AGI - Diversi temi vengono valorizzati dalle prime pagine internazionali che appaio oggi molto diversificate. Tra le notizie in evidenza resta l’Ucraina su alcune testate, come il Financial Times che ha intervistato Zelensky, altre danno maggior spazio all’allarme lanciato ieri dalla Banca Mondiale sui rischi di una lunga fase di inflazione alta e crescita bassa. Diversi i servizi originali proposti dalla stampa estera: da segnalare quello del Washington Post sulla possibile rinuncia di Francesco al papato a causa del peggioramento della sua salute.
Washington Post
“Papa Francesco è alla fine del suo pontificato?” A porre la domanda è un lungo articolo del Washington Post. Nella Chiesa e negli ambienti a questa più vicini – scrivono da Città del Vaticano Chico Harlan e Stefano Pitrelli – oggi l’interrogativo di possibili dimissioni del Santo Padre a causa dei suoi crescenti problemi di salute circola con insistenza. “E se la dipendenza del Papa dalla sedia a rotelle è un fattore fondamentale di queste speculazioni, sono state amplificate dalla sua decisione di convocare un concistoro per il 27 agosto e insediare 21 nuovi cardinali, di cui 16 sotto gli 80 anni, che avrebbero diritto al voto in un conclave. Quell'enorme afflusso significa che Francesco avrà selezionato più del 60% delle figure che sceglieranno il suo sostituto, aumentando le probabilità di un successore che la pensa allo stesso modo, anche se è difficile garantirlo. Per alcuni osservatori vaticani, è un segno che Francesco sente l'urgenza di preparare la chiesa per la sua partenza”, afferma il giornale. In evidenza anche la notizia che poco prima dell’assalto dei sostenitori di Trump al Campidoglio il 6 gennaio 2021, il Secret Service cercò in tutta fretta di organizzare un percorso per il corteo in modo che l'allora presidente potesse accompagnarlo mentre marciava verso il Congresso per chiedergli di rimanere al potere: risulta da due delle testimonianze raccolte dalla Commissione parlamentare d’inchiesta. Ma gli argomenti forti della prima pagina sono cambiamento climatico ed economia. In apertura, un reportage da Saint-Louis, città del Senegal affacciata sull’oceano Atlantico, racconta che l’innalzamento del livello del mare sta inghiottendo la costa e le case che vi sorgono, costringendo gli abitanti a trasferirsi e le autorità locali a trovare alloggi alternativi. Di spalla, le previsioni annuale della Banca mondiale che avverte del pericolo di una lunga stagflazione, “combinazione tossica di bassa crescita e prezzi alti”, spiega il giornale. La stima sul Pil globale è stata tagliata al 2,9% per quest’anno (a gennaio era il 4,1), e la prospettiva “una crescita debole per i prossimi dieci anni a causa della carenza di investimenti in gran parte del mondo”. In qualche modo collegato al surriscaldamento del pianeta, un servizio a centro pagina approfondisce la vicenda della fabbrica di alluminio Alcoa Intalco Works di Ferndale, nello stato di Washington: chiusa perché inquinante, si lotta per riaprirla ma la riconversione verde non è semplice, e il caso secondo il Post simboleggia “la difficoltà di creare posti di lavoro eco compatibili” negli Usa.
New York Times
Il Grande Lago Salato, nello Utah, si sta prosciugando a causa del surriscaldamento ambientale, ed è “una bomba nucleare ecologica” per gli Usa: così titola il New York Times, che mette in apertura della prima pagina l’ambiente con una corrispondenza da Sal Lake City e un’eloquente fotografia di quello era un palazzo fronte lago e ora si trova in mezzo a una distesa di sabbia a causa del ritiro delle acque. Se questo fenomeno continuerà, il quadro descritto dal Nyt è il seguente: moria di mosche e gamberi, che sono il principale nutrimento di 10 milioni di uccelli migratori, i quali sarebbero a loro volta decimati; l’aria in una vasta area diventerebbe tossica perché il lago contiene alte concentrazioni di arsenico che, vaporizzare e trasportate dal vento, verrebbero respirate dai tre quarti degli abitanti dello Utah. Quanto all’economia, chiuderebbero le stazioni sciistiche sui monti attorno al lago, e finirebbe la lucrosa estrazione di magnesio e altri minerali dalle sue acque. Tra gli altri titoli, l’Ucraina con “l’altalenante battaglia per una città morta”, Severodonetsk, dove per Zelensky si pone il problema se resistere o ritirarsi, e il rapporto della Banca mondiale che taglia le stime della crescita globale e prevede un decennio di stagflazione.
