AGI - Giornata di fuoco per Boris Johnson, preso da una gravissima crisi di governo scaturita dallo scandalo Pincher, l'ormai ex vice capogruppo Tory costretto a lasciare la carica e sospeso dal partito per aver molestato due uomini mentre era ubriaco al Carlton Club di Londra la scorsa settimana. Il capo di Downing Street non intende mollare e si è presentato al question time deciso a difendersi.
Ma la situazione gli sta sfuggendo di mano e il suo destino è sempre più in bilico. Dopo le dimissioni eccellenti di ieri - il cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, e Sajid Javid, ministro della Sanità - si è registrata un'emorragia di esponenti conservatori dal governo, almeno 26, tra cui diversi sottosegretari, la rivolta di una schiera di parlamentari che fino a l giorno prima erano fedeli alla sua leadership.
Nel pomeriggio è attesa la riunione del Comitato 1922, che riunisce tutti i deputati Tory, e i conservatori potrebbero cambiare la normativa per costringere Johnson ad affrontare un nuovo voto di sfiducia interno, eliminando così lo 'scudo' che teoricamente lo teneva al sicuro fino al prossimo anno, dopo aver superato la prova il mese scorso per il partygate. Il premier, tramite il suo portavoce, ha già fatto sapere che intende contestare una simile modifica allo statuto e ritiene di avere il sostegno interno per superare il momento difficile.
È evidente il malumore all'interno del partito nei confronti di Johnson, che ha dovuto ammettere che era a conoscenza già in passato di accuse nei confronti di Pincher e nonostante ciò lo abbia nominato numero due del gruppo parlamentare.
BoJo, deciso a "tenere duro", si è difeso come un leone durante il question time ai Comuni, puntando sui risultati economici del suo governo, sui piani per migliorare la vita delle persone che si appresta a lanciare, ma non ha potuto sottrarsi alle domande incalzanti dei deputati, a cominciare dal leader laburista Keith Starmer.
Il capo di Downing Street si è detto "molto dispiaciuto" che Pincher "sia rimasto in carica" nonostante la questione del suo comportamento inappropriato fosse stata portata alla sua attenzione.
Ma, ha aggiunto, il parlamentare è stato sollevato dall'incarico, sospeso dal partito e ora è sotto un'indagine indipendente. Quanto alle ragioni per dimettersi, "chiaramente lo farei se ci fossero circostanze nelle quali sentissi che è impossibile per il governo andare avanti per assolvere il mandato. O se sentissi che non siamo in grado di andare avanti sulla politica di sostegno all'Ucraina. Ma francamente il compito di un premier in circostanze difficili è portare avanti il mandato che gli e' stato dato", ha sottolineato.
Dopo il suo intervento, a prendere la parola è stato Javid, uno dei più quotati a sostituirlo a Downing Street: "La leadership - ha detto - richiede responsabilità".
In un'aula insolitamente silenziosa, dopo i 'boo' e le proteste nei confronti di Bojo, l'ex ministro della Salute - accusato da Starmer di aver lasciato la nave che affonda - ha detto che le sue dimissioni non sono state un abbandono ma che piuttosto si preoccupa profondamente del mandato pubblico che gli è sfato affidato e che e' stato un privilegio essere ministro.
"Non sono uno che molla nella vita. Mi preoccupo profondamente del servizio pubblico. La gente si aspetta che tutti noi manteniamo onestà e integrità, ma questa non e' una questione astratta: quando è troppo è troppo - ha affermato - Mi preoccupo di come le future generazioni ci giudicheranno. La nostra reputazione dopo anni al governo dipenderà da come recuperiamo la fiducia della gente. Negli ultimi mesi essere sul filo del rasoio tra integrita' e lealta' e' diventato impossibile e non rischiero' mai di perdere la mia integrità".