AGI - A Bruxelles lo chiamano "il precedente Islanda", ossia l'evenienza - unica nella storia finora - di un ritiro della candidatura di uno Stato ad aderire all'Unione europea. L'Islanda presentò domanda di adesione nel luglio 2009. La Commissione emise un parere favorevole nel febbraio 2010 (ci vollero otto mesi, con l'Ucraina sono bastati tre mesi e mezzo, dal 28 febbraio al 17 giugno) e il Consiglio decise nel giugno 2010 l'apertura dei negoziati.
Con un cambio di governo nel maggio 2013, l'Islanda sospese le trattative. Fino ad allora erano stati aperti 27 dei capitoli negoziali, di cui 11 provvisoriamente chiusi. Nel marzo 2015 il governo islandese volle che "l'Islanda non sia più considerata Paese candidato all'adesione all'Ue". Il Consiglio ne prese atto e attuò gli adeguamenti pratici delle procedure. E in effetti ora l'Islanda non figura più tra i Paesi candidati all'Ue.
Al contrario della Turchia che ha una lunga storia di negoziati, tra cooperazione e tensione, con Bruxelles. Ankara chiese di aderire all'Unione nel 1987. Il riconoscimento ufficiale come Stato candidato avvenne dopo più di dieci anni, nel 1999, mentre i negoziati iniziarono nel 2005. I progressi sono stati molti lenti. Ad oggi solo 16 dei 35 capitoli sui singoli temi riguardanti l'adesione sono stati aperti e solo uno è stato chiuso.
In seguito al colpo di stato del 15 luglio 2016 i negoziati sono stati di fatto interrotti e nessun nuovo capitolo è stato aperto da allora. Per molti è un ritiro non ufficiale della candidatura.