Wall Street Journal
Le fosche previsioni del segretario americano al Tesoro, Janet Yellen, e della Banca mondiale, sono la notizia del giorno per il Wall Street Journal, che sottolinea la coincidenza delle due analisi, non coordinate tra loro. La Yellen ha infatti parlato in audizione alla commissione Finanze del Senato, dove ha detto di aspettarsi che l’inflazione negli Usa rimarrà alta a lungo e che probabilmente quest’anno sarà superiore al 4,7% inizialmente stimato dal Tesoro. Nelle stesse ore, usciva la previsione annuale della Banca Mondiale che avverte del concreto rischio di un decennio di stagflazione, con crescita debole e inflazione galoppante, come furono gli anni ’70. A rabbuiare il quadro, sempre ieri, i dati del dipartimento del Commercio che segnalano un calo delle importazioni americane – il primo dal luglio dell’anno scorso – il che potrebbe indicare un rallentamento della domanda interna. Yellen ha citato alcune misure che l'amministrazione pensa di proporre al Congresso per raffreddare i prezzi, tra cui l'abbassamento del costo dei farmaci, l'incentivazione della produzione di energia pulita e il rafforzamento della produzione di semiconduttori. E qui il Wsj fa la considerazione politica che “i democratici non sono stati finora in grado di approvare una legislazione che raggiunga quegli obiettivi dato il loro stretto margine al del Congresso, e alcuni legislatori si preoccupano che il partito stia perdendo la possibilità di approvare politiche ambiziose prima che la stagione della campagna elettorale domini Capitol Hill”. In risalto anche una notizia che si inquadra nel contesto dell’inflazione: Target, uno dei giganti della grande distribuzione negli Usa, ha rivisto al ribasso le sue previsioni sugli utili per quest’anno perché, in una congiuntura di offerta superiore alla domanda, ha dovuto disdire ordini e lanciare campagne di sconti per smaltire le scorte di magazzino.
Financial Times
L’Ucraina torna oggi a dominare la prima pagina del Financial Times, che punta su una sua intervista al presidente Volodymyr Zelensky, da toni come sempre molto decisi: “Un pareggio con la Russia non è un’opzione”, è la frase che il quotidiano sceglie per il titolo. La linea di Zelensky è che respingere i russi sulle posizioni che occupavano prima dell’invasione del 24 febbraio sarebbe “una seria vittoria temporanea”, ma l’obiettivo resta finale resta la piena sovranità dell’Ucraina su tutto il proprio territorio. “La vittoria deve essere raggiunta sul campo di battaglia”, afferma il presidente ucraino, che rinnova il suo appello all’Occidente per nuove forniture di armi, visto che “a causa della nostra inferiorità in termini di equipaggiamento non riusciamo ad avanzare”. Zelensky critica inoltre con parole aspre i tentativi condotti da alcuni Paesi europei senza coinvolgere Kiev per sondare le possibilità di un cessate il fuoco: “Non possono esserci in alcun momento colloqui alle spalle dell’Ucraina. Come si può raggiungere un cessate il fuoco sul territorio dell’Ucraina senza ascolta la posizione di questo Paese? E’ piuttosto sorprendente”. In basso, un titolo sull’estate di caos che si prevede per i trasporti britannici, con gli aeroporti a corto di personale e non in grado di garantire i servizi ai passeggeri e le ferrovie che saranno paralizzate da scioperi, la cui prima raffica è in calendario per il 21, 23 e 25 giugno.
