AGI - Il presidente Joe Biden ha chiesto al Congresso di approvare una legge che ripristini il diritto all'aborto, in modo da aggirare la decisione della Corte Suprema. L'annuncio è arrivato nel momento in cui il Paese è entrato in un cortocircuito senza precedenti: diviso sull'aborto, spaventato dall'infrazione, infuriato per il prezzo del carburante, e con l'ombra di una recessione in agguato, dopo l'aumento dei tassi di interesse e il rischio che il ricorso al credito rallenti.
La questione più impellente è l'aborto e Biden sembra finito in un imbuto: in ventisei Stati sono pronti ad applicare la restrizione più dura, facendo seguito alla decisione della Corte Suprema che ha dichiarato illegale il ricorso all'interruzione di gravidanza, inclusi nei casi di stupro e incesto. Tredici Stati hanno già la legge pronta, ma in tre - Texas, Louisiana e Utah - l'applicazione è stata sospesa, in modo temporaneo, da giudici locali, che hanno accolto la richiesta d'emergenza presentata in tutti i tribunali dalla più grande rete americana di consultori, Planned Parenthood.
Entro metà luglio i giudici dovranno prendere una decisione. Quello potrebbe essere il momento in cui la nuova America anti-abortista sarà avviata a tutti gli effetti, mentre gli Stati della costa ovest, dalla California all'Oregon, sono pronti a lanciare un'offensiva e ad accogliere migliaia di donne in arrivo dagli Stati integralisti.
Stessa situazione nell'Illinois, dove l'aborto è legale, circondato solo da Stati che l'hanno abolito. Nel pieno della confusione e incertezza, Biden vuole portare a casa un risultato e farlo in fretta, correggendo l'errore commesso nell'ormai celebre intervento della settimana scorsa, alla vigilia del viaggio in Europa, quando si era limitato a dire che il tema dell'aborto sarebbe stato al centro delle elezioni di novembre per il rinnovo del Congresso, demandando agli elettori una soluzione.
Quella frase ha generato delusione tra i democratici. I segnali di malcontento sono arrivati alla Casa Bianca e Biden ha deciso di cambiare strategia e passare all'attacco. Ma i numeri, ancora una volta, come per la grande battaglia sul clima, non sono dalla sua parte. Per ottenere il via libera a una legge federale che aggiri il divieto della Corte Suprema c'è bisogno dell'approvazione di entrambe le camere e dunque del Senato, dove la situazione è di parità: 50 democratici e 50 repubblicani.
Il primo ostacolo è rappresentato dalla cosiddetta 'filibuster', l'equivalente del nostro ostruzionismo, regola di garanzia per le minoranze di poter portare all'infinito il dibattito su un tema, a meno che non si raggiunga una maggioranza di sessanta voti. Biden da tempo vuole eliminarla, ma non ha la certezza di riuscirci: intanto servirebbero tutti e cinquanta i voti democratici, mentre i moderati Joe Manchin e Kyrsten Sinema si sono dichiarati contrari.
Anche se i progressisti ottenessero il risultato, c'è il rischio concreto di un effetto boomerang: se alle elezioni di Midterm, a novembre, i conservatori dovessero ottenere - come indicano tutti i sondaggi - la maggioranza di Camera e Senato, i progressisti non avrebbero neanche piu' l'arma estrema del 'filibuster'. Allo stesso tempo la maggioranza degli americani chiede a Biden di trovare una soluzione. L'appello ad approvare una legge sembra destinato a cadere nel vuoto. E in vista delle elezioni di novembre, sarebbe un altro motivo di delusione per gli elettori democratici.