AGI - "Nessuno si arrenderà a Severodonetsk", ma le autorità ucraine hanno ventilato la possibilità di "ritirarsi in posizioni fortificate", anche se assicurano che non si tratterà di una resa e che comunque questo non implica che la strategica città nel Donbass sarà "conquistata" dai russi.
"Le forze armate non consegneranno Severodonetsk, ma possono spostarsi in posizioni più fortificate", ha affermato il capo dell'amministrazione militare di Lugansk, Serhii Haidai, attraverso il suo account Telegram.
Lo stesso Haidai aveva precedentemente assicurato che le sue truppe erano riuscite a contenere i russi in alcuni punti a Severodonetsk, l'enclave strategica nell'Ucraina orientale che potrebbe dare a Mosca l'accesso al controllo dell'intera area orientale del Paese.
Il governo ucraino ha riconosciuto nelle ultime ore che i combattimenti nella città si svolgono strada per strada e ha ammesso l'avanzata delle truppe russe e la loro superiorità.
Nel frattempo, il Cremlino ha riferito che le truppe ucraine sono state gravemente decimate e stanno resistendo solo trincerate nelle aree industriali della città.
Per l'intelligence militare britannica, "la Russia continua a tentare assalti contro la sacca di Severdonetsk da tre direzioni, ma la difesa ucraina regge. Ed è improbabile che una delle due parti abbia guadagnato terreno significativo nelle ultime 24 ore".
Intanto, secondo l'agenzia russa Tass, più di 1.000 prigionieri ucraini detenuti dall'esercito russo dopo la resa all'acciaieria Azovstal a Mariupol, sono stati trasferiti in Russia per indagini.
Secondo l'agenzia, "le forze dell'ordine stanno lavorando a stretto contatto" con i detenuti. La fonte ha aggiunto che le autorità hanno in programma di aumentare il numero di prigionieri trasferiti in Russia "al termine degli interrogatori"; e ha sottolineato che a Mosca ci sono già più di 100 detenuti, "tra i quali mercenari stranieri che si sono arresi a Mariupol".
Secondo quanto riferito dal comando militare russo il 20 maggio scorso, dalle strutture delle acciaierie in cui si erano trincerati per più di due mesi uscirono più di 2.400 soldati ucraini, molti dei quali membri del battaglione nazionalista Azov.