The Times
Scampato al tentativo dell’opposizione interna di rovesciarlo con un voto di sfiducia, Boris Johnson è adesso sotto pressione dei suoi stessi alleati che sollecitano un immediato taglio delle tasse come condizione per la sopravvivenza del governo: così scrive il Times, che tiene la politica in primo piano con un lungo retroscena secondo cui le pressioni vengono dagli stessi ministri, oltre che da alcuni dei Tory più autorevoli che addirittura considerano il governo anti conservatore e socialista. Il primo problema è quello dei tempi: Johnson vorrebbe aspettare un miglioramento delle previsioni economiche per ridurre le imposte, ma i suoi alleati vogliono che i tagli siano inseriti nel prossimo bilancio, da presentare in novembre. Altro problema, la natura dei benefici fiscali. Il ministro delle Finanze, Rishi Sunak, sta lavorando a sgravi per le imprese, ma i Tory ritengono invece che ridurre le tasse sul reddito dei cittadini sia l’unico modo per vincere le prossime elezioni. Inoltre, i sostenitori del premier sollecitano un’epurazione di massa nelle file del governo, con la cacciata di 13 tra ministri e personaggi di sottogoverno che non hanno dichiarato pubblicamente il loro sostegno per Johnson prima del voto di sfiducia. In risalto sulla prima pagina anche l’ondata di scioperi che bloccherà le ferrovie britanniche a fine mese, e una ricerca appena pubblicata sulla possibilità di realizzare un farmaco per la cura del tumore del pancreas sfruttando lo stesso metodo dell’RNA messaggero utilizzato per la vaccino anti Covid Pfizer-BioNtech.
Le Monde
Il grano ucraino è “ostaggio della guerra”, titola Le Monde, che mette in apertura i rischi di una crisi alimentare mondiale, puntando sui colloqui previsti oggi in Turchia, dov’è atteso il ministro russo degli Esteri, Lavrov, per discutere della possibilità di ripresa delle esportazioni di cereali. Sono bloccate trenta milioni di tonnellate di grano, destinate a nutrire parte dell’Africa e del Medio Oriente, e spostarle non sarà semplice: l’Ue sta valutando come farlo per ferroviaria, vista l’impraticabilità delle rotte marittime, minate. Inoltre, la produzione ucraina è diminuita del 40% rispetto all’anno scorso, e Putin chiede la fine delle sanzioni per immettere sul mercato le granaglie russe. Spazio anche alle elezioni legislative francesi di domenica prossima, con “la maggioranza in preda ai dubbi” sulle prospettive di vincer, e la situazione politica in Gran Bretagna, con Johnson in difficoltà malgrado il fallimento della sfiducia. Sul futuro del Regno Unito dopo Elisabetta riflette un editoriale, secondo cui la fine del suo lunghissimo regno potrebbe accelerare la progressiva dissoluzione del Commonwealth, spingendo altre ex colonie a lasciarlo, e così accentuare l’isolamento internazionale di Londra, innescato dalla Brexit. Toccherà a Carlo “reinventare il posto della Gran Bretagna nel mondo”, scrive Le Monde.
Le Figaro
Calato nel clima elettorale di una Francia che domenica vota per il primo turno delle legislative, Le Figaro titola in apertura: “Tasse e spese, gli inquietanti progetti di Melenchon”. Il giornale offre ai suoi lettori una previsione cupa della situazione che si produrrebbe con una vittoria della Nupes, la coalizione di sinistra guidata dall’ex socialista: “esplosione del debito, della pressione fiscale e del deficit che provocheranno un rallentamento dell’economia e colpiranno i francesi più fragili”. Visione apocalittica ribadita dall’editoriale, secondo cui “il programma enunciato dall’autoproclamato primo ministro fa orrore a ogni esperto francese degno di questo nome”, e porterebbe il Paese “dritto a sbattere”. A centro pagina, un titolo sull’”allerta mondiale per la fiammata dei prezzi delle materie prime”, e spazio per il processo della strage del Bataclan, con il via alla requisitoria dopo nove mesi di udienze.
El Pais
Il ministero spagnolo della Difesa vuole un aumento di 3 miliardi di euro del proprio bilancio, da destinare anche all’acquisto di armamenti di ultima generazione in adempimento degli impegni assunti con la Nato. E’ il tema di apertura per El Pais, che riferisce del dibattito apertosi nel governo anche in vista del summit dell’alleanza atlantica che proprio la Spagna ospiterà a Madrid. Il Tesoro, secondo il giornale, non ritiene realizzabile dal punto di vista economico in questa fase il progetto della Difesa, e dal punto di vista politico prevede che il Parlamento potrebbe bocciarlo. Politica interna anche in molti degli altri titoli della prima pagina, tra i quali il primo faccia a faccia tra il premier socialista Sanchez e il nuovo leader del Partito polare Feijòo, e il consenso trasversale per la proposta di legge contro lo sfruttamento della prostituzione presentata dal Psoe. Si segnala infine un’intervista a Gustavo Pedro, candidato di sinistra alla presidenza della Colombia: “Le riforme comportano pestare i calli del privilegio”, afferma.
