AGI – “A due mesi dalla rielezione di Macron alla presidenza, non sappiamo a che punto sta, manca una visione chiara dei suoi grandi obiettivi, dell’agenda. C’è un intrigo, un enigma che sta suscitando l’interesse dei francesi, al di là della mancanza maggioranza assoluta in Parlamento”.
Questa la lettura del momento politico complesso e incerto che sta vivendo la Francia presentata da Bruno Cautrès, docente e ricercatore del Centro di ricerca politica di Sciences Po (Cevipof).
Una situazione di stallo istituzionale scaturita, secondo il politologo, dal fatto che “molti francesi non volevano Marine Le Pen alla presidenza quindi hanno votato Macron per difetto, senza essere convinti da un suo secondo mandato. Per giunta la sua rielezione non risolve una serie di problematiche della crisi democratica francese e di malcontenti sociali”.
Per Sylvain Courage, giornalista politico dell’Obs, con il suo intervento televisivo alla nazione Macron ha cercato di “presentarsi come un arbitro sopra la mischia davvero confusa, ma i contorni del suo secondo mandato rimangono molto imprecisi”.
Il suo intervento è stato breve e sobrio, per “rassicurare i francesi e attutire lo shock”, e in un lapsus il presidente ha detto che mancano “30 deputati per la maggioranza assoluta, ma in realtà sono 50”. Secondo Courage l’intervento di Macron è stato in parte deludente in quanto non chiarificatore, più rivolto al mondo politico che ai francesi, e per giunta “ha rinviato la palla nel campo dell’opposizione”.
Ad ogni modo, al di là del nodo istituzionale e politico complesso da sciogliere, gli ultimi sviluppi elettorali rappresentano un “punto di svolta per l’immagine di invincibilità del presidente, in una posizione di grande debolezza.
È probabile che il Macron dei prossimi mesi debba indossare il vestito del compromesso e della mano tesa – quello che finora gli abbiamo visto mettere sullo scenario internazionale, rispetto alla questione ucraina – anche se potrebbe non bastare a rimettere in piedi il suo programma di riforme” ha analizzato Cautrès.
Un altro attore di primo piano in questa situazione inedita per la V Repubblica è il primo ministro Elisabeth Borne. “Ha sorpreso tutti il fatto che Macron non l’abbia nominata nel suo discorso. La premier è chiaramente in una posizione di estrema difficoltà, nel cercare alleati per ampliare la maggioranza. Per lei è un vero battesimo del fuoco ma finora non è riuscita a dare una svolta quindi rischia ancora la poltrona” ha sottolineato Courage.
Invece per quanto riguarda la composizione della nuova Assemblea nazionale, gli analisti politici guardano con favore l’equilibrio tra forze politiche, il ricambio generazionale con l’ingresso di deputati molto giovani e di nuovi profili socio-culturali più diversificati anche se rimane ancora molto rappresentativa delle categorie medio-alte della Francia.
Al di là del futuro prossimo delle grandi istituzioni, Cautrès ha fatto notare come dovranno governare un Paese con “una tripla frattura - territoriale, politica e democratica – e una rottura tra i francesi e la classe dirigenziale, rendendo il compito ancora più arduo”.
Tassi di astensionismo record – al 54% al secondo turno delle legislative – e crisi sociali esasperate ne sono le principali manifestazioni, in un crescendo negli ultimi anni. In questo contesto il verdetto delle urne alle legislative viene interpretato dagli analisti come “una crepa importante, il sintomo che qualcosa sta accadendo dietro il muro della V Repubblica, lasciando intravedere la prospettiva di una VI Repubblica, frutto di una riforma istituzionale prevista e attesa, paventata con forza dalla sinistra radicale di Les Insoumis, ma non solo. Una riforma a questo punto davvero necessaria ed urgente” ha concluso Cautrès.