AGI - Una proposta di legge che chiarisca che gli americani hanno il diritto costituzionale di viaggiare liberamente e volontariamente negli Stati Uniti. Che guardi alla Roe v. Wade come base per una legge sulla protezione della salute delle donne. E che inoltre protegga “i dati più intimi e personali delle donne archiviati nelle app per la salute legate alla riproduzione”, perché “molti temono che queste informazioni possano essere usate contro le donne da un procuratore in uno stato che criminalizza l'aborto”.
Con questi tre obiettivi messi nero su bianco sulla sua pagina ufficiale la presidente della Camera Nancy Pelosi ha rivelato che i Democratici alla Camera stanno lavorando a una proposta di legge che protegga anche i dati personali raccolti dai tracker. Per ora siamo alle intenzioni, nulla sul merito di come verranno protetti i dati e ovviamente non c'è alcuna garanzia che una proposta diventi legge.
A poco meno di una settimana dalla sentenza della Corte che ha ribaltato la Roe v. Wade del 1973 (che ha garantito per quasi 50 anni il diritto costituzionale di una donna a interrompere una gravidanza), e dopo la fortissima presa di posizione della vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris, si delineano però le scelte della politica. Anche e soprattutto in vista delle elezioni di mid-terms del prossimo autunno.
Se la politica annuncia soluzioni, i cittadini e gli utenti di app si stanno già muovendo, scegliendo ad esempio servizi per il monitoraggio del ciclo mestruale che si pensa possano offrire maggiore privacy. Perché non è insolito che le aziende vendano informazioni sugli utenti o collaborino con le forze dell'ordine e le persone sono preoccupate per la possibilità che gli investigatori utilizzino quei dati per identificarli se mai cercano di abortire. Come riportato da TechCrunch, tra le app per la salute riproduttiva che stanno scalando per popolarità e download c’è Flo (secondo i numeri di Apptopia, ha il 47% del mercato delle app di monitoraggio del ciclo negli Stati Uniti).
Dopo la decisione della Corte Suprema, Flo ha annunciato di voler lanciare una modalità anonima che dovrebbe rimuovere le informazioni personali dal proprio account in modo che non possano essere identificate, Flo deve però ancora comunicare quando la funzione sarà disponibile. Certo nel 2019, il Wall Street Journal ha citato Flo come una delle app che dava a Facebook l'accesso ai dati sensibili delle persone. Due anni dopo, Flo si è accordata con l'FTC per l'accusa di condividere informazioni con il social network, Google e altre società di terze parti. Flo fece sapere allora che l'accordo "non era un'ammissione di alcun illecito". La società aveva anche dichiarato a maggio scorso di aver "completato con successo" un audit sulla privacy (requisito della transazione). Come effetto di questo accordo, Flo ora deve chiedere esplicitamente il consenso dell'utente prima di poter consentire a servizi esterni di accedere alle loro informazioni sanitarie personali.
Anche un'altra app di punta, Clue , sta traendo benefici dalle scelte dei consumatori che cercano alternative ritenute più rispettose della privacy. Apptopia ha scoperto che l'app di Clue ha registrato un aumento del 2.200% delle installazioni durante il fine settimana, proprio dopo aver dichiarato alla stampa che non divulgherà informazioni sensibili agli stati che vietano l’aborto.