Frankfurter Allgemeine Zeitung
In visita in Lituania, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha compiuto un altro passo della graduale ridefinizione della politica di difesa della Germania, annunciando un’intensificazione dell’impegno sul fianco orientale della Nato. E’ la notizia in evidenza sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Scholz ha assicurato che in caso di attacco, "ogni centimetro del territorio della Nato" sarebbe difeso e che Berlino è pronta ad assumere la guida del cosiddetto Enhanced Forward Presence Battlegroup (EFP), il contingente della Nato in Lituania, "una brigata robusta e pronta al combattimento dedicata a deterrenza e difesa contro l'aggressione russa”. Se ne discuterà al vertice dell’alleanza a Madrid a fine giugno. A Vilnius, Scholz ha anche ribadito che la Germania continuerà a fornire armi a Kiev. Un tentativo “poco convincente”, osserva la Faz, di riconquistare la fiducia dei Paesi baltici, scemata negli anni in cui la Germania è stata vicina alla Russia di Putin. E a questo proposito, il giornale dà spazio alle dichiarazioni dell’ex cancelliera Angela Merkel, che ha rifiutato di fare ammenda per la sua politica di buoni rapporti con Putin.
China Daily
Il rallentamento della crescita spinge la Cina ad ampliare le sue aperture a capitali privati: lo suggerisce il China Daily con un servizio in cui si afferma che “l'impegno della massima leadership cinese a liberare il ruolo positivo del capitale privato, prevenendone l'espansione incontrollata e sconsiderata, ha messo in luce il desiderio dei principali responsabili politici di perfezionare le normative sui capitali per rilanciare le attività di investimento in una fase di rallentamento economico garantendo al contempo una concorrenza leale e una migliore protezione degli interessi pubblici”. Sul tema, il giornale ha interpellato alcuni economisti, in maggioranza cinesi ma non solo, tutti concordi in una valutazione positiva, e il giornale ne conclude: “La recente dichiarazione della leadership in merito al capitale e al settore privato ha contribuito a ripristinare la fiducia del mercato, che è urgentemente necessaria poiché l'economia cinese deve far fronte a crescenti pressioni dovute alla recrudescenza dei casi di Covid-19”. In evidenza anche un colloquio telefonico tra Yang Jiechi, membro dell'ufficio politico del Comitato centrale del Partito comunista cinese e direttore dell'ufficio della Commissione centrale per gli affari esteri, e Takeo Akiba, capo del Segretariato per la sicurezza nazionale del Giappone. I due interlocutori hanno convenuto di approfondire la cooperazione bilaterale e approfondire il dialogo sulle divergenze, pur se le difficoltà nelle relazioni tra Pechino e Tokyo non vanno ignorate. Il giornale ne sottolinea una: l’adesione del Giappone alla nuova strategia indo-pacifica lanciata da Biden durante la sua missione in Asia, e mirata “a contenere la Cina”.
Quotidiano del Popolo
I titoli denominati in renminbi, la valuta cinese, “sono rimaste una forte calamita per gli investitori internazionali, grazie alle solide prospettive a lungo termine e i continui sforzi della Cina per aprire il proprio mercato finanziario”. Lo segnala un rapporto della Bank of China di cui si legge sul People’s Daily, edizione in inglese dell’organo ufficiale del Partito comunista cinese. Nel dossier viene citato un sondaggio condotto tra 3.400 istituzioni finanziarie estere, da cui risulta che il 60% di queste aumenterà le proprie partecipazioni in attività denominate in renminbi. Si tratta, sottolinea il giornale, del 9% in più rispetto a un analogo sondaggio del 2020. Trend positivo che si riflette in un altro dato: dal 2018 al 2021, l'aumento netto totale delle partecipazioni in azioni e obbligazioni nazionali da parte degli investitori globali ha superato i 700 miliardi di dollari, con un tasso di crescita annuo del 34%. Frutto anche “del recente grande miglioramento dell’accessibilità all’azionario cinese”, con il potenziamento delle interconnessioni delle Borse di Shanghai, Shenzhen, e Hong Kong.