AGI - Emmanuel Macron senza una maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale dopo le legislative di domenica scorsa.
Mario Draghi alle prese con la scissione del partito di maggioranza relativa in Parlamento.
Olaf Scholz a capo di una coalizione in affanno e spesso divisa.
A una settimana esatta dalla missione di Kiev, i tre leader di Francia, Italia e Germania, si presentano alla vigilia del Consiglio europeo di Bruxelles con un sostegno parlamentare più fragile, proprio mentre la Ue, alle prese con la guerra di Vladimir Putin in Ucraina, cerca una posizione comune sulle risposte all'aumento dei prezzi di energia e alimentari, all'inflazione record e al rischio recessione.
I leader dell'UE discuteranno degli ultimi sviluppi della guerra e del suo impatto sulla crisi, si confronteranno sul sostegno dell'UE all'Ucraina, compreso il sostegno economico, militare, politico e umanitario. Il Consiglio europeo discuterà delle domande di adesione di Ucraina, Repubblica di Moldova e Georgia e i leader dell'UE discuteranno anche della situazione economica e delle raccomandazioni specifiche per paese nell'ambito del semestre europeo 2022. Ma le ‘spine’ di politica interna dei tre 'grandi' alla vigilia del Vertice potrebbero pesare negli equilibri europei, sia sul tavolo del Vertice che nelle discussioni del prossimo futuro.
Draghi ha incassato il via libera del Senato alla risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni in vista del Consiglio Ue, ma la spaccatura dei gruppi parlamentari del M5S e la scissione di Luigi Di Maio non potrà non avere effetti a medio termine sulla tenuta del governo.
Il presidente francese dopo il risultato delle legislative di domenica scorsa, ha ricevuto all'Eliseo i leader dei partiti nel tentativo di trovare "soluzioni costruttive", ovvero dare una maggioranza parlamentare al Paese. Operazione non facile: Macron avrà proabilmente bisogno della destra moderata dei Républicains, che ha ottenuto 64 seggi, per provare a formare una maggioranza.
In Germania, oltre ai distinguo sulla gestione della crisi ucraina, la coalizione ‘semaforo’ di Scholz si è divisa pochi giorni fa anche sul cosiddetto ‘freno al debito’, il vincolo di bilancio previsto dalla Costituzione tedesca sospeso per la crisi pandemica nel 2020 e che dovrebbe tornare in vigore l’anno prossimo.
I socialisti dell Spd, il partito di Scholz, sono per un rinvio, mentre i liberaldemocratici spingono in direzione contraria e chiedono al cancelliere di ripristinare la clausola appena possibile e rientrare dal debito.
A fare le spese della debolezza dei tre principali paesi dell’Unione sarà proprio la Ue. Draghi e Macron da settimane spingono per una riforma dell’Unione che preveda tra l’altro il superamento dell’unanimità su determinati dossier chiave. Ma le difficoltà interne e il conseguente indebolimento politico a Bruxelles probabilmente farà slittare la questione a tempi non immediati.