stato Usa Antony Blinken, quest'ultima e' stata invitata a Washington.
Ultimata la tappa palestinese, il capo della Casa Bianca è tornato all'aeroporto Ben Gurion a Tel Aviv da dove, a bordo dell'Air Force One, è partito alla volta di Gedda, il primo volo diretto di un presidente Usa da Israele all'Arabia Saudita. I suoi sforzi per avviare un percorso verso la normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi - formalmente nemici ma tra i quali da tempo ci sono contatti clandestini e un nemico comune, l'Iran, a unirli - sono stati premiati nella notte con l'apertura da parte di Riad del proprio spazio aereo a tutti i voli civili, israeliani compresi. Una "decisione storica", ha commentato Biden, plaudendo all'"importante passo verso la costruzione di un Medio Oriente più integrato e stabile".
"Farò tutto il possibile, tramite diplomazia diretta e contatti tra leader, per far avanzare questo processo rivoluzionario", ha assicurato. Grande soddisfazione è stata espressa anche dal premier israeliano Yair Lapid che ha ringraziato "Joe Biden" e la "leadership saudita": "Questo è solo il primo passo. Continueremo a lavorare con la cautela necessaria per il bene dell'economia, della sicurezza di Israele e dei suoi cittadini", ha aggiunto, augurando al presidente americano di avere "successo" nel suo viaggio a Gedda.
La tappa saudita è sicuramente la più delicata per il capo della Casa Bianca, nel mirino dei Dem, della stampa progressista e degli attivisti per i diritti umani per la 'riabilitazione' del principe ereditario Mohammed bin Salman, ritenuto la 'mente' dietro l'efferato omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi nel 2018. Dopo aver promesso di renderlo un "paria" sulla scena internazionale, Biden ha dovuto rivedere la sua politica, spinto dall'invasione russa dell'Ucraina che ha avuto conseguenze sul piano energetico e sui mercati: il rialzo dei prezzi e l'inflazione galoppante in patria sono un rischio reale per l'amministrazione Usa, in vista delle elezioni di mid-term a novembre.
Biden aveva assicurato prima di partire che non avrebbe avuto un faccia a faccia da solo con il principe ereditario ma che lo avrebbe visto insieme a una più ampia delegazione dopo l'incontro con l'anziano re Salman. Atterrato a Gedda, il presidente si è recato al palazzo Al-Salam per vedere il monarca ed e' stato accolto all'ingresso proprio dal giovane MbS con il quale si è salutato con il pugno, prima di procedere all'interno.
Contro questa riabilitazione si è scagliata Hatice Cengiz, la fidanzata di Khashoggi che ha descritto la decisione di Biden di visitare l'Arabia Saudita come "straziante", accusando il presidente degli Stati Uniti di fare marcia indietro rispetto alla sua promessa di dare la priorita' ai diritti umani. Un'invettiva gia' lanciata nei giorni scontri dallo stesso Washington Post che aveva parlato di perdita di "autorità morale".