AGI - "Partner strategico, alleato Nato, Paese amico". Sono queste le parole con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si è rivolto al premier italiano Mario Draghi al termine del terzo incontro interministeriale nella storia delle relazioni tra i due Paesi. Italia e Turchia puntano a rafforzare una cooperazione già forte espandendo gli orizzonti dell'impegno comune ed Erdogan e Draghi condividono la stessa linea su più temi, compresi i più caldi: Ucraina, migranti, Libia e corridoio dei grano.
Erdogan ha subito sottolineato come l'incontro, il primo dal 2008, abbia costituito l'occasione per parlare "di tutte le possibilità che abbiamo per rafforzare le nostre relazioni" e ha garantito che dal punto di vista economico e commerciale "i rapporti migliorano di giorno in giorno" e quest'anno si supereranno facilmente i 25 miliardi di dollari di interscambio.
Una discussione che è passata per temi "regionali e globali" tra due Paesi che condividono "la medesima appartenenza all'area del Mediterraneo" e rilanciano il progetto di aprire "una Università turco-italiana". Il presidente turco ha parlato anche di una cooperazione nell'ambito della Difesa in continua espansione e destinata ad essere approfondita nel prossimo futuro. A partire dal sistema di Difesa missilistico Samp-T, che Turchia, Italia e Francia hanno sviluppato insieme e su cui il presidente turco ha garantito che l'intesa tra i tre Paesi è totale e che si è giunti al "momento delle firme".
Argomento a parte il terrorismo, Erdogan ha dichiarato di aver condiviso le idee della Turchia con Draghi e parla di una collaborazione con l'Italia. Non cita direttamente il Pkk che tante polemiche ha recentemente creato in ambito Nato, ma è probabile che dei separatisti curdi si sia parlato ed Erdogan abbia trovato in Draghi un interlocutore pragmatico e attento, lontano dall'intransigenza con cui il leader turco si è scontrato in Europa.
E proprio l'Europa rimane sempre un obiettivo della Turchia. Obiettivo sempre più complesso da raggiungere, ma per cui Erdogan sa che troverà sempre un sostenitore nell'Italia, un partner "che rende più forte la nostra prospettiva di divenire Paese membro".
Un sostegno che - il presidente turco è convinto - "è destinato a continuare." Italia e Turchia condividono la stessa visione sul conflitto in Ucraina. Erdogan e Draghi hanno parlato del corridoio del grano in termini prioritari, il premier italiano ha ringraziato Erdogan per il ruolo svolto nel negoziato tra Russia e Ucraina per sbloccare le derrate. Il presidente turco ha promesso che intensificherà gli sforzi per sbloccare i carichi di grano "nei prossimi 7-10 giorni".
Assai interessante il capitolo relativo la collaborazione energetica tra Italia e Turchia. Ci si attendeva si parlasse del gas dei giacimenti di Israele o Azerbaigian e invece Erdogan parla del gas scoperto dalla Turchia al largo del Mar Nero, nel giacimento denominato Sakarya per lo sfruttamento del quale talia e Turchia "collaboreranno per la costruzione di un gasdotto" e puntano a sviluppare progetti comuni per raggiungere la sicurezza energetica".
Intesa totale anche sulla Libia, che il leader turco ha confermato essere stata parte dell'agenda dell'incontro. Italia e Turchia puntano alla stabilità del Paese nordafricano. Lo ha detto Draghi chiaramente in conferenza stampa ed Erdogan ha detto di essere sulla stessa linea del premier e non avere "nulla da aggiungere".
Capitolo a parte i migranti. Erdogan ha prospettato la possibilità che Italia e Turchia costituiscano un meccanismo congiunto per il controllo dei flussi migratori e accusato apertamente la Grecia per "una politica basata sui respingimenti" che ha spinto i migranti a cambiare rotta e ad andare verso l'Italia.
"Atene ha iniziato a essere un pericolo per l'Italia. Siamo continuamente impegnati a salvare queste persone dal mare e l'Italia ha fatto lo stesso perché ha il nostro stesso problema", ha detto il presidente turco. Draghi ha evitato di entrare a gamba tesa su Atene, ma ha assicurato che ne discuterà con la controparte greca nei prossimi incontri in ambito Ue.
Erdogan è ora atteso in Iran il prossimo 19 luglio. Trasferta complicata, i servizi segreti di Ankara hanno infatti recentemente arrestato presunti agenti iraniani impegnati in un piano per colpire cittadini israeliani in Turchia. Un'operazione che ha accelerato il riavvicinamento della Turchia allo stato ebraico, in corso da mesi. Una normalizzazione che potrebbe incrinare i rapporti tra Ankara e Teheran, ma che allo stesso tempo Erdogan potrebbe utilizzare per cercare di assumere un ruolo di mediatore nella annosa questione del nucleare iraniano.