AGI - A dieci giorni dalla scomparsa del giornalista britannico Dom Phillips e dell'attivista brasiliano Bruno Pereira in Amazzonia, i peggiori timori sono stati confermati: uno dei due fratelli sospettati di aver ucciso i due uomini ha ammesso di aver seppellito i loro corpi e diversi "resti umani" sono stati trovati sul luogo delle ricerche.
"Ieri sera abbiamo ottenuto una confessione dal primo dei due sospetti che ci ha raccontato nei dettagli come è stato commesso il crimine e dove sono stati seppelliti i corpi", ha dichiarato in una conferenza stampa il capo della polizia federale dello Stato settentrionale di Manaus, Eduardo Alexandre Fontes. L'ufficiale di polizia ha detto che il pescatore di 41 anni, Amarildo da Costa de Oliveira, ha ammesso di aver partecipato al "crimine", ma non ha specificato il suo ruolo.
Poi è stato condotto dalla polizia sul luogo delle ricerche e lì "sono stati effettuati degli scavi dove sono stati trovati i resti. Il lavoro continuerà", ha detto Fontes. "E non appena saremo in grado di verificare, attraverso la scientifica, che i resti dei corpi recuperati sono di Dom Phillips e Bruno Pereira, li restituiremo alle famiglie".
La moglie brasiliana del giornalista, Alessandra Sampaio, ha ringraziato in un comunicato "tutte le squadre che hanno effettuato le ricerche, soprattutto i volontari locali"."Anche se siamo ancora in attesa di una conferma definitiva, questo tragico risultato pone fine all'angoscia di non sapere dove fossero Dom e Bruno. Ora possiamo portarli a casa e dare loro un addio affettuoso", ha aggiunto.
Il giornalista britannico e l'esperto studioso brasiliano sono stati visti per l'ultima volta il 5 giugno durante una spedizione nella zona della Valle del Javari. Questa regione, vicina al confine con Peru' e Colombia, è nota per essere molto pericolosa, con diffuse attività di traffico di droga, pesca e lavaggio illegale dell'oro. Negli ultimi anni, quel territorio è diventato un asse strategico per le bande di narcotrafficanti che trasportano via fiume la cocaina o la cannabis prodotta nei Paesi vicini.
Chi era Phillips
Autore di decine di reportage sull'Amazzonia, Dom Phillips, 57 anni, viveva in Brasile da 15 anni e aveva deciso di visitare nuovamente la regione per completare le sue ricerche volte alla scrittura di un libro dedicato alla conservazione dell'ambiente. Bruno Pereira, 41 anni, noto esperto e difensore dei diritti dei popoli indigeni, aveva lavorato per molti anni presso l'agenzia governativa brasiliana per gli affari indigeni (Funai) ed era un profondo conoscitore di quelle zone.
Era responsabile della filiale di Funai ad Atalaia do Norte (nord-ovest), dove i due uomini sarebbero dovuti tornare in barca prima di scomparire scomparsi. Pereira, padre di tre figli, ha piu' volte denunciato di essere stato minacciato da taglialegna, minatori e pescatori illegali che cercavano di invadere la terra protetta dalle leggi statali.
La scomparsa dei due uomini ha suscitato scalpore in tutto il mondo, con reazioni da parte di politici di spicco e celebrità come i membri della rock band irlandese U2. Il presidente di estrema destra Jair Bolsonaro, favorevole allo sfruttamento minerario e agricolo delle riserve indigene in Amazzonia, è stato pesantemente criticato per aver descritto la spedizione degli uomini come una "sgradevole avventura". Mercoledì ha affermato che i metodi di Dom Phillips venivano "disapprovati" in Amazzonia perchè aveva scritto "molti rapporti contro i minatori d'oro, sull'ambiente".
"In questa regione molto isolata, a molti non piaceva", ha aggiunto.
"E' molto triste", ha reagito l'ex presidente di sinistra Lula da Silva, candidato alle presidenziali del 2022, all'annuncio della Polizia federale sul ritrovamento dei resti. "Due persone sono morte per difendere le terre indigene e l'ambiente. Il Brasile non puo' essere questo", ha scritto su Twitter.